Il Fiume di Rumer Godden (Bompiani 2012) “scorreva con una pace impenetrabile, al sole, i flutti verde scuro”.
Il fiume Gange che “va verso qualcosa più grande di lui, va verso il mare e nessuno lo fermerà”, segna il passaggio dalla fanciullezza all’adolescenza in questo romanzo pubblicato dalla scrittrice e saggista anglo – indiana nel 1946 e subito diventato un classico della narrativa per ragazzi, lodato anche dagli adulti. “Un tributo all’India e alla giovinezza”, così il grande regista Jean Renoir definì il volume, dal quale nel 1951 trasse il film omonimo.
La scrittrice descriveva, ricordando la propria infanzia nel Bangladesh, la vita di una famiglia in una casa situata sulle rive del Gange dove i figli Harriet, Bea, Victoria e il piccolo Bogey erano i padroni della natura lussureggiante che li circondava. Un’India colorata e piena di sapori, il ricordo della polvere “cotta al sole”, “l’odore di miele che veniva dai fiori pelosi e ronzanti degli alberi spinosi sotto il sole”, l’odore indimenticabile del sole che rappresentava per la giovane Rumer l’essenza stessa, il profumo dell’India come l’autrice rievoca nella prefazione al volume scritta nel 1991. Tutto queste magiche sensazioni sono viste attraverso lo sguardo vivido e intelligente di Harriet che “stava crescendo con l’avidità di un rapace”. I ragazzi erano cresciuti “con la percezione di possedere uno spazio” dentro che proveniva dal cielo, immenso, sterminato. Il fiume di Harriet che si getta nel Golfo del Bengala e che la ragazzina correva ogni giorno a guardare affascinata “era un grande fiume largo un miglio che scorreva pacifico tra sponde di melma e di sabbia bianca” accanto ai vari stabilimenti per la pressatura della juta. Osservando il movimento dell’acqua, immutabile, eterno, Harriet amava ripetere “da grande sarò una poetessa”, aveva compreso che “qualsiasi cosa accade, il fiume continua a scorrere” perché “assimila tutto”. E in quell’inverno, subito dopo il Diwali, Festa indù delle Luci, qualcosa accadde a muovere le placide acque del fiume. Una Tragedia manifestata sotto forma di un cobra. “Continuiamo a rinascere e a rinascere, perché è inevitabile con ogni cosa che ci accade, con ogni nuovo episodio”, bello o brutto che sia.
The River è un racconto lungo che incanta “uno di quei rari libri che ti vengono dati, è sorto così”. Nel 1945 durante un viaggio verso Calcutta su di un piroscafo Rumer Godden aveva osservato il panorama immutabile “gli indiani non cambiano, i loro usi e costumi sono senza tempo”, della piccola città vicino alla quale era cresciuta. Una volta rientrata in cabina sull’onda delle emozioni provate, l’autrice aveva iniziato a scrivere Il Fiume. Forse è questo il segreto dell’incanto e della grazia di questo volume splendidamente tradotto e curato da Valeria Parrella, “una riedizione che può diventare una scoperta per il lettore di qualità” dichiara la scrittrice napoletana nella postfazione intitolata You can’t stop days of rivers. Rileggere Rumer Godden. Nel fatato giardino pennellato come un quadro pieno di piante e fiori meravigliosi come il plumbago, il crisantemo, le viole del pensiero, la reseda, la verbena, le stelle di natale, piante di petunia, “i prati si stendevano verso il fiume”, Panta rei, tutto scorre, “tutto passa. Ma davvero tutto passa? Tutto va via, si perde oppure in qualche modo si riesce a fermare qualcosa?” Sono le domande della piccola Gumer/Harriet futura scrittrice che “sapeva raccontare un mondo”. L’India della Godden non è quella manichea e stereotipata di Kipling ma un’India “formalizzata” nella quale il Gange non è la sua metafora ma il luogo dove una bambina sensibile comprende il significato dell’intera esistenza umana. Rumer Godden fu “una donna che sentì profondamente i cambiamenti di un’epoca e che non li lasciò trascorrere invano”. Valeria Parrella ci ricorda che l’autrice citava spesso questo antico proverbio indiano. “Ogni persona è una casa composta da quattro stanze: una fisica, una emotiva, una spirituale e una razionale. Ciascuno tende a trascorrere la maggior parte della vita in una delle stanze, ma solo se entriamo in ciascuna ogni giorno, anche solo per darle aria, siamo persone complete”.
Rumer Godden (1907 – 1998). Scrittrice, saggista, collaboratrice della BBC, trascorse gran parte della sua giovinezza in India al punto da autodefinirsi “scrittrice anglo – indiana”. Nata nel Sussex, crebbe in India, insieme a tre sorelle, a Narayangunj. Nel 1920 tornò in patria per studiare lavorando anche come maestra di ballo. Il suo primo romanzo, Enigma cinese, è del 1936; seguiranno nel 1938 La signora e l’unicorno, nel 1939 la sua opera più nota, Narciso Nero, dalla quale fu tratto il film di Michael Powell e di Emerich Pressburger. Tra le sue altre opere: Sinfonia zingaresca, Fuga nel tempo, A colazione da Nikolides, Estate dolce e amara e La casa di granito.
Autore: Rumer Godden
Titolo: Il Fiume
Editore: Bompiani
Anno di pubblicazione: 2012
Prezzo: 16,00 Euro
Pagine: 142