Forse è vero che di madre non ve n’è una sola ma andateglielo a dire a Rose, la bimba – poi non più tale – protagonista di Chi ti credi di essere, vecchia raccolta di racconti di Alice Munro (ben tradotta da Susanna Basso per Einaudi).
Vero che Rose è abituata alla matrigna Flo; la sua madre biologica è morta quando lei era in culla. Ne sa niente, se non un bizzarro racconto – almeno nella perfida versione che ne fa Flo – su quella specie di “uovo sodo” che la donna poche ore prima di tirare le cuoia aveva detto di sentirsi nel petto. Significava, ma nemmeno lei poteva saperlo, che “aveva un grumo di sangue in un polmone”. E se per Rose fare i conti con la matrigna appare quasi come il compito sovrano della sua vita – tanto che molto di ciò che le accadrà in seguito appare legato a quella cattiva influenza – non può fare a meno di immaginare i sedici mesi di vita insieme del padre e della madre naturale come “un tempo armonioso”. Fino a quando il padre non la picchia così duramente da renderle impossibile non pensare che invece egli sia il degno compagno di Flo, una che crede che Spinoza sia un ortaggio.
La bravura della Munro, qui alla terza raccolta, è evidente dalle prime pagine; caso mai all’epoca (1978) le manca a tratti la maturità di non esibirla e perciò di tenere a bada qualche “bella frase” ridondante. Ma è tagliente la visione di questi poveri costretti a rafforzare le proprie difese anche all’interno di un consesso domestico miserabile e soffocante, nel quale si è costretti a partecipare persino di abluzioni e bisogni organici degli altri. In un clima generale di rigida asperità protestante, e di desolazione anche paesaggistica di un Canada periferico.
Poi Rose cresce; la seguiamo dall’infanzia alla maturità. Fino a Toronto e all’università. Si fa un marito, amanti (invero piuttosto immaginari), ha a sua volta una figlia, tenta di percorrere una difficilissima strada di indipendenza, intellettuale anche, sempre con una doppia ombra che l’accompagna però: la scarsezza di mezzi e le crepe di un carattere mai solido come avrebbe davvero voluto. Il conflitto con il mondo e anche con se stessa dura fino al ritorno alle origini, laddove è forse possibile ipotizzare una ricostruzione di senso di tutto ciò che è stato.
Come hanno sottolineato tutti i commentatori, il volume non è un romanzo ma in un certo senso lo è, perché i dieci racconti che lo compongono – anche se slegati fra loro – convergono sullo stesso personaggio. Un modo per costruire una vita possibile che non è men vero ed efficace di un classico romanzo di formazione. Erano già gli anni Settanta del secolo scorso quando la raccolta venne pubblicata: si sapeva da quasi un secolo che non esiste una trama lineare e un approdo davvero definitivo in una vita umana. Anche se molti giocolieri di storie inutili oggi fanno finta di dimenticarlo.
Alice Munro è la più importante autrice canadese contemporanea. Ha pubblicato numerose raccolte di racconti e un romanzo. Dell’autrice Einaudi ha pubblicato Il sogno di mia madre (2001), Nemico, amico, amante… (2003), In fuga (2004), Il percorso dell’amore (2005), La vista da Castle Rock (2007 e 2009), Segreti svelati (2008), Le lune di Giove (2008), Troppa felicità (2011) eChi ti credi di essere? (2012).
Autore: Alice Munro
Titolo: Chi ti credi di essere?
Editore: Einaudi
Traduzione di Susanna Basso,
Pagine: 216
Prezzo: 19,50 euro