Tullio Regge e Stefano Sandrelli sono gli autori de “L’infinito cercare. Autobiografia di un curioso” (Einaudi 2012). Sono forse definitivamente tramontati i tempi in cui era radicata nell’immaginario collettivo la figura romantica dello scienziato solitario ed assai serioso, immerso interamente nei suoi pensieri, spesso un po’ folle, avulso dalla realtà quotidiana.
Tuttavia, non potrà non essere utile, soprattutto ai giovani attratti dall’attività di ricerca e di studio, la lettura di questo libro: il racconto autobiografico, ricco di spunti e divagazioni interessanti e curiose, dei primi ottanta anni della vita intensa e ricca di successi di uno scienziato moderno, Tullio Regge, tra i più illustri rappresentanti di una scuola di fisica che ha offerto un contribuito fondamentale al progresso scientifico dell’umanità.
Si narra di un bambino, di famiglia piccolo – borghese di Torino, che sin da piccolo impara ad amare la scienza, incoraggiato da un padre, “un autodidatta professionista in formazione permanente” animato da interessi vastissimi, un infaticabile robot, tanto che i suoi amici lo chiamavano “Clino machina” (Michelino macchina). Il padre lo incoraggia in mille modi ad avvicinarsi alla scienza: sull’argomento in casa circolano moltissimi libri usati, comprati al Bàlon, il mercato delle pulci; ad appena sette anni gli viene regalato un piccolo telescopio ed un cannocchiale attraverso il quale il piccolo Tullio conosce e prende confidenza con il fantastico mondo infinito dei corpi celesti. Giunto ad appena diciassette anni a frequentare il Politecnico di Torino, scopre per caso di avere un eccezionale talento per la fisica. Da allora, racconta l’autore, inizia la sua straordinaria avventura nella scienza, che lo porterà in giro nelle grandi istituzioni scentifiche mondiali, sempre animato da quell’ “infinito cercare” che lo sostiene ancora oggi in età avanzata.
Dalla narrazione di episodi minimi e rilevanti di una vita intensa e di successo, ricca di spunti e divagazioni curiose e stimolanti, condotta con un linguaggio semplice e piano, spesso ironico ma sempre lontano da ogni forma di retorica o di compiacimento, emerge il ritratto di un uomo e di una “professione” affascinante. E il lettore scopre anche la semplice “ricetta” all’origine di uno straordinario successo: una costante curiosità (che nel caso eccezionale di Regge dalla fisica sconfina nei campi più disparati: nell’arte, nella politica, nella letteratura, nella musica e nel design) e il divertimento che lo ha sempre accompagnato. Il lavoro di scienziato, infatti, lo ha appassionato, lo ha saziato nella sua voglia di sapere e di spiegare, ma soprattutto lo ha divertito. E’ quanto si legge nella parte finale del libro, quando, tracciando un bilancio della sua vita, un pò dimessamente afferma.”Credo di poter essere abbastanza soddisfatto di me. Non solo per le cose che ho scoperto ed imparato, ma per il divertimento costante che mi ha accompagnato.”
Tullio Regge è uno dei più autorevoli esponenti della scuola italiana di fisica teorica. I suoi studi sulle simmetrie, il concetto di “poli di Regge” nel settore delle particelle elementarie quello di gravità discretanel campo della relatività generale (il famoso “calcolo di Regge”), che hanno influenzato generazioni di fisici, sono tra i suoi più noti contributi. Attualmente è professore emerito del Politecnico di Torino. Ha al suo attivo una vasta opera di divulgazione. Tra le sue opere ricordiamo “Dialogo con Primo Levi ( Einaudi 1987, ripubblicato nel 2005), “Infinito”, Mondadori 1994, “L’Universo senza fine”, Mondadori, 1999, e “Lettera ai giovani sulla scienza” Rizzoli, 2004.
Autore: Tullio Regge e Stefano Sandrelli
Titolo: L’infinito cercare. Autobiografia di un curioso
Editore: Einaudi
Anno di pubblicazione: 2012
Prezzo: 14,50 euro
Pagine: 213