Una tazza di caffè ha cambiato la vita di Robert Wallis, il protagonista del libro “Il profumo del caffè“ di Anthony Capella (Neri Pozza, 2012).
Sicuramente questo romanzo cambierà il modo in cui siamo soliti accostarci alla tazzina di una delle bevande più amate ed apprezzate al mondo. Sono rari i libri in grado non solo di sollecitare i nostri sensi attraverso descrizioni estremamente particolareggiate, ma addirittura di modificare le nostre percezioni olfattive e gustative!
È proprio un commento sul caffè che gli hanno appena servito al Café Royal di Londra – “Maledizione, Marsden, questo caffè sa di ruggine” – a procurare a Robert ciò di cui, a dire il vero, non sente affatto il bisogno: un lavoro. Ma l’offerta Samuel Pinker, un importante mercante di caffè londinese, è di quelle che il giovane non può rifiutare, anche a causa delle sue ristrettezze economiche: avendo fatto sua la pericolosa dottrina che si era imposta in Inghilterra alla fine del XIX secolo – un romanticismo languido che esaltava bellezza, giovinezza e ozio -, è solito trascorrere i pomeriggi scrivendo poesie e sperperando il denaro del padre in panciotti di seta, vini pregiati, splendide piume di pavone, preziosi volumetti ed altri oggetti indispensabili alla vita di un artista.
Quello che Pinker ha apprezzato nel suo commento è la capacità di trovare le mot juste, la parola giusta, per descrivere il gusto del caffè: il suo sensibile palato, anche se ancora grezzo, insieme al dono di saper usare le parole per catturare l’aroma fuggente di questa bevanda, avrebbe permesso la stesura di una specie di “vocabolario”, autorevole e preciso, in grado di descrivere e classificare le sottili varianti delle caratteristiche di ogni diversa specie e miscela.
Fin dal primo giorno del suo nuovo lavoro, Robert si sente attratto da Emily, che crede essere una semplice segretaria e che invece si rivelerà una delle tre figlie del datore di lavoro. Allevata all’insegna della modernità e convinta sostenitrice della parità dei sessi, la ragazza si dimostra all’inizio infastidita dalle avances del giovane, ma alla fine, fra i due, costretti a condividere aromi e sapori che sollecitano i sensi, nasce un sentimento più profondo.
L’amore, però, va conquistato e Pinker ha bisogno della prova che Robert possiede altre capacità: per dimostrare di meritare l’amore di Emily – e davanti alla prospettiva di risolvere ogni problema economico – accetta di essere spedito in Africa. La sua missione consiste nel creare una nuova piantagione di caffè nella regione dell’Abissinia conosciuta come Kaffa. Durante il viaggio di avvicinamento al leggendario luogo dove il caffè è nato, Robert non solo apprende i segreti del mestiere, ma incontra Fikre, la bellissima e seducente schiava di un commerciante del luogo: la passione proibita che li lega, alimentata da cerimonie e riti che sollecitano il desiderio, porterà il giovane Wallis a perdere tutto il denaro destinato alla coltivazione pur di rendere la donna libera. Una decisione, questa, che cambierà il corso della sua esistenza.
Una volta ritornato in una Londra completamente cambiata, dopo un viaggio durato due anni, Robert crede non avere più nulla a che fare con Pinker il quale, però, convinto di essere un artefice della “Storia”, ha bisogno qualcuno che prenda nota dei suoi discorsi, delle sue visionarie intuizioni sull’evoluzione della borsa e delle teorie più audaci sull’uso degli strumenti finanziari. Anche Emily, che nel frattempo ha fatto un ottimo matrimonio con “l’uomo più noioso che esista” ed è una convinta sostenitrice del movimento per i voto alle donne, dovrebbe essere un capitolo chiuso della sua vita, ma sapranno, i due, lasciarsi alle spalle un sentimento come quello che li ha uniti in passato?
Il profumo del caffè è una lettura che cattura e che sorprende fin dal primo capitolo, nel quale il narratore si rivolge direttamente a chi legge per introdurre il protagonista, un giovane al quale è impossibile non affezionarsi per la simpatia e la disarmante ingenuità: “viene verso di noi in Regent Street, con il garofano all’occhiello e un bastone da passeggio in mano”, e poco più in là: “proprio come il caffè non rivela il suo vero aroma finché non è stato raccolto, sgusciato, torrefatto e preparato, così questo individuo ha un paio di virtù in mezzo ai vizi, anche se dovrete scavare non poco per trovarle”. […] Siamo nel 1896. Si chiama Robert Wallis. Ha ventidue anni. Sono io quand’ero giovane, tanti anni fa”.
