“L’amore rubato“ di Dacia Maraini (Rizzoli 2012), storia di otto donne vittime della violenza fisica e psicologica dell’uomo è uscito pochi giorni prima del conferimento alla scrittrice del Premio Fondazione Campiello alla Carriera 2012.
“La letteratura fa testimonianza, non può cambiare il mondo, però può aiutare a capire meglio dove stiamo andando e che cosa stiamo facendo e soprattutto cosa c’è dietro di noi. Se non si conosce il passato, non si può affrontare il futuro. La letteratura non è in crisi come l’economia. C’è una riscoperta dell’impegno soprattutto da parte dei giovani, un impegno nuovo, uno sguardo minuto e dettagliato sulla realtà italiana, sui problemi del nostro convivere. Questo è un buon segno perché la letteratura non è soltanto denuncia ma è anche raccontare la gioia di stare al mondo”. Sono state queste le parole di Dacia Maraini durante la cerimonia di consegna dell’importante riconoscimento assegnatole a Venezia.
Le protagoniste della raccolta di racconti L’amore rubato Marina, Venezia, Giorgia, Francesca, Ale, le sorelle Giusi e Rosaria, Angela e Anna hanno in comune il fatto di essere loro malgrado donne in guerra in un conflitto non dichiarato e per questo subdolo. È stato sottratto l’amore con la violenza, l’inganno e l’odio ma con tenacia e forza di volontà tutte lottano per difendere i propri elementari diritti di libertà e dignità. Marina “una ragazzina dagli zigomi sporgenti” e “coperta di lividi” si reca spesso al Pronto Soccorso. “Ha detto di essere caduta dalle scale”. La verità che il “dottorino” Gianni Lenti fa presto a intuire è un’altra: Marina viene regolarmente picchiata dal marito, ma la ragazza non si ribella perché aleggia attorno a Marina e a tutte le altre donne come lei “un silenzio di complicità, di paura, di difesa, di resa”. Giorgia viene violentata da “uno stupratore premuroso” un ferroviere cinquantenne dall’aspetto rassicurante. All’oltraggio subito si aggiunge l’atroce beffa di non essere creduta quando la giovane denuncia la violenza presso la polizia della stazione. “I nostri ferrovieri sono persone perbene, non farebbero mai una cosa simile”. Angela ha un fidanzato “geloso del presente e del passato”, un “lupo dagli occhi vicini, avidi e curiosi, lampeggianti e famelici”. Quello di Gesuino è un amore presto degenerato “in rivendicazione, rabbia, volontà di sopraffazione e delirio”. Come uscire da questo orrore considerato che Giusi si sente colpevole “visto che la persona che diceva di amarmi mi colpiva con tanto accanimento?”.
Prosegue da parte della scrittrice italiana l’indagine sulla condizione femminile che ha caratterizzato la maggior parte della sua vasta produzione letteraria. Dacia Maraini poetessa, saggista, sceneggiatrice e drammaturga, personalità di spicco della letteratura contemporanea, in queste otto rappresentative storie, che sono il simbolo di milioni di altre che avvengono quotidianamente in ogni angolo del globo, mette in scena lo scontro tra due culture diverse, due visioni inconciliabili della vita. Ecco, infatti, il pensiero dell’autrice espresso in un precedente volume intervista “… si può supporre che l’emancipazione femminile crei disagi e paure in alcuni uomini più deboli e attaccati al proprio ruolo. Quando colei che considerano la “propria donna” decide liberamente di andarsene, si fanno prendere dal panico e preferiscono distruggere la famiglia e magari poi uccidersi, piuttosto che accettare questa sconfitta” (1).
Un libro di straordinaria attualità considerato che in Italia dall’inizio del 2012 sono state uccise sessantatré donne (2), una ogni due giorni, assassinate per mano di un familiare stretto, padre, marito, compagno o fidanzato che sia. Uomini che si ostinano a ritenere la propria compagna o figlia un oggetto di loro esclusiva proprietà. Per fermare questo “femminicidio”, neologismo coniato dall’ONU, non bastano nuove leggi ma serve una nuova cultura, una nuova mentalità facendo in modo di non tagliare i fondi a tutti quei centri antiviolenza che vengono in soccorso delle donne in difficoltà. Dacia Maraini in quest’ultima opera dimostra il suo costante impegno a fianco delle donne e la sua straordinaria carriera ne è la diretta testimonianza in un coerente percorso letterario e di vita. “Se mi controlla, se mi segue, mi spia, vuol dire che mi vuole tutta per sé”.
