“Vox Populi” è la nuova collana antologica della casa editrice romana indipendente Edizioni della Sera. La società italiana cambia e si evolve, quindi Vox Populi vuole sentire il polso del Paese attraverso un progetto antologico di racconti su tematiche di attualità e d’interesse comune. “È nostro desiderio indagare sul sociale attraverso la voce della società, del popolo, senza schemi saggistici e senza retorica” ci ha spiegato la curatrice Giusy Di Marsilio.
Un tentativo coraggioso di dare spazio alla gente, agli scrittori che vogliono far sentire la loro voce sui grandi temi che stanno modificando l’Italia in un periodo storico particolare nel quale i giovani sfilano per le strade delle città al grido di “riprendiamoci il futuro!”. Il primo volume della collana avrà l’efficace titolo di “Italia precaria“, argomento attuale e trasversale. “Superare il precariato” è stato il monito di Papa Benedetto XVI quando nel settembre del 2011 ha denunciato l’incertezza del futuro dei giovani durante la Messa conclusiva del congresso eucaristico nell’area della Fincantieri ad Ancona: “la difficoltà di trovare un lavoro stabile stende un velo d’incertezza sull’avvenire, contribuisce a rimandare l’assunzione di decisioni definitive e incide in modo negativo sulla crescita della società”.
In questi anni di profonda crisi non solo economica ma anche morale, le nuove generazioni hanno riscoperto la voglia di immaginare un futuro migliore, una generazione composta di ragazzi consapevoli, desiderosi di crescere e di inventarsi la vita, di difendere la cosa pubblica e la cultura. Iniziative meritorie come Vox Populi sono rivolte soprattutto a loro. “I racconti dovranno rappresentare lo stato d’animo e/o il cambiamento del Paese, la testimonianza quotidiana di chi, la precarietà, la vive e la affronta: da una realtà che molto spesso può sembrare senza vie d’uscita alla visione comico-ironico-umoristica per trovare il lato positivo o un equilibrio precario”.
Com’è nato e si è sviluppato il vostro progetto editoriale?
“Il progetto è nato molto lentamente, durante le pause caffè in redazione, tra una chiacchiera e l’altra. C’era l’idea di creare una nuova collana che potesse avere un forte impatto sociale ma era ancora una cosa embrionale. Avevamo bocciato a priori lo stile saggistico, in cui tutto si riduceva a numeri e statistiche. Crediamo che le persone siano stanche di sentirsi strumentalizzate, di essere una massa informe osservata e giudicata asetticamente, da chi tende a guardarle dall’altro in basso. Per questo “Vox Populi” vuole che siano le persone a raccontarsi, a slegarsi dalla logica dei numeri, per sentirsi davvero unite in una sola voce che le rappresenti totalmente. Forse solo così sarà possibile analizzare e capire cosa sta davvero succedendo nel nostro Paese e che quelli che vengono chiamati fenomeni sociali (dal greco fainòmenon, mostrarsi, apparire, che per Kant era mera apparenza differente dalla vera realtà) sono reali e hanno una forte incidenza nella nostra vita quotidiana.”
Vox Populi. Vox Dei. Per quale motivo avete scelto questa famosa locuzione latina?
“Il nome è nato, diversamente dall’idea di collana, immediatamente, come se non vi fossero altre scelte. Indagando sulla sua origine si potrà notare come in realtà la locuzione abbia avuto significati alterni, in base al cambiamento del significato di populi (l’idea di Popolo, di Patria e di Stato sono, ricordiamolo, idee recenti). Tuttora c’è chi la utilizza in modo positivo, dando al popolo facoltà decisionali di un ipse dixit, altri che, invece, da elitari la utilizzano in senso negativo, dando alla parola populi il significato di volgo, brutale nell’imporsi e incapace di fare scelte sagge. Per noi di Edizioni della Sera la vox populi è un grido, è un io ci sono, noi ci siamo di un Paese ma è anche uno specchio, in cui riflettersi; Vox populi è un contenitore che amplifica l’eco di queste voci.”
