Il pensiero mi è andato alla Concordia, ma è stato un attimo. Poi “Tempeste e approdi – la letteratura del naufragio come ricerca di salvezza” (Ensemble, 2011) mi ha rapito e mi sono scaraventato in tutt’altra dimensione.
Con il puro gusto della ricerca, l’autrice Maria Cristina Mannocchi, professoressa romana, di questo libro “ci fa dimenticare la sua natura saggistica a favore del puro piacere del testo”.
Questo commento è rubato dalla quarta di copertina, firmata Antonio Tabucchi, che non lesina apprezzamenti al testo (“colto e raffinato”, “reso seducente da una prosa narrativa estremamente seducente”) e all’autrice capace di coniugare la forma-saggio, la storia della letteratura italiana (e non solo) e elementi filosofici ed estetici.
E lo scrittore di Sostiene Pereira non sbaglia: è tutto questo ma anche molto di più.
Il discorso si allarga a macchia d’olio, come una valanga inarrestabile. Ci sono delle “assenze”, ma la serie di personaggi che viene messa in gioco occupa il palcoscenico o la tela pittorica, con uno spirito vitalistico e vitalissimo.
Sembra normale incontrare protagonisti del mondo classico e dei testi biblici, personaggi di romanzi contemporanei e del grande schermo (come il Truman novello Ulisse dello splendido film con Jim Carrey), naufraghi della letteratura e della nostra tradizione culturale (compreso quel Pinocchio troppo spesso collocato tra i racconti della nostra infanzia).
Seguire un minimo comune denominatore in un saggio di questo genere non è una novità. Nuova è la visione d’insieme e quell’alone mistico che sovrasta tutto il volume. C’è una forte impronta cristiana, non cattolica, che proviene dalla fede e dalla “carta”, cioè dalle pagine dei testi sacri, a partire dal “libro dei libri” che non può che essere la bibbia. Ma l’autrice attraversa anche altri percorsi di fede, l’ebraismo su tutti, e sembra conoscerli bene ed amarli, quasi fosse una paladina del dialogo interreligioso.
La laicità veicolare alla saggistica rimane intatta. Se gli occhi guardano dall’alto senza giudicare, è la mano della regia che tocca i personaggi, gli oggetti, i luoghi messi in campo. Li tocca e a volte sembra accarezzarli, per poi prenderli di forza e spostarli cambiandogli di significato.
Il mare – protagonista assoluto del libro – perde il suo odore, il suo sale, perché diventa l’humus che ci porta all’interno dell’eterna forza generatrice, quella tripartita di vita-morte-rinascita. Diventano mare i campi di concentramento tedeschi da cui Primo Levi prova a uscirne aggrappandosi ai “legni della salvezza” che, nel suo caso, sono i libri. Diventa mare l’infinito di Leopardi, le vicende umane di Renzo e Lucia, il sentimento oceanico di Freud. Diventa mare, a guardare bene oltre le pagine del testo, la società che ci circonda. E noi per uscirne fuori, alzare la testa, non possiamo che provare a seguire qualche esempio del libro.
Maria Cristina Mannocchi, insegna in un Liceo Scientifico di Roma, ed è convinta che studiare Italiano, Latino, Storia,Geografia e altro porti ad una migliore conoscenza di sè e del mondo, per questo ama fare letture trasversali dei saperi umanistici. In queste esplorazioni testuali coinvolge spesso i suoi alunni che la seguono con entusiasmo e giusta ironia. Si è laureata in Letteratura Italiana Moderna e Contemporanea e prima di fare l’insegnante a tempo pieno, impegnata nelle tante attività della sua scuola, si è occupata di giornalismo, di teatro, di soggetti per fiction e di critica letteraria. Si interessa di dialogo intereligioso, indaga le religioni abramitiche e i suoi luoghi. “Tempeste e approdi” è il suo primo libro, giunto in ottimo porto dopo un po’di utili tempeste.
Autore: Maria Cristina Mannocchi
Titolo: Tempeste e approdi – La letteratura del naufragio come ricerca di salvezza
Editore: Ensemble
Anno di pubblicazione: 2012
Prezzo: 16,00 Euro
Pagine: 252