La scrittura di Capella – che della materia dimostra una conoscenza più che approfondita, si direbbe una vera e propria passione – è molto fisica, sensoriale, e si addice non solo alla descrizione delle specie di caffè, delle tecniche di degustazione, dei diversi aromi e di ogni loro sfumatura di gusto, ma anche a molti altri aspetti della vita quotidiana. Ecco, ad esempio, come veniamo guidati per la Londra di fine secolo: “Attraversiamo la città più grande e popolata del mondo nel momento di massimo splendore, in un viaggio in cui, se decidete d accompagnarmi, vi serviranno tutti i vostri sensi. Quassù, dalle parti di Primrose Hill, l’aria – annusatela! – è relativamente fresca, con solo un vago sentore di zolfo prodotto dai fuochi a carbone e dai fornelli accesi in tutte le case perfino in questo periodo dell’anno. Il vero divertimento comincia da Marylebone in poi, le carrozzelle a due ruote e le carrozze esalano un odore intenso di sudore di cavalli; le ruote sbattono sull’acciottolato, e gli escrementi morbidi e umidi si accumulano nei canaletti di scolo”.
Il traffico è paralizzato dai più diversi tipi di veicoli; i venditori ambulanti esibiscono le loro merci: torte e paste, fiori, pipe e sigari, aringhe e caldarroste, noci e rape… E poi il lezzo, niente affatto gradevole che sale come una nebbia velenosa dal fiume, dove si riversano ancora i rivoletti maleodoranti delle grandi e putride latrine, e tutti gli altri odori delle industrie che si trovano lungo il Tamigi: aroma di luppolo tostato dalle birrerie, puzzo di ossa bollite di cavallo dalle fabbriche di colla, di grasso che bolle nei saponifici, tanfo delle interiora di pesce e dello sterco rancido di cane delle concerie… La gente parla una dozzina di lingue diverse: biondissimi tedeschi, cinesi con i capelli neri legati in un codino, negri con fazzoletti dai colori sgargianti stretti intorno al capo, americani che intonano allegramente canzoni di mare… Odori, suoni, colori che esprimono tutta l’energia e l’operosità emanata da questa illustre città e che si espande su tutto il globo terrestre.
Un altro importante elemento che fa di questo romanzo una lettura appassionante e coinvolgente è certamente la varietà dei temi trattati.
E’ una storia dove il caffè è, esso stesso, protagonista e complice della nascita di una, anzi di due, storie d’amore, dove la passione, il desiderio sensuale, l’erotismo, hanno un ruolo determinante. Ma c’è anche la nascita e il diffondersi del movimento a sostegno del voto alle donne, con le suffragette, così come venivano chiamate, nel tentativo di farle apparire donnette sciocche e inutili. Spesso dimentichiamo le lotte e le perdite umane che sono state necessarie per l’affermazione di un diritto ci appare ormai acquisito, scontato.
E poi il tema legato alla conquista coloniale in Africa, i rapporti con gli indigeni, lo sfruttamento incondizionato della terra.
Infine, l’importanza degli scambi commerciali, l’affermarsi della Borsa e il ruolo degli azionisti, le speculazioni finanziarie, l’influenza della pubblicità, anche nella vendita di merce piuttosto scadente, la creazione di monopoli, la concorrenza e le alleanze che da essa nascono, capaci di conquistare il mercato: dopo più di un secolo, purtroppo, nulla sembra cambiato in tema di economia globale.
Basato su una dettagliata e precisa documentazione e sostenuto da un linguaggio che è in grado di assumere tonalità e registri differenti, Il profumo del caffè si rivela dunque, fra quelli pubblicati negli ultimi tempi, come uno dei romanzi più originali, dalla struttura narrativa ben concepita ed articolata, “educativo” e, soprattutto, dal piacere intenso come quello di una tazza di ottimo caffè.
Anthony Capella è nato in Uganda nel 1962. Ha studiato letteratura inglese al St Peter’s College di Oxford. Il profumo del caffè è il suo terzo romanzo, l’unico, finora, a essere stato tradotto in italiano. Come le altre sue opere, The Food of Love, The Wedding Officer, The Empress of Ice Cream, è stato accolto con grande successo dalla stampa e dal pubblico a livello internazionale, ricevendo diversi premi.
Autore: Anthony Capella
Titolo: Il profumo del caffè
Editore: Neri Pozza
Anno di pubblicazione: 2012
Pagine: 526
Prezzo: 18 euro
*articolo di Lidia Gualdoni