È puro humour nero quello dell’autrice belga Nadine Monfils, che in “Le vacanze di un serial killer“ (Giano) racconta le tragicomiche vicende della famiglia Destrooper.
Una vacanza sul mare del Nord, “dove piove tre giorni su quattro, quando va bene“: un padre, Alfonse, innamorato solo della sua auto, la moglie Josette che sogna di andare come i vip in vacanza in Costa del Sol, i pestiferi figli Steven e Lourdes e l’irresistibile, perfida nonna, che li segue in roulotte con gerani alle finestre. Una catastrofe annunciata, ma travestita da commedia tragica, la vacanza della famiglia belga. Dove non mancano, naturalmente, hotel scalcagnati, tradimenti, un serial killer in ferie e una scia di cadaveri. “Le vacanze sono un tema interessante e parlare di vacanze “pazzesche” è più interessante e divertente rispetto a vacanze quasi perfette e molto noiose” racconta Nadine Monfils al Recensore.com. “Pensare a questo libro mi ha fatto tornare in mente alcune vacanze terribili che ho fatto in passato, proprio sul Mare del Nord”.
Ha davvero un’ opinione così negativa sulla famiglia, o si tratta soprattutto di un espediente letterario?
Quella del libro è una delle possibilità della vita, che non è mai solo una strada in discesa disseminata di caramelle rosa. Il tempo e l’abitudine, come si vede dal rapporto dei due coniugi, sono i veri killer dell’amore: bisogna impegnarsi per far funzionare i rapporti nel tempo. E crescere i figli vuol dire andare verso di loro e portarli con sé: i genitori non devono stare su un piedistallo, perché spesso anche loro hanno fallito nella vita. Il modo migliore per andare d’accordo è cercare di insegnarsi cose reciprocamente. Forse per questo anche gli adolescenti più “difficili” e recalcitranti hanno iniziato a leggere con i miei libri. In fondo anche io sono stata un’adolescente terribile!
La nonna sembra il personaggio più “crudele” ma più vero e onesto con se stesso.
Sì, ed è la dimostrazione di quanto invecchiando si torni bambini: anche io mi sento come se non fossi mai uscita dalla mia infanzia. In questo senso, la nonna non ha perso i tratti istintivi e naive dei bambini, e anche la loro “cattiveria” ed egoismo. Spesso sbaglia, ma è meglio un pessimo carattere che niente carattere.
Come è nato il personaggio del serial killer Bilou?
Mi sono molto documentata per conoscere i tratti distintivi del serial killer, anche con un’amica che è specialista mondiale del “settore”. Mi ha spiegato che spesso i serial killer hanno una visione molto semplice delle cose ma al tempo stesso sono dei manipolatori. Bilou non è mai uscito dall’infanzia e la sua è stata difficile, quindi ha almeno qualche attenuante. La sua storia ci ricorda che la vita spesso è solo questione di fortuna: dove nasci, in che famiglia, in che contesto.
Lo humour nero funziona meglio del giallo “tradizionale” per raccontare la società contemporanea?
Il giallo è un ottimo mezzo per descrivere la società e ha il grande vantaggio di essere più vicino alla gente. Ma ai toni cupi dei gialli preferisco lo humour nero, che è poi tipicamente belga: manipoloil giallo per arrivare a qualcosa di diverso.
Nadine Monfils è belga e vive a Parigi. Ha scritto una quarantina di romanzi, tra cui due gialli di grande successo, Monsieur Émile e Une petite douceur meurtrière, (entrambi Gallimard). Regista, ha diretto Madame Édouard, in cui mette in scena il commissario Léon, già protagonista di una sua serie poliziesca che oggi compare in alcune antologie delle scuole superiori. Ha poi pubblicato con Belfond Babylone Dream, premio Polar 2007, Nickel Blues, premio Lycéens de Bourgogne 2008, Tequila frappée (2009) e Coco givrée, premio Ville de Limoges 2010.
Autore: Nadine Monfils
Titolo: Le vacanze di un serial killer
Editore: Giano
Anno di pubblicazione: 2012
Prezzo: 12 euro
Pagine: 224