Esercizi sulla madre è l’ultimo romanzo di Luigi Romolo Carrino, pubblicato da Perdisa Pop. Un’opera che racconta il turbamento e il incubi di Giuseppe, in cura presso un ospedale psichiatrico, impegnato a ricordare il 27 febbraio del 1976, la data in cui sua madre lo abbandonò. Il romanzo diventa così un inquietante teatro che ospita sul proprio palcoscenico dieci esercizi, tanti quanto sono le madri-mostro che appaiono nella mente del protagonista, ma anche dieci come le ore attese invano sui gradini davanti casa e dieci come le tavole di Rorschach.
Carrino costruisce un marchingegno complicato, quasi un (in)cubo di Rubik che il lettore ha il compito di risolvere. La struttura di Esercizi sulla madre è infatti plasmata su diversi piani che si incontrano e scontrano tra loro: ci sono un presente e un passato che dialogano e si completano a vicenda, un vero e un falso che sgomitano per troneggiare sulla scena dei ricordi, un sano e un malato impegnati in una torbida convivenza. Il lettore è costretto a muoversi come un elefante dentro una cristalliera, attento a capire ciò che legge e anche ciò che non legge. Il romanzo di Carrino obbliga quindi a una cernita, sfida lo spettatore e prova a divertirsi con lui somministrandogli immagini, incubi, colori e scene che si ripetono per costringerlo a entrare, partecipando così all’esercizio del protagonista.
Esercizi sulla madre è un’opera angosciante e inquietante, un’opera che turba. Non un libro che si legge distrattamente, né un libro di facile comprensione. Proprio la leggibilità costituisce il suo potenziale punto di debolezza ma l’autore, nella nota finale al lettore, difende le proprie scelte e mette in qualche modo le mani avanti: “Credo tu abbia il diritto di costruirti la tua storia, partendo da quello che ho scritto io . Se un romanzo non lascia un dubbio, un tarlo, se esibisce tutto, una volta letto lo si scorda facilmente: per quello che piace leggere a me, un libro così non lo leggerei. Spero che per te sia lo stesso.”
Leggendo questo romanzo si ha la sensazione di poter arrivare a coglierne il senso solo entro un limite preciso. Pur attingendo da un corpus di temi, immagini e sensazioni abbastanza diffusi (l’infanzia è, in ogni sua forma, una delle assolute dominatrici nelle produzioni letterarie e non), Esercizi sulla madre appare maggiormente godibile per un pubblico di “addetti ai lavori”, psicologi o psichiatri, verosimilmente più sciolti e in qualche modo avvantaggiati nell’accostarsi al materiale narrativo composto da Carrino. Sempre l’autore dimostra di intuire e cogliere un possibile uditorio di “esclusi” e cerca di rimediare nella nota con un cenno alle Macchie di Rorschach, sulle quali di fatto l’intero romanzo è basato. Forse un’appendice con le immagini delle dieci tavole avrebbe potuto aiutare quanto meno una parte dei lettori a capire quali forme e quali colori danno avvio all’esercizio di Giuseppe e alla sfilata delle dieci madri-mostro. Nonostante ciò, il romanzo di Carrino esiste e può esistere solo nella forma con cui si presenta e che obbliga chi legge ad avvicinarsi per scrutare e cercare di capire. Un libro che chiede molto, a scatola chiusa, e che sembra promettere altrettanto solo a chi può cogliere e apprezzare da subito ciò che questa storia offre. Chi deciderà di stare al gioco, però, si ritroverà a superare un vero e proprio punto di non ritorno, dopo il quale la lettura diventerà volente o nolente magnetica, con l’universo mentale costruito dall’autore che si presenterà in tutta la sua potenza.
Autore: Luigi Romolo Carrino
Titolo: Esercizi sulla madre
Editore: Perdisa Pop
Pagine: 168
Prezzo: 15 euro
“Esercizi sulla madre appare maggiormente godibile per un pubblico di “addetti ai lavori”, psicologi o psichiatri…”.
Non sono affatto d’accordo con quest’affermazione. Non sono uno psicologo né un addetto ai lavori ma ho goduto della storia ugualmente e ne ho penetrato i vari livelli di lettura. Se ahimè anche voi de “Il Recensore.com” siete tra quelli che pensano che il lettore vada vezzeggiato piuttosto che preceduto, contribuirete a diffondere la cultura del mercato al posto di quella del valore. Sembra che oggi non si faccia altro che considerare il lettore come un menomato bisognoso di protesi della comprensione. Un poveretto che non riesce ad andare più in là delle frasette stereotipate dei best seller.
Gentile Alberto,
ho giudicato l’opera di Carrino “maggiormente godibile” dagli addetti ai lavori intendendo non che la lettura fosse preclusa ai non-psicologi, bensì reputando che chi – per lavoro o passione o interessi personali – dispone di alcune conoscenze specifiche (non tutti hanno infatti a mente una per una le tavole di Rorschach)è in grado di cogliere prima degli altri alcune sfumature del romanzo. Con questo – che rimane un giudizio personale di chi scrive – non si vuole di certo premiare la sola narrativa semplice e “per tutti”, né spingere i lettori verso la sola produzione di mercato, dal momento che ogni lettore sceglie cosa leggere in base ai propri interessi. La recensione, dunque, consiglia spassionatamente “Esercizi sulla madre” agli addetti ai lavori perché essi potranno trovarvi una storia fatta con degli ingredienti a loro familiari, ma allo stesso tempo sprona chiunque altro a cimentarsi con questa lettura qualora volesse avvicinarsi a una storia particolare, che non si legge tutti i giorni.