Il primo volume della collana avrà come tema la precarietà. Desidera approfondire il concetto?
“Certo. Amo partire all’etimologia delle parole, credo che racchiudano nel loro stesso significato molti perché. Precario deriva dal latino prex, precis, ossia preghiera, supplica. E già questa, direi, al di là dei credi religiosi, non è una bella cosa. Nell’immaginario collettivo, infatti, la persona che prega è una persona in ginocchio, disperata, bisognosa. Una persona che sarebbe disposta a vendere la propria dignità per vedere esaudita la propria preghiera. La precarietà di solito si associa al lavoro ma oggi credo che sia solo una faccia della medaglia. I rapporti sociali in primis sono totalmente cambiati. Si hanno molte difficoltà nel prendere decisioni a lungo termine, fare progetti, mettere radici. Siamo diventati dei nomadi emotivi. Viviamo alla giornata ma sappiamo che non dovrebbe essere così, non è nella nostra natura. Legato al concetto di lavoro credo che il precariato sia fortemente anticostituzionale. L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro recita il primo articolo della nostra Costituzione. Se queste fondamenta vengono minate da una situazione di precariato, se, insomma, il nostro palazzo perde la sua stabilità, che fine farà questa Repubblica democratica? Trovo che l’art.1 della nostra Costituzione, nell’era del precariato, sia beffardo e tristemente ironico, come Il lavoro rende liberi sui cancelli di Auschwitz.”
Ci descrive il concorso letterario allegato a Vox Populi e le norme di partecipazione?
“Il bando indetto da Edizioni della Sera riguarda il primo volume della collana Vox Populi dal titolo Italia precaria. Cerchiamo testimonianze e racconti di chi vive il precariato sulla propria pelle, senza usare retorica o chiavi di lettura analitico-saggistiche, voci di protesta sì ma anche cronache che descrivano la realtà e la quotidianità in tutte le sue forme, anche quando le situazioni si fanno ridicole e paradossali. I racconti dovranno avere una lunghezza massima (8.000 battute) e osservare dei criteri redazionali contenuti nel bando, che scadrà il 15 febbraio 2013.”
Per il bando: http://www.edizionidellasera.com/2012/11/27/vox-populi-concorso-letterario/
Per ulteriori info e l’invio dei manoscritti: voxpopuli@edizionidellasera.com
Vi è un limite di età per partecipare al concorso e dove si possono trovare informazioni al riguardo? Assolutamente no, anzi. Spesso si crede che il precariato sia un fenomeno appartenente solo a una fascia d’età giovane. Niente di più sbagliato. Ci sono molti over 30/40/50 che in questo periodo di crisi economica hanno perso un lavoro stabile e sicuro, ritrovandosi di colpo in ginocchio, precari. Queste sono le persone che a mio parere vivono in modo molto più drammatico e forte questo senso di instabilità; sono persone che sono state letteralmente sradicate, per cui è molto più difficile trovare ma soprattutto cercare lavoro. Il fallimento e l’umiliazione possono oscurare la voglia di reinventarsi, di voltare pagina. Non possono perder tempo in equilibrismi. Anche di queste voci Vox Populi ha bisogno, perché sono realtà che esistono e in quanto tali devono essere raccontate.
Giusy Di Marsilio si vanta di essere nata lo stesso giorno di Baudelaire ventisei anni fa, in un paese della provincia casertana che è un tutt’uno con l’hinterland napoletano. Ha fatto cose banali come laurearsi, far parte di associazioni, emigrare nella capitale. Ama leggere in tram, il verde in tutte le sue sfumature, immaginare cosa fa la gente nelle case illuminate e dormire con i suoi fratelli. Con Edizioni della Sera ha lavorato a: Drona, Nero Criminale, Roma per sempre, Giornalismo digitale, I ricordi non si lavano, Storia del derby Torino-Juventus.