Serena Fiandro, al suo esordio letterario con “Drona” (Edizioni della Sera, 2012), svela in questa intervista le atmosfere della città ideale, protagonista di un fantasy ben disegnato e ricco di colpi di scena. «Una lettura avvincente e ricca di svolte improvvise.» seconda la scrittrice Filomena Cecere.
“Drona – La città ideale” come nasce? Ci spiega la genesi del libro.
“Drona” nasce durante i miei studi universitari, grazie allo studio di un manuale di teurgia e alchimia molto conosciuto nel Rinascimento, il Picatrix, che racconta della favolosa città di Ermete Trismegisto. Adocentyn, allegoricamente collocata in Egitto, è stata costruita con tale virtù e tale sapienza da rendere virtuosi e sapienti anche i suoi abitanti a causa della sua stessa struttura, creata per catturare gli influssi astrali positivi e lasciare ogni forma di male al di fuori di essa.
L’antichità si è spesso interrogata su quali fossero le qualità di ordinamento politico perfetto, ma ermetismo e platonismo (in perfetta concordanza con il pensiero indoeuropeo più antico, il medesimo che ha prodotto la cultura vedica) hanno insistito sulla necessità di una struttura materiale (e non solo ideologica) adeguata ad accogliere la perfezione, essendo la qualità morale misura necessaria ma non sufficiente per la creazione di una città veramente a modello di quella celeste. Tommaso Campanella, la cui finalità era prettamente politica e non solo didascalica, tentò ripetutamente di edificare la sua Città del Sole in Italia e in Francia, a prezzo di trent’anni di prigionia.
Il romanzo ha preso forma nella mia immaginazione quando mi sono chiesta quali compromessi avrebbe dovuto adottare un re-mago che avesse avuto accesso a tutta la sapienza necessaria per edificare questa città perfetta. Cosa ne sarebbe stato dei peccati e con essi dell’umanità dei suoi abitanti?”
Il titolo di questa opera di esordio è brillante, colpisce, non lascia mezze misure. Su cosa si è basata la sua scelta?
“Questo titolo vuole richiamare l’attenzione sulla falsità della percezione degli abitanti di Drona, convinti di vivere nel migliore dei mondi possibili, mentre uno sguardo esterno non può che vedere nella città le connotazioni dell’incubo e della distopia.”
Entriamo nelle ambientazioni fantasy. Perché ha deciso di debuttare nel panorama letterario con questo genere?
Una scelta o una fortunata coincidenza durante la stesura?
“Prima ancora di immaginare la storia, nella mia mente era già formata l’ambientazione che ha da subito assunto connotati fantastici e fiabeschi. Il genere fantasy è stato imposto da subito dalla storia stessa, più che essere frutto di una pianificazione.”
A chi si rivolge “Drona“? Quali sono le similitudini, se ce ne sono, con il mondo attuale che viviamo?
“Drona” è prima di ogni altra cosa una fiaba, e come tutte le fiabe inizia e finisce nello stesso luogo che, dopo un lungo esilio, non può più essere guardato con gli occhi ingenui di chi non ha intrapreso il viaggio iniziatico. Come tutte le fiabe, la storia di un singolo personaggio è la storia di tutta l’umanità, adulti e ragazzi, e ognuno può rispecchiarsi in essa con il proprio linguaggio e la propria esperienza di vita.
Allo stesso tempo “Drona” è una storia filosofica esemplare che si interroga sulla relazione tra la libertà e la felicità e riprende la discussione sul totalitarismo in una chiave critica hobbesiana (fino a che punto lo stato ha il diritto di interferire con la libertà nel momento in cui è in gioco il bene della collettività?), ma è anche una storia che, a modello dei romanzi del Graal o degli scritti alchemici, implica molteplici livelli di significato.
Si possono ravvisare nel testo, come in tutti i testi medievali, un significato letterale, un significato morale/politico, un significato allegorico (il disastro ecologico attuale, ma anche la questione della conoscenza come fonte di libertà) e uno anagogico (il viaggio alchemico alla conquista dell’oro filosofale e della conoscenza perfetta attraverso la discesa agli inferi e la risalita), ma sono inclusi anche significati più prettamente filosofici, da quello gnoseologico a quello teologico.”
Ci delinei brevemente i personaggi che si trovano in “Drona“.
“Il personaggio principale è la città stessa, mostro tentacolare che tutto comprende e tutto ingloba, simile per natura a un mitologico Leviatano. In essa si rispecchia Daar, re mago rinascimentale disposto a qualsiasi cosa pur di non ammettere il proprio fallimento nella ricerca di un mondo di luce privo di ombra.
Odar è una figura che richiama quella di Odisseo, partito per una Queste impossibile dalla quale può ritornare solo accompagnato dalla propria ombra.
Alisia ha un ruolo simile a quello di Arianna, il logos che può condurre attraverso le tenebre del Labirinto fino a incontrare l’orrore, il Minotauro, scoprendo che esso ha un volto umano, per poi abbandonare Teseo ai demoni e all’oscurità.
Sina è l’elemento femminile acquatico, inafferrabile, l’irriducibile Altro che crea sgomento perché non può essere posseduto né addomesticato nella sua natura bestiale-divina.”
“Drona” è un pezzo unico o dobbiamo aspettarci una continuazione della storia?
“Drona” costituisce un piccolo capitolo di una saga molto ampia, alla quale sto lavorando da sette anni. Il seguito di questo romanzo è attualmente in lavorazione e vedrà protagonisti Alisia e suo figlio.”
Tre aggettivi per definire il suo romanzo.
“Onirico, oscuro, visionario.”
Serena Fiandro nasce e si forma tra Reggio Emilia e Verona, dove consegue la laurea in filosofia del rinascimento. Appassionata del medioevo più eretico e nascosto, di alchimia, medicina popolare e antiche leggende, vive attualmente a Milano, nell’irrequieta ricerca di nuove forme di espressione artistica attraverso il teatro, la musica antica, la pittura e la scrittura, per ricreare mediante l’arte simboli e strutture smarriti nello spazio e nel tempo.
Autrice: Serena Fiandro
Titolo: Drona – La città ideale
Editore: Edizioni della Sera
Anno di pubblicazione: 2012
Prezzo: 14 euro
Pagine: 213
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