Nel suo “L’India nel cuore” (Baldini&Castoldi 2012), intenso diario di viaggio nel subcontinente, Vittorio Russo percorre, con altri compagni di viaggio “organizzato”, gli Stati più celebri del subcontinente indiano.
Dalla polverosa Delhi le cui strade, vicoli, piazze, bazar, sono costantemente invase dalla folla del Paese che si avvia a diventare il più popoloso del mondo, al Rajasthan, la terra dei re: palazzi rosati, antiche dimore di maharaja, deserti e villaggi di fango dove manca ancora la corrente elettrica. Fino al celebre Taj Mahal, i templi erotici di Khajuraho, i pellegrinaggi a Varanasi dove santoni e asceti si bagnano da secoli nel sacro Gange a Varanasi. Russo non tralascia gli aspetti della vita quotidiana e metropolitana, vista con l’occhio curioso e spesso stupito del viaggiatore occidentale che scopre in India qualcosa che va al di là della razionalità, che necessita di infinita pazienza, poca ripugnanza e soprattutto un diverso modo di vedere le cose e infine saperle accettare, sospendere per un attimo il giudizio per non restare sopraffatti.
Traffico impazzito dove vacche sacre, scimmie, rickshaw, auto di lusso e camion convivono in un’assurda armonia e a rischio continuo di incidenti mortali. Sapori, profumi, odori dei bazar. La colazione in hotel, fatta di cibi speziati, salse multicolori e gusti sconosciuti. Se l’India è ormai da anni tema prediletto di scrittori di viaggio e romanzieri, lo sguardo di Russo è diverso, perché l’autore riesce ad essere viaggiatore intelligente e semplice turista allo stesso tempo: meticoloso divulgatore di dettagli storici, tradizioni millenarie, miti e leggende, viaggiatore emozionato davanti all’immenso caleidoscopio di sensazioni che suscita sempre il subcontinente, in questo forse unico al mondo. Fedele narratore dello spirito dei luoghi – “in India non dai mai abbastanza se dai solo quello che hai” – ma sempre brutalmente sincero e poco politically correct.
Nel racconto di Russo la miseria è miseria, e non può essere abbellita, né si può fingere che si riesca a sopportarla. Lo sporco è sporco, il degrado è degrado, l’insistenza dei venditori indiani è fastidiosa. Russo racconta con sincerità come l’India possa diventare difficile, fastidiosa, ma sa anche raccontare il dolore con umiltà e commozione e cogliere aspetti poco raccontati, fino a contraddire Moravia e Pasolini, che visitarono insieme il Paese: per Russo ciò che colpisce dell’India non è la povertà, ma l’ignoranza e il fatalismo. “Fango, mosche, topi, grigiore, dolore, malattie, morte, tutto sgorga da quel vaso di Pandora inesauribile del male peggiore: l’ignoranza”.
Un’India molto vera, come potrebbero vederla molti viaggiatori occidentali, dal “profano” a chi l’ha già conosciuta e amata. Perché poi Russo sa anche ricordarci che questo è un Paese unico e incredibile, e che bastano per amarla certe notti color indaco, fatate e tenebrose: dicono tutto dell’India solo con la loro ombra e lo sfolgorio delle stelle. “Si dice che si può entrare in India da cento porte ma è difficile trovarne poi una sola per uscire” scrive Russo: “L’unica porta è quella che il più delle volte cambia il cuore”.
Vittorio Russo, giornalista, scrittore e viaggiatore, è autore di ricerche e studi storici sulle origini delle religioni e soprattutto del Cristianesimo. Ha pubblicato un’opera sulla figura storica di Gesù in due volumi. Di recente pubblicazione è “Fantasie e viaggi immaginari” (2009), racconti di viaggi reali narrati in chiave immaginaria, “India mistica e misteriosa” (2008), altro resoconto di viaggio tra le meraviglia e le ferite millenarie di una terra incantata, e “Sulle orme di Alessandro Magno” (2009). Sempre sull’India, ha pubblicato “A Varanasi” (2010), video libro sulla città sacra sul fiume Gange.
Autore: Vittorio Russo
Titolo: L’India nel cuore
Editore: Baldini&Castoldi
Anno di pubblicazione: 2012
Pagine: 410
Prezzo: 20 euro
Un sincero grazie a Michela Gelati per la recensione mirata e attenta de L’India nel cuore. Ha saputo cogliere le immagini e avvertire le sensazioni che volevo trasmettere al lettore. Nulla gratifica meglio chi scrive della lettura attenta e intelligente di chi legge.
Grazie Michela, con tanta simpatia per il tuo lavoro che diventa splendido se svolto con convinzione e cuore come fai tu.
Vittorio Russo