“Questo libro parla soprattutto dell’esperienza umana” avverte Max Hasting, acutissimo autore di Inferno. Il mondo in guerra, ponderoso e interessantissimo volume di 900 pagine sulla seconda guerra mondiale (Neri Pozza, 2012).
Debitore innanzitutto degli studi di Gerhard Weinberg e di Peter Calvocoressi, dunque ben dentro una tradizione di conoscenze consolidate, Hastings, che è al nono volume sull’argomento, pur non tralasciando alcuni dei macroeventi decisivi e seguendo una regolare ma obliqua cronologia dei fatti, a partire dall’invasione e dal massacro polacchi, guarda soprattutto ai destini individuali di milioni di uomini e donne che vissero in ogni parte del mondo in quei terribili sei anni. Memore del fatto che, come già accaduto nella prima guerra, ma ora con più intensità e violenza, non bastava non essere soldati per sottrarsi al conflitto. E nemmeno appartenere ad altre specie animali poteva risultare come una garanzia di restare illesi. Basti pensare al convoglio gigantesco di gatti che fu inviato a Leningrado per far fuori i ratti che si accanivano sui cadaveri disseminati per la città.
Diversi sono i capitoli che Hastings dedica ai russi, sebbene non sia il primo a tenere alta la guardia di una consapevolezza storica che al liberismo degli ultimi trent’anni ha fatto comodo non riconoscere. Ossia che senza la Russia stalinista, Adolf Hitler la guerra avrebbe potuto non perderla. Un orrore come pochi altri l’Urss, chi ne dubita – e la spietatezza necessaria a sconfiggere i tedeschi fu pagata a un prezzo altissimo per gli stessi russi, guidati dalla gelida regia di Stalin e dei suoi comandanti – ma tant’è: al solito la verità non è un comodo divano sul quale sdraiarsi e fare bei sogni.
Se è degna di nota nel libro anche la dislocazione verso storie e luoghi meno battuti del conflitto, per esempio India e Cina, il merito maggiore di Hastings è la capacità di guardare nella vita, nelle biografie più minute e sconosciute ricorrendo a lettere, diari e ricordi di varia provenienza. Lo storico e giornalista inglese vanta anche un’ottima attitudine narrativa, in grado di restituire con tono misurato le reazioni di tanti che alla guerra guardavano nei modi più disparati. Spesso con una consapevolezza non adeguata alla tragedia; – verrà dopo, per i superstiti, e sarà assai amara. Singolare convergenza però – e destino – fra la sorte di milioni di persone abbrutite dalla propaganda e quella dei luoghi di comando. Hitler stesso si preoccupava che ognuno – ogni corpo d’armata, ogni polizia, ogni funzionario – sapesse solo il suo. E in effetti, sembra di assistere a una moltiplicazione di monadi, tutte dentro lo stesso apocalittico scenario (il peggiore e più folle della storia umana) ma tutte a morire e a dar la morte per conto proprio, come i bombardieri che si sentivano “cavalieri del cielo” – trovandolo molto romantico. Gran libro.
Sir Max Hastings scrive per il Daily Mail e il Financial Times. Ha ricevuto numerosi premi per i suoi libri e le sue inchieste – Reporter of the Year nel 1982 e Editor Of The Year nel 1988. Nel 2008 ha ottenuto la Medaglia Westminster per il suo contributo alla letteratura militare, e nel 2009 l’Edgar Wallace Trophy del Press Club di Londra.
Autore Max Hastings
Titolo Inferno. Il mondo in guerra (1939-1945)
Editore Neri Pozza
Anno 2012
Traduzione: Roberto Serrai
Pagine: 896
Prezzo: 19,50 euro