“Il club dei ricordi perduti” di Ann Hood (Tre60, 2012) è un libro dolce, doloroso, che racconta una madre mentre affronta la perdita peggiore – la morte della figlia – e la sua sofferta rinascita, grazie a un gruppo di amiche e (anche) al lavoro a maglia. Storia tanto più autentica perché autobiografica, e vissuta in prima persona dall’autrice che nel 2002 ha perso la figlia Grace di cinque anni per una grave malattia.
“Avevo già scritto molti romanzi, ma quando nel 2002 morì mia figlia, non riuscivo più né a scrivere né a leggere, come se il linguaggio mi avesse abbandonata” racconta Ann Hood. “Nel momento peggiore della mia vita, perdere anche questo conforto è stato tremendo. Così le mie amiche mi hanno spinta a iscrivermi a un corso della maglia, cosa che prima avrei sicuramente rifiutato!“
Di seguito l’intervista all’autrice.
E cosa è successo?
“Mi sono innamorata della lana, dei filati tra le mani: mi hanno tranquillizzato il cervello. E, dopo un anno e mezzo di maglia, mi è venuta l’idea del libro. Volevo essere d’aiuto ad altre persone nella mia situazione: per questo, ho circondato la protagonista Mary, mio alter ego, di tanti altri personaggi con problemi diversi, ma che allo stesso modo avevano trovato conforto nel lavoro a maglia.”
Perché è così terapeutico?
“Comporta gesti ripetitivi e in questo è simile al giardinaggio, quasi una forma di meditazione. Un’attività in cui il cervello è sia tranquillo sia all’erta, che comporta la sospensione del pensiero e allo stesso tempo la concentrazione su una singola cosa. Pensare senza pensare.”
Mary continua a ricordare ciò che faceva con la figlia Stella: come se senza di lei non riuscisse più a definire se stessa.
“Serve tempo. E bisogna tenere vivi i ricordi, per quanto dolorosi: lo stesso ricordo che all’inizio fa piangere, dopo due anni inizia a far sorridere. Un genitore resterà sempre tale, non può dimenticare un figlio. Ma può ricordarlo senza disperarsi. Imparando che dolore e gioia possono convivere e senza sentirsi in colpa quando si è felici.”
Anche il matrimonio di Mary inizia a sfaldarsi…
“Il 50% dei matrimoni negli USA finiscono quando muore un figlio. Mi interessava, nelle difficoltà del matrimonio di Mary e Dylan, evidenziare le differenze nella reazione di uomini e donne al dolore. Gli uomini diventano iperattivi, le donne si paralizzano: questo può distruggere un’unione. Ma volevo anche dimostrare che è possibile riunirsi, dopo aver superato il dolore in modi diversi.”
Perché un rapporto così difficile tra Mary e la madre?
“È il più complicato, ma anche il più realistico. Se Mary avesse avuto un buon rapporto con la madre non si sarebbe iscritta a un club di maglia. Così ho inventato questo rapporto conflittuale, ma anche di progressiva conoscenza reciproca tra madre e figlia.”
Che importanza ha questo romanzo per te?
“È il mio ritorno alla scrittura dopo due anni. Come tornare a casa, ad abitare il mio mondo da persona diversa.”
Ann Hood è nata a Rhode Island ed è cresciuta ascoltando i racconti del padre, ufficiale della Marina, sui suoi oltre vent’anni passati in giro per il mondo. Queste storie l’hanno sempre affascinata, spingendola a diventare assistente di volo. Dopo essersi trasferita a New York, ha conseguito una specializzazione in Letteratura americana e ha cominciato a collaborare con importanti quotidiani e settimanali, come The Washington Post, Glamour e The Paris Review. In Italia ha pubblicato anche “Voglio prenderti per mano” (Fabbri 2012).
Autore: Ann Hood
Titolo: Il club dei ricordi perduti
Editore: Tre60
Anno di pubblicazione 2012
Pagine: 348
Prezzo: 9,90 euro