“La democrazia in Italia” (Cronopio, 2011) di Maurizio Zanardi, potrebbe apparire come una raccolta di saggi già fuori tempo consentito, visto il cambiamento italiano degli ultimi mesi.
Invece, è più che mai attuale, un modo per ripensare il concetto di democrazia.Sono scritti critici, che non rispondono ad un padrone e che esaminano con lucidità l’involuzione del nostro modo di fare politica, e conseguentemente della nostra società, a seguito della svolta berlusconiana. Critiche che non escludono nemmeno la sinistra, che offre, oggi, un processo culturale totalmente cannibalizzato da una società frenetica e consumistica e che, indissolubilmente, va a ripercuotersi sui modelli politici proposti dal PD. Una politica imborghesita, come si evince anche nel bellissimo saggio di Moroncini, che, da sinistra, propone una sfida culturale piccolo-borghese e, da destra, l’Uomo Nuovo, “del desiderio e del consumo”.
Oppure, come giustamente ci ricorda Pezzella nel saggio finale, “nessuna trascendenza si compiace di sacralizzare il corpo mortale” di Berlusconi. “Non è un rappresentante del Dio trascendente […] ma pretende quanto meno di fisicizzare nella sua stessa persona l’eterna giovinezza delle merci e dello spettacolo”. Un corpo “contenente”, parafrasando Moroncini, più che di “contenuto”, Donna in quanto seducente col suo narcisismo patologico, la “necessità di essere amato fino all’adorazione”, “il bisogno di conquista continuata”. La democrazia, concetto, già di suo, che abbisogna sempre di un appendice (ad esempio, democrazia liberale o democrazia rappresentativa), ne esce, quindi, sconfitta. Non si dovrà mai smettere di analizzare il fenomeno del berlusconismo, anche quando Berlusconi sarà morto, perché non si tratta di una parentesi, un po’ troppo lunga, della nostra storia repubblicana ma di un cambiamento decisivo, e imposto con la forza, del costume degli italiani.
Con Berlusconi, infatti, come spiega Zanardi, si entra nella società dello spettacolo, ragion per cui si devono dare nuove definizioni alle cose. E se il capitale umano, per dirla con Pasolini, è “anche il proprio aspetto, la mera presenza fisica”, con Berlusconi quest’ultima viene valorizzata, è merce per ricavare un profitto. Zanardi scrive che stiamo investendo sul nostro corpo e “ci piaccia o no, le giovani donne che frequentano il presidente del consiglio sembrano soggettivarsi come imprenditrici di se stesse piuttosto che come vittime”.
Come siamo arrivati qui? Una visione dei fatti, seppur personale ed estremizzata, la dà Romitelli nel suo saggio iniziale sostenendo che lo Stato Italiano, dopo essersi data una costituzione repubblicana, non ha provveduto minimamente a defascistizzare il paese ponendosi, anzi, sotto l’ombrello delle potenze vincitrici che hanno pesantemente condizionato – vedi il caso Moro – la vita politica del nostro paese. Non c’è più desiderio di fare politica e il neoliberismo ha fallito. Questo libro ha in nuce alcune soluzioni per uscire da questa crisi, più che economica, culturale ma è soprattutto un insieme di proposte di lettura che potrebbero aiutare molto il dibattito sull’argomento.
Maurizio Zanardi è tra i fondatori di Cronopio per la quale ha curato i volumi “Politica” (1993); “Le lingue di Napoli” (1994); “Aporie napoletane. Sei posizioni filosofiche” (2006).
Autore: AA.VV.
Curatore: Maurizio Zanardi
Titolo: La democrazia in Italia
Editore: Cronopio
Anno di pubblicazione: 2011
Prezzo: 17,50 euro
Pagine: 215