«Ci cuociamo il cervello quando ci teniamo attaccato il ricevitore» afferma il primario di neurochirurgia Keith Black. Una bomba ad orologeria pronta ad esplodere, ma che non sembra preoccupare più di tanto.
Quando si chiede alla giornalista svedese Mona Nilsson, autrice di più inchieste sui conflitti d’interesse tra gli scienziati che studiano l’effetto sulla salute dei cellulari e le industrie telefoniche, quanto si discuta di questo problema, la risposta è laconica: «Due gatti, in tutto il mondo».
Il rischio, sempre più convalidato da studi scientifici, di un collegamento probabile tra tumori e uso eccessivo dei cellulari è un tema torbido che coinvolge la parte oscura e corrotta della ricerca in campo sanitario. In questo volume, “Toglietevelo dalla testa. Cellulari, tumori e tutto quello che le lobby non dicono“ (Chiarelettere, 2012) il lavoro compiuto da Staglianò è un certosino spulciamento di studi internazionali e di indagine sugli interessi che legano le aziende telefoniche e gli Istituti incaricati di studiare eventuali effetti deleteri per la salute umana di una prolungata esposizione alle microonde dei cellulari.
Il fenomeno nasce negli anni Settanta ed Ottanta oltreoceano, a metà anni Novanta nel nostro Paese, quando cominciano a diffondersi i primi cellulari, grossi più o meno come un mattoncino. Nel 1996, l’Istituto indipendente Ramazzini, quando i telefonini sono diffusi tra il 5% circa della popolazione italiana (3-4 milioni di persone) chiede alla più importante azienda telefonica in Italia (TIM) di finanziare un’indagine da effettuare su 5000 animali consistente nell’irradiazione a quest’ultime delle stesse onde radiottive emesse dai cellulari. Lo scopo è valutare eventuali effetti sulla salute di una prolungata esposizione. Due anni dopo, prima di firmare il contratto e di pattuire la cifra di 14 miliardi di lire, la compagnia telefonica declina per questioni bilancio.
L’anno dopo, attraverso un documento riservato pervenuto nella scrivania del Direttore scientifico Soffritti si scopre che il motivo è la mancanza di validità scientifica, visto che lo stesso Istituto Ramazzini potrebbe avere preconcetti sulla materia, com già dimostrato in passato in uno studio sulle linee ad alta tensione. Che non abbia paura di far emergere qualcosa di terrificante? Forse effetti nocivi sulla salute impossibili da escludere? Arte della procastinazione. Vincente, visto che nel giro di pochi anni i cellulari si sarebbero diffusi in maniera vistosa e sono diventati come una seconda pelle, specialmente per un popolo come il nostro dall’invidiabile media di almeno un telefonino per ogni componente della famiglia.
Quanti degli utenti di oggi, cinque miliardi in totale, sanno che i cellulari vanno tenuti ad una distanza di almeno 15 millimetri dal nostro corpo, specialmente dalla nostra testa, per limitare sensibilmente il rischio di un tumore? Perché nei manuali di istruzione non è specificato bene che i dispositivi hands free, come sono l’auricolare o il vivavoce, rendono sicuro l’utilizzo del cellulare, mentre attaccato all’orecchio per ore ed ore potrebbe provocare seri danni alla salute?
Riccardo Staglianò (Viareggio 1969, vivente), giornalista del quotidiano “La Repubblica” scrive reportage ed inchieste dall’Italia e dall’Estro per il settimanale “Il Venerdì”. Inoltre, insegna dal 2002 Nuovi Media alla Terza università di Roma.
Autore: Riccardo Staglianò
Titolo: Toglietevelo dalla testa. Cellulari, tumori e tutto quello che le lobby non dicono
Editore: Chiarelettere
Anno di pubblicazione: 2012
Pagine: 368
Prezzo: 15 euro
* articolo di Lorenzo Carrega