“English Breakfast” (Sbc Edizioni, 2011) è il primo romanzo della giovanissima scrittrice valtellinese Federica Gianola. Un romanzo che, come afferma l’autrice stessa già nelle prime righe, è folle come una poesia in quanto “ognuno può vederci qualcosa di sé“.
Ed in questo mondo sempre più dominato dalla prosa è importante saper riscoprire il valore della poesia (non a caso la narrazione è in più occasioni intervallata da veri e propri versi poetici).
La storia è narrata in prima persona dalla protagonista non come se fosse un trattato o una pura narrazione ma seguendo il libero flusso dei ricordi. Perché in fondo “i ricordi sono la sola cosa che dura per sempre“. E con lo stupore di un bambino, il timido entusiasmo di un adolescente alle prime esperienze, la serenità di un vecchio.
Tutto ha inizio in una notte di mezz’inverno, tra le valli di una Valtellina dove “l’aria è pura e la natura non solo sfondo di edifici” e che diventa simbolo di fanciullezza, spensieratezza, fantasia. Ma il “ripetersi di giorni uguali ad altri giorni” spinge la protagonista (una giovane studentessa universitaria innamorata di Shakespeare, che odia le vie di mezzo, con un pessimo rapporto coi tacchi) a decidere di partire per Londra.
Lì, avvolta nella magia delle luci, dei colori, degli odori della città cosmopolita per eccellenza, alterna momenti esaltanti in cui tutto sembra come in un film a momenti di brusco risveglio e di esitazione in cui non resta che andare nella direzione che più ispira; ed ha modo d’incontrare vari personaggi (spesso curiosi come ad esempio Gladiatore, un romano dall’aria spavalda dall’alto del suo metro e sessanta) tra i quali in particolare Roberta, una ragazza napoletana anch’essa con una grande passione per Shakespeare (oltre che per la fotografia), dagli occhi curiosi ed innamorata del mare.
Nella seconda parte del romanzo si torna in Lombardia e cambia la prospettiva: la protagonista è ormai una donna adulta e disincantata, fa la giornalista, è molto concentrata sul presente ma ha alcune questioni del passato ancora da chiudere. E sarà l’incontro con la sua sorellastra Nicole (una ragazza più volpe che rosa, a tratti già donna matura ma in fin dei conti ancora bambina) ad aiutarla a liberare i ricordi soffocati in un sacchetto. E a partire di nuovo.
Tutto ciò si delinea attraverso un periodare breve, incisivo e coinvolgente. Uno stile fortemente metaforico. Una narrazione che diventa ossimoro permanente: si confonde tra sogno e realtà, prosa e poesia, riflessioni aforistiche e tocchi d’ironia, momenti di disincanto e trovate umoristiche (come l’accenno alla love story tra il bassotto Pepe e la rottweiler del vicino). Perché è la vita stessa ad essere così: siamo fatti della stessa sostanza dei sogni come ci insegna Shakespeare e come ci ricorda l’autrice fin dal primo rigo di questo libro.
Insomma leggendo English Breakfast ci si diverte, si riflette, si vola. È un libro per chi non soffre di vertigini e da gustarsi piano piano come il sorseggiare una tazza di thé (e ciò è favorito da una narrazione suddivisa in tanti piccoli paragrafi che diventano come piccoli sorsi). Per riscoprire il piacere della lentezza ormai scomparso, riprendendo Kundera. Per coglierne ogni sfumatura e sapore.
In particolare emerge un messaggio fondamentale: l’andare spesso ci dà il coraggio di restare. Bisogna saper partire, cogliere l’attimo fuggente che ci avvolge, superare certe paure, essere viaggiatori del mondo. Per riscoprire sé, gli altri, ciò che ci circonda. All’insegna di un’esaltazione di un viaggio non solo come spostamento fisico ma anche e soprattutto come qualcosa d’interiore. E che importa se magari il risveglio non sempre sarà come in un film. L’importante è partire.
Federica Gianola (Sondrio, 1985), giovane scrittrice valtellinese, English Breakfast è il suo romanzo d’esordio.
Autore: Federica Gianola
Titolo: English Breakfast
Editore: SBC Edizioni
Anno: 2011
Pagine: 97
Euro: 10.00 Euro
*articolo di Domenico Uccellini