Morire per vivere di John Scalzi è il romanzo d’esordio della nuova collana Gargoyle Extra. Un libro che finalmente ci fa tornare ad amare la fantascienza di stampo sociologico, quella di scrittori come Philip Dick o Ray Bradbury per intenderci.
Quella fantascienza che parlando di tecnologie futuribili, viaggi spaziali e altri tòpos del suo genere scandaglia la crisi della società, della morale e dei sentimenti.
Quello di Scalzi è un romanzo che sa essere appassionante nella sua forma più puramente narrativa e tagliente nella sua analisi ironica delle debolezze, dei miti e delle contraddizioni che caratterizzano il nostro Occidente contemporaneo. Morire per vivere è, a tutti gli effetti, un’indagine sul mai morto mito della frontiera e della colonizzazione, sulla creazione del “nemico”, sulla paura della morte, e sulla natura materiale o immateriale dell’amore.
John Perry ha raggiunto i 75 anni, l’età per arruolarsi, è vedovo da pochi mesi e non ha niente per cui valga davvero la pena di continuare a morire su questo pianeta. Con il miraggio di una nuova vita e di una nuova giovinezza accetta l’offerta di arruolarsi nelle Forze di Difesa Coloniale. Viene dichiarato morto sulla Terra, fatto salire su un ascensore spaziale e imbarcato su un’astronave diretta a uno dei tanti teatri di guerra fuori dal sistema solare. Nessuno sa di preciso cosa succede ai volontari delle FDC ma è chiaro che non verranno mandati a combattere con il corpo sfatto di un settantenne. E infatti dopo essere stati studiati e analizzati vengono trasferiti in un corpo nuovo, una versione più giovane e incredibilmente più forte e dotata di loro stessi, attrezzata con l’interfaccia neurale BrainPal. L’euforia della ritrovata giovinezza scema velocemente nella consapevolezza di essere diventati solo altra carne da macello per una delle tante battaglie di difesa delle colonie umane. In una guerra di confine pressoché continua ed eterna il tasso di mortalità tra le truppe è altissimo e quasi nessuno sopravvive al periodo leva. Non importa quanto tu sia diventato forte o veloce, ci sarà sempre un alieno più forte e veloce di te. Dopo un attacco vittorioso contro la razza Consu l’astronave di John viene intercettata e attaccata ma a salvarlo arrivano le Brigate Fantasma, misteriose forze speciali delle FDC. A guidarle c’è Jane Sagan, che somiglia in modo impressionante a Kathy, la defunta moglie di John.
Morire per vivere è il primo libro di una seria che comprende già quattro titoli. È stato nominato per il Premio Hugo per il miglior romanzo nel 2006, ed è stato opzionato dalla Paramount Pictures nel 2011.
John Scalzi è nato in California nel 1969. Dopo un esordio da giornalista, si dedica alla scrittura. È stato consulente creativo per la serie televisiva di fantascienza Stargate Universe. Dal 2010 è presidente della Science Fiction and Fantasy Writers of America.
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Abbiamo intervistato gli editori riguardo questa nuova collana:
Potete presentarci in poche righe la casa editrice?
Gargoyle, da casa editrice di genere dedicata prevalentemente all’horror e al gotico, si sta ampliando a tutti i principali filoni della letteratura popolare, quali il giallo, il noir, il fantasy, la fantascienza, l’esoterico e l’avventura.
Come potete sintetizzare il percorso della casa editrice fino ad oggi?
Avventuroso e, per questo, accidentato, ma anche affascinante. Gargoyle è nata come divertimento, ma anche come sfida: introdurre la grande letteratura horror – anglosassone in particolare – in Italia e cercare di promuovere la produzione autoctona del genere. Ambedue gli obiettivi sono stati realizzati: classici come Varney, grandi nomi contemporanei come Martin, Simmons, McCammon e Yarbro, italiani noti come Gianfranco Manfredi e scoperte come Claudio Vergnani sono tutti pubblicati da Gargoyle.
Pur avendo cara questa linea, ci è sembrato comunque opportuno ampliare i nostri orizzonti in direzioni contigue, quali il noir e il thriller, il fantasy, la fantascienza e l’avventura. Questo rappresenta l’attualità e il futuro della casa editrice.
La Gargoyle Books si occupa in modo specifico di letteratura horror. Quale pensi che sia la considerazione del pubblico e della critica sul valore letterario di questo genere?
C’è un pubblico affezionato. C’è una critica specializzata. Entrambi appaiono cultori del genere. Tuttavia, è innegabile che si tratti di una nicchia: un destino che, purtroppo, accomuna diverse letterature cosiddette di genere. Per esempio, nell’ambito del fantastico (pensiamo alla fantascienza, oltre all’horror, mentre il fantasy sta avendo uno “sdoganamento” grazie ai film di Peter Jackson da Tolkien, al successo di George R.R. Martin e così via). Intendiamoci, nulla contro la nicchia, però è facilmente comprensibile come sia una dimensione che difficilmente garantisca la sopravvivenza e, quindi, il lavoro del nostro gruppo.
E in questo senso trovi che ci siano delle differenze tra l’Italia e l’estero?
Le differenze sembrano ancora molte e marcate. L’horror, e il fantastico più in generale, sono ancora considerati di serie B, almeno in Italia. Non è questa la sede per una discussione “filosofica” sulle radici culturali del problema; basta osservare che l’horror incontra non poche difficoltà nel suo percorso commerciale e, quindi, gode di poca visibilità nelle vetrine più importanti e frequentate. Questo fa sì che sia la fiction sia la non-fiction di genere prodotte in italiano risultino assai difficili da far prendere in considerazione anche all’estero.
