Il libro russo dei sogni a colori: intervista a Gina Ochsner

il-libro-russo-dei-sogni-a-coloriUn palazzo fatiscente, nella città siberiana di Perm nei primi anni ’90: è soprattutto ambientato tra cortili, scale e appartamenti lo splendido “Il libro russo dei sogni a colori” dell’americana Gina Ochsner (Nottetempo), a metà tra tradizione popolare russa e realismo magico.

Condominio fatto della materia dei sogni dei suoi bizzarri personaggi: come in un quadro di Chagall, i piani si confondono, il vecchio Mirkhat, morto dopo essersi gettato in volo dal tetto, torna in vita e non dà pace agli altri condomini. Tanja, guardarobiera nel museo della città passa le giornate ad annotare poesie sul suo taccuino azzurro. L’ebrea Olga aspetta invano il marito mai tornato dalla guerra. Il condominio come microcosmo per indagare la natura umana, come quando la Ochsner, mentre studiava a San Pietroburgo, osservava le persone: “Al museo dell’Artico ho conosciuto due anziane impiegate che spolveravano con grande dedizione un logoro lupo imbalsamato. Ho sempre saputo che personaggi simili sarebbero diventati parte di una storia” racconta. “Avrei dovuto viaggiare per un Paese immenso come la Russia, per vedere quante donne c’erano come lei, con una singola mansione a trascinarle avanti, giorno dopo giorno”.

Perché la Russia, e Perm?
“La Russia è un luogo ricco di miti, storie, tradizioni. Il paesaggio fisico, così vasto, e il clima, così severo in inverno, aggiungono mistero. Perm è una città ricca di storia, piena di vita, suoni, colori, e sì, anche fango: mi è sembrato un luogo ideale da esplorare e su cui fantasticare.”

Com’è stata la sua esperienza di vita e lavoro in Russia?
“Ho cercato di osservare le persone il più possibile. Sono stata abbastanza fortunata da partecipare ad alcuni seminari letterari per scrittori a San Pietroburgo. Il più spesso possibile, me ne andavo e passavo ore all’ufficio postale (dove succedono moltissime cose!) o al più vicino Internet café sulla prospettiva Nevsky. O al museo dell’Artico e dell’Antartico: una vera perla, dove ho visto le due anziane donne spolverare il pelo del lupo.”

Il romanzo è ambientato in una città, ma ancor più in un condominio: il palazzo come microcosmo?
“Questo edificio fatiscente mi è sembrato un utile espediente narrativo, un crogiuolo dove ognuno si rivela nella sua vera natura. Il condominio costringe le persone a un’intimità che in contesti diversi sembrerebbe impossibile. Conflitto anche divertente da indagare: e dove meglio che in Russia, in una città industriale piena di storia e di contraddizioni?”

Molti libri, negli ultimi anni, sono ambientati in villaggi o città di provincia, persino condomini, più che nelle metropoli: la letteratura ha sempre più a che fare con un tempo e uno spazio specifici, piuttosto che con grandi storie ed epopee?
“E’ più facile per me raccontare vite specifiche in un luogo ben definito, pensando alle interconnessioni tra esse. Questo approccio in cui ogni personaggio e scena è solo un pezzo di un mosaico mi è sembrata la via migliore per parlare di queste persone con le loro particolari ferite, dolori e speranze. Ho pensato che seguendo le loro storie da vicino, le storie più ampie, di cui ognuna è parte, si sarebbero fuse in modo profondo.”

Il libro sembra ispirato sia dalla letteratura russa tradizionale sia dal realismo magico.
“Credo che la letteratura russa abbia una lunga e consolidata tradizione di fiabe, miti e realismo magico. Pushkin scrisse alcuni racconti che incorporano elementi di stranezza e soprannaturale. Gogol, partendo dalle fiabe tradizionali ucraine, portò elementi di soprannaturale e sogno nelle sue storie. La confluenza di realismo e fantastico mi è sembrata la rappresentazione naturale di ciò che chiamiamo vita. Ho letto con grande ammirazione anche le storie di Ludmilla Petrushevskaya e Victor Pelevin, dove ho trovato echi sia delle antiche favole sia di racconti moderni. Le mie storie sono multistrato: ogni strato è intessuto di miti, favole, proverbi e passi dalla Bibbia, perché grazie a esse i miei personaggi danno significato al proprio mondo.”

La favola torna anche nel romanzo contemporaneo, quindi.
“Devo confessarlo: pur essendo decisamente adulta, non posso non essere affascinata dalle fiabe. La collisione tra reale e fantastico, naturale e soprannaturale, umano e divino, è di enorme fascino. Con questo libro sono tornata alle antiche storie di bambini persi nei boschi, lupi famelici, Baba Yaga (la strega malvagia della tradizione popolare russa, ndr) con mortaio e pestello: le fiabe permettono di dare un nome alle nostre paure più recondite e affrontarle.”

Gina Ochsner (1970), statunitense, ha pubblicato due raccolte di racconti: “The necessary grace to fall” (2002, Flannery O’Connor Award for Short Fiction) e “People I wanted to be” (2005). “Il libro russo dei sogni a colori”, suo primo romanzo, è stato tra i finalisti dell’Orange Book Prize nel 2009.

Autore: Gina Ochsner
Traduttrice: Elisa Comito
Titolo: Il libro russo dei sogni a colori
Casa editrice: Nottetempo
Anno di pubblicazione: 2011
Pagine: 410
Prezzo: 18,50 euro