Nell’esauriente Presigla di È la TV, Bellezza! Se la conosci, puoi difenderti di Mariano Sabatini (Lupetti 2012), raccolta di critiche televisive apparse sul portale giornalistico Tiscali Notizie, Elda Lanza scrive che “la televisione nasce con il proposito di fare da collante, con un linguaggio comprensibile a tutti, non soltanto tra gente diversa, di diversa cultura ed estrazione, in punti diversi della penisola”.
Una Tv che si prefiggeva di essere sinonimo di cultura popolare e di comunicazione di massa. Questo progetto però con il passare degli anni si rivelò in gran parte un fallimento. Se è vero che Criticare Necesse est come ci ricorda il titolo della Presigla della prima presentatrice della televisione italiana, giornalista, scrittrice ed esperta di comunicazione, Mariano Sabatini in questo volume, parafrasando la mitica frase pronunciata da Humprey Bogart nella pellicola del 1952 diretta da Richard Brooks L’ultima minaccia (“è la stampa bellezza! La stampa! E tu non ci puoi far niente! Niente!”), indaga e approfondisce tutti quei mutamenti dell’attuale programmazione e conduzione televisiva che riflettono la società italiana.
Elda Lanza ci ricorda che nel nostro Paese la nascita della televisione si può far risalire al settembre del 1952 con i primi programmi sperimentali mentre nel 1954 sono iniziate le trasmissioni televisive ufficiali, una per tutte Lascia o raddoppia con Mike Bongiorno. La televisione “dava spunti e lavoro ai giornali, i giornali restituivano pubblico informato e in ansia di novità”. Era nata così una nuova disciplina: la critica televisiva, che ha annoverato scrittori del calibro di Alberto Moravia, Pier Paolo Pasolini, Umberto Eco, rimarchevoli personalità della cultura contemporanea, i quali per primi avevano compreso che la televisione sarebbe diventata un fenomeno storico, un formidabile strumento di comunicazione grazie al quale poter sviscerare, interpretare e raccontare la società in tutte le infinite sfaccettature.
In seguito era stata la volta di Beniamino Placido e Aldo Grasso di fotografare l’Italia che stava cambiando e lo schermo insieme con essa. Scorrendo l’indice dei nomi, il lettore si accorge che l’autore non ha dimenticato nessuno, impossibile citarli tutti: da Edmondo Bernacca a Renzo Arbore, passando per Pippo Baudo, citando il dotto Prof. Gianluigi Beccaria, ricordando un personaggio televisivo subito dimenticato come Gianfranco Funari “conosceva il mezzo come nessuno, seppure in studio amasse scompigliare, decostruire”, per arrivare a Victoria Cabello, Fiorello, Carlo Freccero, un guru incompreso e a un “eroe” dei nostri tempi come Fabrizio Corona… “L’arma del critico televisivo è la sua competenza, la ragionevole distanza, l’ironia”. Armi che Mariano Sabatini critico e autore televisivo, giornalista, scrittore e opinionista usa con competenza e abilità. “Per la serie, è un duro lavoro: qualcuno deve pur farlo”.
L’autore ci spiega nel mare magnum del tubo catodico, nel quale spesso rischiamo di perderci, i volti che oggi catturano maggiormente l’attenzione del pubblico, i nuovi poli televisivi e si sofferma sulla novità mediatica legata al fenomeno della larga diffusione della Tv satellitare. Sabatini inoltre passa in rassegna le nuove tipologie di format e gli approfondimenti politici che oggi colpiscono maggiormente il telespettatore. Mai come ora e soprattutto in queste cruciali settimane prima delle elezioni politiche leggendo il volume di Sabatini ci rendiamo conto quale sia la forza dirompente e la potenza della funzione della Tv nel contesto sociale, culturale e politico italiano. Ha ragione quindi Sabatini nell’affermare che se conosci il mezzo televisivo, puoi difenderti! “Continuo ad amare la televisione: strumento affidato sovente alle cure sbagliate, che ne mortificano le potenzialità e ne sviliscono la natura. La critica televisiva può servire a questo, ad affinare il gusto e a esaltare il lavoro di alcuni televisivi virtuosi”.
“Un buon critico televisivo deve avere soprattutto cultura, generale e specifica”. Si trova d’accordo con il pensiero di Elda Lanza?
Come non potrei? Beniamino Placido è stato uno degli uomini più raffinati e dotti degli ultimi cento anni, ai tempi della sua rubrica su Repubblica correvo in edicola per bermela. Nessuno ha saputo decrittare la tv con la sua ironia, venata di riferimenti alti e permeata da una leggerezza che aveva del sublime. Aldo Grasso è addirittura un docente universitario. Nel mio piccolissimo, spero di non sfigurare. Al di là dei personalismi, come per tutte le opere dell’ingegno, anche il piccolo schermo necessita di conoscenze, non solo specifiche, per essere decodificato. Saper scrivere aiuta, guardare oltre anche.
“Sono stato cooptato dalla tv per volontà di Luciano Rispoli nel 1993, quando intravide in me doti da autore”. Ci ricorda in poche parole quel periodo?