Per raccontare le vicende delle protagoniste nei suoi racconti da dove ha tratto ispirazione?
“Sono storie vere prese dalla cronaca. Non ho messo né i nomi, né i luoghi. Ci ho lavorato sopra in forma narrativa ma le storie sono tutte vere.”
“Parlane a tua madre, parlane a tua sorella. Ne va della tua dignità”. Spesso si ha paura di denunciare un abuso, una violenza come se il silenzio fosse l’unica arma di difesa?
“No, non è che il silenzio è l’unica arma di difesa, è che spesso il silenzio è dovuto alla paura di ritorsioni, perché la persona abusata è fragile, si trova in una condizione di soggezione rispetto al suo carnefice. Quindi ha paura di muoversi, di parlare, di denunciare. La paura fa parte del rapporto tra carnefice e vittima. La vittima vive in qualche modo in uno stato di soggezione attraverso sia il ricatto sia il timore.”
In Italia ogni tre giorni una donna muore in una sorta di morte annunciata. Secondo Lei la legge anti stalking approvata con voto bipartisan in Parlamento nell’aprile del 2009 funziona?
“No, funziona poco perché il reato di stalking è la cosa più difficile al mondo da dimostrare. Alle volte lo stalking è fine a se stesso e finisce là; altre volte purtroppo porta al delitto. Io ho visto nella cronaca casi di donne che denunciano dieci volte il proprio convivente o marito che le maltratta e infine vengono uccise. Poi si scopre che avevano denunciato tante volte lo stalking però ripeto siccome è una cosa difficile da dimostrare spesso non si riesce a fermare questi uomini. Forse le leggi non sono molto chiare al riguardo.”
Marianna Ucrìa, Teresa la ladra, Isolina sono alcune delle figure femminili da Lei narrate per rappresentare il lungo e doloroso percorso di autonomia che la donna ha compiuto nel corso dei secoli. Pensa che questo percorso abbia reso la donna preda del risentimento maschile?
“Sono assolutamente contraria all’idea di una guerra tra sessi, parlerei invece di due culture: una che accetta il cambiamento e anche l’emancipazione femminile, quindi accetta di rinunciare a certi privilegi storici, non della natura, insisto, ma storici. C’è invece una cultura che non accetta il cambiamento, non accetta di rinunciare a determinati privilegi e diventa violenta. Non è che gli uomini siano tutti violenti o le donne tutte vittime, direi proprio di no. Donne e uomini sono per natura più o meno uguali, hanno le stesse pulsioni aggressive, però la storia ha incoraggiato più gli uomini a esprimere l’aggressività e le donne a reprimerla. Quindi sono comportamenti costruiti dalla storia.”
Il 18 agosto del 1912 nasceva a Roma Elsa Morante. Nella Sua veste di Presidentessa del Premio intitolato alla grande autrice ci rivela che cosa sta preparando?
“Sto preparando insieme a Tjuna Notarbartolo, direttrice del Premio Morante, un libro intitolato La favolosa memoria che raccoglie le pagine più importanti dei Cahiers Elsa Morante, con interventi inediti fra cui quello di Lily Tuck, scrittrice e critica americana, che racconta il rapporto della Morante con l’America e con Bill Morrow.”
Dacia Maraini è autrice di romanzi, racconti, opere teatrali, poesie e saggi editi da Rizzoli e tradotti in venti Paesi. Nel 1990 ha vinto il Premio Campiello con La lunga vita di Marianna Ucrìa e nel 1999 il Premio Strega con Buio. Tra i suoi romanzi ricordiamo Memorie di una ladra (1971), Bagheria (1993), Voci (1994), Colomba (2004), Il treno dell’ultima notte (2008), La ragazza di via Maqueda (2009), La seduzione dell’altrove (2010) e La grande festa (2011). Nel 2011 è stata tra i dieci finalisti del prestigioso Man Brooker Prize. Lo scorso 1° settembre ha ricevuto a Venezia presso il Teatro La Fenice il Premio Fondazione Il Campiello alla Carriera 2012 in occasione della cinquantesima edizione del premio letterario con la motivazione “per il contributo che ha dato alla cultura italiana e per il suo impegno civile”.
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Il volto delle donne di Stefano Giovinazzo e Alessandra Stoppini. Conversazione con Dacia Maraini (Edizioni della Sera 2010).
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Dati del maggio 2012
Autore: Dacia Maraini
Titolo: L’amore rubato
Editore: Rizzoli
Anno di pubblicazione: 2012
Prezzo: 15 euro
Pagine: 208