“L’archivio proibito” (Garzanti, 2012) è l’ultimo romanzo di Brad Meltzer, scrittore americano che è stato anche estensore dei discorsi di Clinton, le cui trame sono considerate, da alcuni critici, migliori persino dei romanzi di Grisham, Turow e Connelly. Il giovane Beecher White lavora presso gli Archivi Nazionali di Washington, il deposito di tutti i più importanti documenti istituzionali degli Stati Uniti: dall’originale della Dichiarazione di Indipendenza, ai rapporti sulle occasioni per catturare Bin Laden, alla formula dell’antrace, fino ai migliori dossier segreti della CIA e dell’FBI.
Un “taccuino da dieci miliardi di documenti che contiene praticamente tutte le informazioni e il materiale prodotto dalle istituzioni“. Ma questo edificio non è solo pieno di segreti, grandi e piccoli: fra le innumerevoli stanze, contiene anche una stanza dalle caratteristiche molto particolari chiamata SCIF – Sensitive Compartmented Information Facility – dove è possibile consultare documenti segreti in completa sicurezza.
Serratura a combinazione accanto alla maniglia, pareti con blindatura metallica da più di mezzo centimetro, pavimenti con spesse lastre di metallo per impedire ascolti indesiderati, niente finestre, rivestimenti in rame per bloccare eventuali trasmissioni, sbarre sui condotti di ventilazione; il tutto arredato in modo spartano: quattro spoglie pareti beige contengono solo un ampio tavolo, con il telefono criptato, due sedie di legno e un armadietto di metallo inchiodato al muro contenente un videoregistratore collegato alla piccola videocamera che filma ogni movimento. E’ in una stanza come questa, chiamata anche Deposito o Cripta, che è stata aperta la valigetta del Watergate o sono stati letti i primi rapporti sull’11 settembre. Ed è in questa stanza, la SCIF 12E1, che il Presidente degli Stati Uniti, Orson Wallace, è solito rilassarsi con le sue “visite di lettura”. Proprio in occasione di una di queste visite, Beecher, incaricato della preparazione del materiale, si fa convincere dall’amico Orlando, un sorvegliante della sicurezza, ad entrare nella stanza insieme a Clementine, una compagna delle medie che è ricomparsa nella vita dell’archivista perché alla ricerca del nome del padre che non ha mai conosciuto.
Il caso vuole che un bicchiere di caffè si rovesci proprio sulla scrivania e che, nel tentativo di non sporcarsi, Clementine urti una delle sedie scaraventandola per terra. Dalla parte inferiore della seduta rovesciata si intravede l’ombra di un oggetto nascosto, una minuscola cartelletta, anch’essa inzuppata di caffè. Quello che hanno trovato al suo interno, un dizionario appartenente a George Washington, fa pensare a due sole possibilità: o Wallace non sa nulla di questo libro, ed è quindi possibile aprire un’inchiesta ufficiale, oppure sa di questo libro, è lui ad utilizzarlo per scopi non proprio del tutto leciti e vorrà ritornare in suo possesso. La ragione imporrebbe di dimenticare l’accaduto e di andarsene immediatamente, ma nell’imminente arrivo del presidente, i tre decidono di impadronirsi, oltre che del dizionario, anche della videocassetta, unica prova del fatto che Beecher e la ragazza sono stati nella SCIF. Le cose, però, si complicano ulteriormente quando l’archivista viene a sapere che il padre di Clementine è Nico Hadrian, l’uomo che diversi anni prima ha cercato di uccidere il presidente degli Stati Uniti ed è ora rinchiuso nel St. Elizabeth Hospital di Washington.
Per il giovane archivista, maldestro e insicuro, la cui capacità di valutazione è sensibilmente compromessa da un’innata ingenuità e dall’infatuazione per Clementine, cominciano i guai veri, guai grossi, e la Casa Bianca gli appare un luogo dove l’arte del governo è espressione anche di inflessibile crudeltà e cinismo.
Da questo momento è un susseguirsi di fughe e interrogatori, di inganni, di complotti e di segreti che si tramandano da un presidente all’altro attraverso una società i cui membri non esitano ad uccidere pur di eliminare chiunque tenti di smascherarli o di rivelare eventi del passato che hanno così tenacemente nascosto.
Il sospetto di doppio gioco compromette i rapporti con i colleghi; la paranoia guasta irrimediabilmente le amicizie; solo il fragile legame con Clementine sembra salvarsi, almeno fino a quando Beecher non scopre che la ragazza gli ha mentito e lo ha manipolato per raggiungere i propri scopi.
In questo thriller dai molti colpi di scena sapientemente inseriti, dove i libri custodiscono i segreti della storia americana, Meltzer si conferma grande esperto dei meccanismi che regolano, ad alti livelli, il potere, dei luoghi dove questo potere viene esercitato, e delle peculiarità più segrete – anche se romanzate – di uno degli uomini più potenti del mondo, il Presidente degli Stati Uniti.
Brad Meltzer (1970) è cresciuto tra Brooklyn e Miami, si è laureato all’Università del Michigan e alla Columbia Law School nel 1996. Ha scritto discorsi per il presidente Clinton ed è comparso nel film di Woody Allen Celebrity. È autore di bestseller tradotti in tutto il mondo e pubblicati in Italia da Garzanti: Il decimo giudice, Ricatto incrociato, Il primo consigliere, I milionari, A rischio zero, Il libro del fato eL’arma di Caino. Vive in Florida.
Autore: Brad Melzer
Titolo: L’archivio proibito
Editore: Garzanti
Anno di pubblicazione: 2012
Pagine: 486
Prezzo: 19,40 euro
*articolo di Lidia Gualdoni