C’è un libro del vostro catalogo che ritenete particolarmente significativo e rappresentativo della casa editrice?
È difficile citare un titolo soltanto. Potremmo dire il primo, Hotel Transilvania della Yarbro (il vampiro romantico ben prima della saga di Twilight e anche con uno spessore diverso), senza dimenticare Il battello del delirio di Martin (pubblicato precedentemente all’affermazione di Le cronache del ghiaccio e del fuoco), La ragazza della porta accanto di Ketchum (introdotto da Stephen King) e potremmo proseguire.
Quale dei vostri titoli si è rivelato un successo inaspettato? E un flop inaspettato?
Il successo, probabilmente Il diciottesimo vampiro di Vergnani. Un relativo insuccesso è stato McCammon: un autore di quella qualità e di quel valore internazionalmente riconosciuto meritava un’attenzione maggiore da parte di pubblico e critica italiani.
Quale consigli di lettura vi sentite di dare a chi non si è mai avvicinato all’horror?
Prima di tutto, di avvicinarsi senza pregiudizi. Ci sono fior di autori che scrivono horror non soltanto e non semplicemente per terrorizzare, ma per raccontare, per affascinare, per scoprire, persino per sorridere.
Quale ritenete che sia l’autore più rappresentativo della letteratura horror contemporanea?
Oltre a Stephen King, crediamo di averne pubblicato qualcuno: per esempio Simmons e McCammon, ma anche Loren D. Estleman e Clanash Farjeon.
E della letteratura horror contemporanea in Italia?
No comment. Guardando in casa nostra, per un verso Manfredi e per un altro Vergnani.
C’è un libro che non è parte del vostro catalogo ma che avreste voluto pubblicare?
Più di uno….
Che consigli volete dare a uno scrittore che vuole cimentarsi con l’horror? Di cosa ha bisogno l’horror in questo momento?
Non solo in questo momento, ha bisogno di considerazione. Ovvero non bisogna pensare che sia banale, da leggere e da scrivere. L’horror non fa soltanto paura.
Quali sono le prossime scommesse della casa editrice e i vostri progetti per il futuro?
Sicuramente di arrivare ad un pubblico più eterogeneo, di conquistarne la fiducia lavorando con serietà, con l’obiettivo di crescere e diventare forti abbastanza da poter proporre anche scrittori ancora poco noti.
Potete parlarci delle nuove collane?
Accanto a Gargoyle books è nata la collana Extra in cui si inseriscono fantasy, fantascienza, thriller, poliziesco ; abbiamo poi la collana Accadimenti inaugurata dal libro tributo a Marco Simoncelli con la quale ci proponiamo di seguire temi di attualità particolarmente sentiti dall’opinione pubblica.
Da cosa è nata l’esigenza di ampliare il vostro raggio d’indagine?
Essenzialmente dalla costatazione che i gusti e soprattutto i bisogni dei lettori sono cambiati, si sono trasformati insieme alla società in cui viviamo. Ci siamo domandati cosa un lettore, OGGI, può aver voglia di leggere. Ci siamo domandati quale lettura potrebbe apprezzare a conclusione di una giornata convulsa; cosa avrebbe voglia di leggere sulla metro o sull’autobus fra una fermata e l’altra. L’horror accontenta un numero di lettori, purtroppo in Italia ancora non troppo forbito; abbiamo voluto pensare anche agli altri.
Su quali generi vi volete aprire e cosa proporrete?
Come abbiamo già accennato ci siamo mossi verso fantascienza, fantasy e thriller per cominciare e siamo partiti da grandi nomi già ampiamente apprezzati come George R.R. Martin, Ursula K. LeGuin in prossima uscita, per passare a scrittori che hanno avuto grande successo all’estero ma che in Italia sono ancora poco noti come Abercrombie in uscita a Natale, Scalzi, Cannell per citarne alcuni.
Come vi avvicinate a un titolo o a un autore? Quali sono insomma i vostri canali di scouting?
Le modalità sono diverse. A partire dalle agenzie letterarie nazionali ed estere, con le quali si sono instaurati rapporti nel corso di questi anni: hanno avuto e continuano ad avere da noi richieste e indicazioni e, di conseguenza, provvedono a segnalarci autori e titoli che possano risultare di qualche interesse. Noi stessi facciamo ricerche attraverso il web, le riviste specializzate e così via. Infine, riceviamo continuamente materiale in ufficio. Allo stato attuale, avendo un organico ridotto, purtroppo possiamo prenderne visione con lentezza.
Qual è la posizione della Gargoyle riguardo l’editoria a pagamento?
Semplicemente di comprensione nei confronti di quanti hanno scritto un libro e desiderano che questo prenda forma. Ci troviamo a essere però un paese con più “scrittori” (e le virgolette sono d’obbligo) che lettori, ma ovviamente non solo per colpa dell’editoria a pagamento.
Come pensate di porvi riguardo le nuove sfide dell’editoria digitale?
Non ci spaventa. Il digitale è e sarà utile per un ambito dell’editoria diverso, quello dei libri scolastici, della stampa. Ma un racconto, di qualsiasi genere, va tenuto fra le mani, perché non perda parte del suo fascino. Se questo mai avverrà, allora sarà davvero un triste giorno, perché avremo perso un grande amico.
Autore: John Scalzi
Titolo: Morire per vivere
Editore: Gargoyle Books
Anno di pubblicazione: 2012
Prezzo: 18 euro
Pagine: 320