“I falò dell’autunno” di Irène Némirovsky (Adelphi 2012) è l’ultimo romanzo della grande scrittrice francese di religione ebraica, pubblicato diversi anni dopo la sua scomparsa.
Nelle prime pagine vengono presentati i protagonisti di un dramma fosco che mette in evidenza la fine delle illusioni della Bella Époque.
Parigi 1912. I Brun, il padre Adolphe ancora un bell’uomo “dall’ampia fronte liscia” e dai “lunghi baffi rossicci”, la suocera, la signora Pain “rotondetta, piccolina, rubiconda” e la piccola Thérese di quindici anni “che portava i boccoli raccolti in uno chignon” erano “piccoli borghesi parigini che vivevano di una modesta rendita” e che dimoravano “nel cuore di un quartiere popoloso, vicino alla Gare de Lyon”. In quella domenica d’inizio estate che si svolse al solito modo, i Brun avevano invitato a pranzo i coniugi Jacquelain con il loro figlio Bernard studente del Politecnico e il nipote dei Brun, il medico Martial.
La giornata festiva si concluse con una passeggiata lungo gli Champs – Elysées raggiunti dalla vedova Humbert e da sua figlia Renée “una gattina” dai capelli biondi e dagli occhi verdi”. Si unì alla compagnia anche “un amico di Martial, studente di Legge: Raymond Détang” che tanta parte avrà nel seguito della storia. La passeggiata terminò seduti a un tavolino di un bar all’aperto, dove le famiglie si dissetarono in silenzio un po’ stanche e frastornate. Allora i parigini non potevano immaginare che quelli sarebbero stati gli ultimi istanti di serenità all’ombra degli ippocastani. La signora Jacquelain che vedeva suo figlio “come la personificazione stessa della bellezza maschile” solo pochi anni dopo dovette assistere sgomenta alla trasformazione di Bernard. “Che cosa avevano fatto del suo bravo ragazzo?”. Il giovane, piccolo eroe arruolatosi allo scoppio della I Guerra Mondiale tornato dalle trincee della Grande Guerra, assunse le sembianze di un lupo famelico giacché “oggi si vive, domani si muore”.
Les Feux de l’automne finito di scrivere dalla Némirovsky nella primavera del ’42 quando nessun editore in Francia si assumeva il rischio di pubblicarla, fu editato nel 1957 da Albin Michel. Il bellissimo romanzo è diviso in tre parti che coprono un arco temporale che va dal 1912 al novembre del ’41. L’autrice attraverso la figura di Bernard, poilu, veterano della Grande Guerra, compie una feroce critica morale nei confronti della cinica società (in)civile postbellica, “cricca infausta” piena di personaggi amorali e corrotti. La scrittrice paragona la depravata comunità cosmopolita, di profittatori, politicanti, sciacalli e speculatori dei quali gli anfitrioni sono Raymond “uno che conta” e Renée Detang, a una grande fiera dove la vita è concepita come una guerra di conquista. Vince chi arriva primo, per “fare il meno possibile e guadagnare il più possibile”. Bernard ripudia la “felicità piccolo borghese” insieme alla moglie Thérese e ai tre figli, per godersi la vita accanto a Renée, irretito dall’audacia spudorata e serafica della donna. “Dal breve passaggio su questa terra bisognava trarre il massimo piacere possibile”. Ma tutto ciò ha un prezzo e la vita presto chiederà il conto a Bernard colpendolo nei suoi affetti più cari.
Nella Nota al testo Olivier Philipponat, uno dei biografi di Irène Némirovsky, accosta il protagonista del romanzo a “un Dorian Grey pentito”. Scrive Philipponat, la scrittrice “ci fa anche capire che la funesta e sfrenata sete di vita in cui si è fuorviata una intera generazione di francesi era la conseguenza inevitabile delle emozioni violente che la Grande Guerra aveva messo loro nel cuore”. Così era accaduto a Bernard, perché “il suo cuore provato da quattro anni di emozioni violente, chiede di battere più forte di prima… ”. Dopo aver visto la morte e aver ucciso in battaglia il nemico non si può tornare a casa ingenuo e innocente, da qui quel senso di spaesamento, di sfasamento che contrappone il reduce Bernard a tutte quelle persone che hanno aspettato con ansia il suo ritorno. “Era la guerra. Quella ferita sul grande corpo del mondo aveva fatto scorrere fiumi di sangue generoso. Adesso si poteva capire che non si sarebbe rimarginata facilmente, e che la cicatrice non sarebbe stata bella”.
Ancora una prova del grande talento letterario di una delle maggiori autrici del XX Secolo il cui titolo fa riferimento a un sogno premonitore avuto sul letto di morte dalla signora Pain la nonna di Thérese. “Vedi, sono i falò dell’autunno, purificano la terra, la preparano per nuove semine. Voi siete ancora giovani. Nella vostra vita, questi grandi falò non hanno ancora cominciato ad ardere. Si accenderanno. Devasteranno molte cose. Vedrete, vedrete… ”. I roghi purificatori dell’autunno faranno di Bernard un uomo “cambiato, maturato, migliore” perché la felicità delle piccole cose, quotidiane “sulle prime non appare credibile a chi ha tanto sofferto”.
Irène Némirovsky nacque a Kiev, in Ucraina l’11 febbraio 1903 da una ricca famiglia ebraica e sin dalla propria adolescenza iniziò ad appassionarsi alla letteratura. Il padre, di origini francesi, era uno dei più potenti banchieri russi dell’epoca. Quando scoppiò la Rivoluzione Russa nel 1917, tutta la famiglia Némirovsky abbandonò San Pietroburgo per rifugiarsi in Francia, dove la scrittrice trascorse anni felici fino allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Il suo primo romanzo David Golder ottenne un grande successo. Nel 1926 sposò l’ingegnere Michel Epstein e da questa unione nacquero due figlie. Quando l’antisemitismo si fece sempre più minaccioso, Irène decise di farsi battezzare insieme alle proprie figlie ma nonostante ciò fu arrestata nel luglio del 1942 e deportata nel campo di concentramento di Auschwitz, dove morì di tifo un mese dopo. La stessa sorte toccò al marito gasato appena giunto nello stesso campo di sterminio, nello stesso anno. I libri di Irène Némirovsky sono tutti pubblicati da Adelphi. Citiamo Il ballo (2005), Suite francese (2005), David Golder (2006), Jezabel (2007), I Cani e i lupi (2008), Il calore del sangue (2008), I doni della vita (2009), Due (2010), Il malinteso (2010), Il vino della solitudine (2011), Il signore delle anime. “L’Institut Mémoires de l’édition contemporaine (Imec) conserva un manoscritto e due dattiloscritti dei Falò dell’autunno, il più tardivo dei quali è corredato di correzioni a mano di Irène Némirovsky. L’edizione postuma (1957) si basa sul manoscritto. La presente edizione, stabilita grazie alle ricerche di Teresa M. Lussone, rispetta la volontà dell’autrice apportando le modifiche, le aggiunte, i tagli, i ravvedimenti che lei desiderava. A titolo informativo, sono stati conservati i tre capitoli che Irène Némirovsky aveva intenzione di sopprimere e scartati i pochi cambiamenti che tali soppressioni comportavano nei capitoli seguenti”.
I falò dell’autunno è tradotto da Laura Frausin Guarino.
Autore: Irène Némirovsky
Titolo: I falò dell’autunno
Editore: Adelphi
Anno di pubblicazione: 2012
Prezzo: 18 euro
Pagine: 238