Otello Marcacci presenta questa sera, giovedì 31 maggio 2012 ore 21, alla libreria Edison di Pistoia il suo nuovo romanzo. L’autore toscano ci parla in questa intervista de “Il ritmo del silenzio“.
“Il ritmo del silenzio” è il titolo del suo nuovo lavoro. Un progetto editoriale diverso rispetto all’esordio targato Neo Edizioni (“Gobbi come i Pirenei”). Quali sono stati gli stimoli per scrivere una storia diversa, forte e per certi tratti thriller?
“Innanzi tutto volevo uscire dai cliché che sentivo schiacciarmi addosso e che rischiava di chiudermi in una gabbia. Quando è stato pubblicato “Gobbi” tutti a dire che sono un autore che fa ridere, piangere e riflettere allo stesso tempo, un autore dal forte impatto emotivo. Che va benissimo intendiamoci, però volevo dimostrare, a me stesso in primis, di aver le capacità di scrivere storie diverse, raccontandole con un pathos e una metrica che non avevo usato in “Gobbi” . Mi piaceva l’idea di raccontare una grande storia d’amicizia usando il magazzino della mia esistenza per trovare gli strumenti adatti, ma che potesse essere qualcosa anche che desse al lettore una nuova sfida. Quella, ad esempio, di capire le intersecazioni di prolessi e analessi che ho cercato di applicare. Paroloni grandiosi che stanno a significare in sostanza che porto il lettore sulle montagne russe del tempo, andando velocemente avanti e tornando poi improvvisamente indietro. E poi la storia mi ha chiamato e ogni scribacchino sa bene che, quando sei chiamato, non puoi girarti dall’altra parte.”
La scelta del titolo. E’ un momento importante nella nascita di un libro. Come si pone di fronte a questa scelta e, in questo caso, rappresenta una scelta vincente?
“Ho scoperto l’importanza del titolo la prima volta che ho pubblicato. Fino ad allora ero completamente naif. Sottovalutavo l’importanza che esso ha ai fini commerciali e non solo. Anche “Gobbi come i Pirenei” fu scelto dall’editore che mi impose un cambiamento rispetto al titolo originale e così è stato con “Il Ritmo del silenzio” che è stata una scelta di Stefano Giovinazzo che ha fortemente premuto per esso. Devo dire che in entrambi i casi gli editori hanno avuto ragione. Parlando con un po’ di lettori mi sono accorto che anche stavolta la scelta di EDS, la casa editrice era sempre preferita a quella che avevo suggerito io. Per me comunque non ci sono problemi. Ognuno fa quel che sa fare meglio.”
Le ambientazioni. Il suo libro si muove rapidamente, non lasciando per strada nulla anzi offrendo serie riflessioni, tra Italia e Usa. Come mai questa scelta?
“Il ritmo del silenzio” è scritto come un blues. Esattamente con la stessa tecnica usata dai musicisti che amano la musica del diavolo. Chiunque ami il blues sa che esso, con le sue frasi fatte di “riff” fa domande e si dà risposte e “il ritmo” è parte fondamentale in esso. Le domande che si fanno le due voci narranti che allo stesso tempo suonano le note basse e la melodia del romanzo avevano bisogno di essere sviluppate “on the road”. Ed ecco allora questo “Ritmo” che fa muovere i protagonisti in Italia in diverse città e in tempi diversi e poi in Usa con tempi diversi ancora. Il concetto di “tempo” è fondamentale per capire fino in fondo il romanzo. Per chiarire meglio ciò che intendo dire è che a certe domande si risponde in tempi lunghissimi, a volte decadi, mentre ad altre domande si può rispondere anche con il cronometro in mano come fanno i velocisti.”
La scrittura. La scelta di sviluppare la storia a ritmo di blues offre un romanzo avvincente e ricco di narrazioni che si susseguono. Ce ne può parlare?
“Il blues ha come scopo quello di accompagnare il racconto di esperienze , spesso ricche di sofferenza o di sopraffazione. Si muove nelle famose dodici battute, dentro il quale le parole si collocano con una certa libertà, non sempre seguendo una rigida melodia, ma recitate, urlate e ripetute in modo ossessivo. Gli strumenti sono poveri: una chitarra, talvolta un’armonica a bocca, molte volte solo voce, lo strumento più “economico”. Nel “Ritmo del Silenzio” ho cercato esattamente questo. Un linguaggio semplice senza una rigida melodia creata dall’impalcatura delle regole canoniche di scrittura. Volevo ad esempio far vedere la stessa scena da più angolazioni con voci diverse che la raccontavano e con punti di vista diversi. Le narrazioni nascono dalle domande alle quali occorre rispondere tipico di questa musica e la mia scrittura ha tentato di seguire questo tipo di melodia. Volevo uscire dalle regole di un normale romanzo. Ce ne sono già migliaia fatti a quel modo. Volevo stupire il lettore anche non avvezzo a questo tipo di esperimenti con qualcosa che lo portasse in un luogo dove non è mai stato. E credo che alcuni, almeno inizialmente, saranno spiazzati, ma sono certo che se si lasceranno trascinare dal Ritmo diverso al quale sono abituati potrebbero anche apprezzare questo tipo di scrittura. O almeno così mi auguro.”