L’ho raccontato in un altro mio libro, Ci metto la firma!, avevo poco più che vent’anni, senza santi in paradiso. Seguivo Rispoli fin dagli anni Ottanta, quando su Rai1 proponeva con successo Parola mia. Non pensavo di fare l’autore tv ma sognavo il giornalismo. Quando riuscii a ottenere una collaborazione al Tempo di Roma chiamai subito l’anchorman per intervistarlo, con grande sorpresa appresi che mi conosceva… gli avevano parlato di me Maurizio Costanzo, Claudio Sabelli Fioretti, Gigi Marzullo che io subissavo di lettere perché dessero spazio a Rispoli. Nacque un rapporto d’amicizia e così mi chiamò a TMC per sostituire un autore del Tappeto Volante passato alla Rai.
“Ma è la Rai o Mediaset? Il dubbio amletico arrovella il telespettatore”. Come può difendersi il povero utente e come abbiamo fatto ad arrivare a questo punto?
Lo dobbiamo a vent’anni di berlusconismo, con l’arrivo del Biscione sulla scena politica tutto è cambiato. Se prima c’era la lottizzazione, poi c’è stata l’occupazione totale. È nato il moloch Raiset, ossia Rai e Mediaset senza soluzione di continuità. Ora è davvero difficile distinguere la programmazione commerciale da quella del servizio pubblico.
Quali sono i programmi da evitare e quelli invece da seguire con attenzione?
È sempre sgradevole questo giochino. Ognuno guardi ciò che vuole, poi però non se ne lamenti e si assuma le responsabilità del caso. Personalmente non amo l’abuso di cronaca nera, la sovrabbondanza di show che chiamano i bambini a ruoli di protagonisti forzati, la politica spettacolo. Se c’è tanta offerta di questo tipo lo si deve al colpevole gradimento di un certo pubblico.
“Ma vaffan… bicchiere!”. Nel settembre 2010 emblematico è stato il caso Santoro scoppiato durante la trasmissione di apertura del programma Annozero che andava in onda il giovedì in prima serata su Rai2. Un altro caso di censura preventiva da parte della dirigenza Rai nei confronti dell’“inventore della piazza televisiva”?
Certo. Per quanto Santoro sia stato incentivato, trattasi di un professionista di indiscutibile appeal che sarebbe dovuto rimanere in Rai. Simpatico come un foruncolo ma bravo come nessuno a calamitare le masse attorno ai temi della politica e del sociale.
Non possiamo non domandarle un veloce commento sul nuovo teletribuno Beppe Grillo e la marcia del Movimento 5 stelle.
Non è vero che può fare a meno della tv. Con la strategia dell’assenza ha la possibilità di fare comizi, ripresi dalle telecamere che lo inseguono ovunque, senza ombra di contraddittorio. Comodo.
“L’80% degli italiani si informa prevalentemente attraverso la televisione”. È la riflessione di Ilvo Diamanti sul quotidiano La Repubblica (1)dopo la performance di Silvio Berlusconi a Servizio Pubblico di Santoro. Concorda con la convinzione del politologo, secondo la quale vent’anni dopo la discesa in campo di Berlusconi “ci troviamo ancora in piena video – politica”?
Nel libro scrivo che questa serve più ai politici che alla politica. Ho l’impressione, e in questo concordo con Diamanti, che ormai la politica esista solo in virtù dei tanti, troppi talk show d’approfondimento che approfondiscono ben poco. Alimentano invece il rumore che ci dà l’illusione dell’informazione.
Si avvicina la 63esima edizione del Festival di Sanremo (12 – 16 febbraio) la terza condotta da Fabio Fazio. Come sarà secondo Lei l’intramontabile rassegna canora con la mina vagante Luciana Littizetto?
Migliore di tante altre precedenti realizzate da altri presentatori, ma non delle precedenti performance di Fazio. Littizzetto non sarà troppo libera di esprimersi e mi chiedo perché abbia accettato una gabbia tanto stretta, se non per il vile denaro.
(1) La video – politica di Silvio Munchausen di Ilvo Diamanti La Repubblica 14/01/2013
Mariano Sabatini(Roma, 1971), giornalista, dagli anni Novanta ha scritto su quotidiani, periodici e per il web. Dal 2004 ha curato la critica televisiva del quotidiano Metro, primo free press italiano, e poi del portale Tiscali Notizie. È stato autore di programmi di grande successo per la Rai, TMC e altri network nazionali: Tappeto volante, Parolaia, Uno Mattina e molti altri. Oggi continua a frequentare gli studi televisivi come opinionista. Dal 1996 ha condotto rubriche su Radio Rai, Play Radio, Radio Capital e altre emittenti. Da diversi anni dispensa Consigli per le letture dalle frequenze di IdeaRadio. I suoi libri sono La sostenibile leggerezza del cinema (Esi, 2001), Trucchi d’autore (Nutrimenti, 2005), Altri trucchi d’autore (Nutrimenti, 2007), Ci metto la firma! (Aliberti, 2009), L’Italia s’è mesta (Perrone, 2010).
Autore: Mariano Sabatini
Titolo: È la TV, Bellezza! Se la conosci, puoi difenderti.
Editore: Lupetti
Anno di pubblicazione: 2012
Prezzo: 16,00 Euro
Pagine: 264