In questo leggero, ma non dal punto di vista dei contenuti, e impengativo pamphlet “Come si studia la scienza sociale” (Rubbettino, 2012), Jospeh A. Schumpeter, uno degli economisti più influenti del XX secolo, ha provato ad individuare come si potrebbe applicare un approccio scientifico ad un campo del sapere incentrato sul rapporto tra gli individui di una società e lo Stato, ovvero la scienza sociale.Da centocinquant’anni l’affronto dello studio di tale disciplina è meno aleatorio che in passato, ma conserva ancora gravi carenze. Una di esse, la prima individuata dall’economista austriaco, è la mancanza di sistematicità e metodicità formale, perché è ancora forte l’influenza di altre discipline: l’economia, la politica, la storia, la psicologia, la biologia, etc. La possibilità che essa ottiene di specializzarsi, scindendosi in vari campi del sapere, anche non omogenei tra di loro, è un sintomo di maggiore scientificità. La scienza sociale, così come le altre scienze, è nata da eventi accidentali che si sono sviluppati sempre più e richieste un maggior numero di specialisti ad analizzarla.
Un esempio emblematico è l’economia politica, scissa oggi in teoria monetaria e teoria della politica commerciale, giusto per per fare due nomi. Il metodo di studio è del tutto simile alle altre discipline, con la raccolta dei materiali fattuali, composto da esperienze e osservazioni quotidiane, riferimenti storici, elementi statistici e supporti etnologici. Ma tutti questi criteri hanno le loro fallacie, le loro mancanze di regolarità. Non tutto ciò che si vede è facile da comprendere nella sua verità. Può esserlo l’appartenenza sociale, ma non l’influenza negativa sulla qualità della merce derivabile da un aumento della competizione. Vi sono dimostrazioni a favore, come altrettante contrarie.
Il metodo più efficace risulta quindi essere la scomposizione dei fatti in elementi subordinati, il loro isolamento in realtà sociali distinguibili e perciò analizzabili. In premessa, lo studioso deve liberarsi degli ideali sociali e di tutto ciò che è desiderabile dal suo punto di vista, dell’Io sempre in agguato, perché nel campo sociale esiste anche una logica di base, necessaria, per inquadrare leggi naturali. Inoltre, Schumpeter suggerisce di armarsi di un buon trattato teorico, di modo d’acquisire competenze in grado di facilitare l’analisi dei fenomeni, di suddividerli in sottoinsiemi compresibili e controllabili. Bisogna arrivare a concepire la teoria come congeria di fatti e vedere in ciascuno di essi leggi scientifiche.
Joseph A. Schumpeter (Triesch, Moravia, 1883 – Taconic, Connecticut, 1950) è stato docente Czernowitz (1909-10), Graz (1911-18), Bonn (1925-31), Harvard (1932-50). Attraverso la sua attività di studioso ha innovato la ricerca sociale, la sociologia, i metodi e la storia del pensiero economico e, più in generale della teoria economica.
Autore: Jospeh A. Schumpeter
Titolo: Come si studia la scienza sociale
Editore: Rubbettino
Anno di pubblicazione: 2012
Pagine: 142
Prezzo: 10 euro
* articolo di Lorenzo Carrega