La scelta editoriale. Per questo suo nuovo libro ha deciso di affidarsi alla volontà, all’impegno, alla serietà della piccola editoria. Come fu per l’esordio con Neo Edizioni, Marcacci sceglie di lavorare e mettersi in prima fila per proporre il romanzo. Si diventa scrittori affermati anche così?
“Non so bene cosa come si diventi scrittori affermati e non è neanche il mio obiettivo di vita. Chiunque scrive, a tutti i livelli, lo fa per se stesso in primis e successivamente per essere letto da chi ama quello che la sua penna ha partorito. Essere pubblicati è difficile. Molto più difficile di quel che sembra e per coloro che non fanno cassetta e che non hanno un nome che riecheggi nella mente del lettore, quelli come me per intendersi, le strade della grande editoria sono quasi sempre chiuse. La piccola editoria indipendente ha in Italia il grandissimo merito di dare, a tanta gente che merita, un piccolo spazio, che consente a qualche lettore di poter ritrovare sè stesso nelle opere di autori che altrimenti non verrebbero mai pubblicati. Sia NEO che EDIZIONI DELLA SERA, sono ai miei occhi degli eroi, dei piccoli mecenati che danno lustro e gloria al nostro Paese. E come loro ce ne sono tanti altri, che in comune hanno sempre e solo una cosa: soffrono le pene dell’inferno dal punto di vista economico. E la scelta di far pagare gli autori per essere pubblicati sarebbe la scelta più semplice, come fa qualcuno guadagnandoci pure bene. Eppure la piccola editoria indipendente, sia NEO che EDS, resistono e continuano a perdere soldi ed energie. Ecco perché gente così va aiutata e salvaguardata ed è per questo che amo dare una mano come e quando posso per promuovere il mio romanzo. Non è tanto per guadagnare quanto perché l’editore abbia la possibilità, non rimettendoci, di dare la stessa chance che ha dato a me anche ad altri.”
Entriamo nella trama del libro. Cosa può svelare ai lettori per incuriosirli e spingerli ad una lettura vorace?
“Il “ritmo del silenzio” è una grande avventura romantica. E’ un romanzo epico nel senso classico del termine. Tre persone completamente diverse che allo stesso tempo si attraggono e si respingono e che quindi sentono la necessità di unirsi ma che subiscono anche la potenza di una forza centrifuga che come un karma li obbliga a perdersi in continuazione. In altre parole, la vita. Con una storia d’amore “alternativa” che pare messa in sottofondo ma che in realtà dà “ritmo” alla narrazione. Ed è poi un romanzo di denuncia della pena di morte. Tema quest’ultimo di cui non si parla più perché siamo presi tutti dà problemi economici di vita quotidiana ma che però non va dimenticato e spero per questo di aver dato in questo il mio piccolo contributo.”
Tre aggettivi per descrivere “Il ritmo del silenzio“.
“Avvincente, passionale e diverso.”
Otello Marcacci è un maremmano nato sotto il segno dei pesci. Crede nella immortalità delle biblioteche e, segretamente, ha sempre ambito provare a viaggiare nelle vite degli altri. Non sopporta gli intolleranti e, nonostante si sia laureato in economia con il massimo dei voti, a volte, riesce persino a ricordarsi i nomi di tutti i sette nani. Ha un debole per la letteratura russa ma va a letto tutte le sere con i libri di Joe Lansdale per cui ha un amore viscerale. Ovviamente non ricambiato. E quindi lo tradisce di tanto in tanto con Kurt Vonnegut e qualche altro genio simile, così, tanto per gradire. Ha pubblicato “Gobbi come i Pirenei” con NEO Edizioni nel 2011. “Il ritmo del silenzio” è il suo secondo romanzo.
Autore: Otello Marcacci
Titolo: Il ritmo del silenzio
Editore: Edizioni della Sera
Anno di pubblicazione: 2012
Prezzo: 14 euro
Pagine: 270
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