L’astrologia madre dell’astronomia, sapere o superstizione trasversale implicato in tutte le culture mediterranee e limitrofe, “pseudo-scienza” come la definisce lo stesso autore, Franz Cumont, storico e archeologo belga (1868-1947). Parliamo del breve scritto adelphiano, “Zodiaco“, che dell’astrologia racconta le origini, le diramazioni e le variazioni nell’età classica.
Pratica che coinvolge il colto e l’inclita, sintesi che non a caso si può cogliere in una scena del Satyricon di Petronio, durante l’ennesima crapula conviviale, opera di mésaillances archetipa e finanche canonizzata nell’ambito delle narrazioni culturalmente ibride, una volta definite carnevalesche e oggi rileggibili in chiave camp. L’astrologia tutta potrebbe essere vista in questa ottica di sconfinamento fra il serio e il bizzoso (persino il fatto che non pochi segni zodiacali presentino un aspetto dimorfo) – ma il racconto di Cumont è impostato in tutt’altro tono e parte da studi “alti”, al confine tra filosofia, riti cultuali e arte. Segnatamente legati al mondo orientale e al culto di Mitra.
Stante la matrice verosimilmente babilonese, la sua pronta acquisizione in Siria, le declinazioni greche ed egizie svolgono un ruolo non secondario nel processo di edificazione dello Zodiaco come chiave di interpretazione dei destini umani – il bassorilievo ritrovato a Dendera fece supporre per molto tempo un’origine egizia, poi confutata, dell’astrologia.
A ogni modo la scoperta dei reperti, dovuta alla spedizione di Napoleone, è parte della serie di oggetti estetici, affreschi, iscrizioni e monumenti che descrivono e testimoniano l’interesse non effimero verso pianeti e segni zodiacali degli antichi, romani compresi. Se l’iconografia sull’argomento è ricca e diffusa, lo Zodiaco (“zona della sfera celeste nella quale sembrano muoversi i pianeti noti agli antichi”) vi assume un ruolo centrale in virtù del fatto che rappresenta un ciclo concluso in se stesso, l’immagine della ripetizione di un preciso ordine temporale: così dall’Ariete, principio cardinale, si diparte la serie dei dodici segni, e con essi il corollario di una serie simbolica che investe un elemento, una regione, una parte del corpo, un animale etc.
Ora, è destino non più curioso di altri che una mantica organizzata in un sistema di riferimenti così minuzioso e approfondito debba scontare le perplessità o, peggio, l’irrisione del sapere che oggi si vuole scientifico. Non sorprende perché il suo limite è ovvio: l’astrologia è priva di un’epistemologia. Ha da fare, dice Cumont, o almeno molto da spartire, con la magia. Ciò non toglie che la sua macchina di seduzioni sia sempre in moto: è divertente, tutto sommato rassicurante, e chiama in causa speranze, paure e desideri. Ciò di cui siamo fatti tutti, più o meno.
Autore: Franz Cumont
Titolo: Lo zodiaco
Editore: Adelphi
Anno di pubblicazione: 2012
Pagine: 112
Prezzo: 11 euro
Franz Cumont 1868 – 1947) è stato uno storico e archeologo belga.