“Il mio magazzino è pieno di libri, ma la mia casa editrice rischia di chiudere per sempre”. Sono le parole di Davide Ghaleb editore dell’omonima Casa Editrice situata nel centro di Vetralla nel cuore della Tuscia nello storico Palazzo Paolocci. Migliaia di pubblicazioni se non saranno vendute andranno al macero, terribile spreco di un patrimonio culturale che andrebbe invece preservato.
“La Casa Editrice nata nel 1998 ha portato alla luce oltre un centinaio di pubblicazioni (alcune di livello internazionale), tre testate giornalistiche locali, un portale culturale, ha organizzato concerti, mostre e numerose altre iniziative insieme alla collaborazione scientifica del Museo della città e del territorio nelle persone dello scomparso Enrico Guidoni Professore ordinario di Storia dell’Urbanistica presso la Facoltà di Architettura dell’Università La Sapienza ed Elisabetta De Minicis Professore associato in Archeologia medievale presso l’Università La Sapienza. Sono stato l’editore di riferimento per quanto riguarda la Tuscia tramite la pubblicazione di testi scientifici”. Un lavoro continuo in una realtà, quella viterbese carente di stimoli culturali.
Ricordiamo a Ghaleb che un ex ministro della Repubblica recentemente ha sostenuto che “la gente non mangia di cultura”. Domandiamo quindi all’editore nella sua veste di operatore culturale cosa ne pensa al riguardo. “Naturalmente non sono assolutamente d’accordo con l’ex ministro. Non so se la sua fosse solamente una battuta infelice o se credeva veramente a ciò che diceva. Di cultura si mangia, si vive e si respira!”. Purtroppo la Casa Editrice della Tuscia non è l’unica che rischia di chiudere per sempre i battenti. Durante la decima edizione di Più libri, meno libri 2011, Fiera della piccola e media editoria, sono stati resi noti i dati della Nielsen BookScan che segnalano un calo dello 0,7% nel valore complessivo delle vendite. Inoltre la piccola e media editoria nel 2011 ha perso il 4,8%, ritornando ai valori del 2009. Marco Polillo, presidente dell’AIE (Associazione Italiana Editori), ha posto l’attenzione sul fatto che la negativa congiuntura economica ha toccato anche i librai, i quali hanno cominciato a rendere l’invenduto sguarnendo il punto vendita e aumentando il fatturato negativo delle case editrici. Anche il presidente dei piccoli editori Enrico Iacometti, ha sostenuto che “il sistema delle rese finanziarie andrebbe regolamentato, cercando accordi con i librai sul territorio”. Forse ciò è in parte dovuto al fatto che il futuro dell’editoria è sempre più in digitale, secondo i dati dell’ufficio studi dell’AIE, infatti, i titoli degli eBook italiani sono passati dai 1.609 di dicembre 2009 ai 6.879 del dicembre 2010 sino ai 18.816 di fine novembre 2011. Per quanto amanti delle nuove tecnologie siamo sempre più convinti del fascino antico e immutabile che solo un libro dal caratteristico odore di stampa può trasmettere. “Le cause profonde della crisi del mercato dell’editoria sono tante” – prosegue Ghaleb – “In primis lo strapotere delle grandi case editrici, oramai vere e proprie multinazionali, come Feltrinelli, Mondadori, Einaudi che hanno in mano quasi l’intero mercato. Altro neo è la catena di distribuzione che è al servizio dei soli grandi editori. Con il completamento dell’acquisizione da parte della Feltrinelli della PDE (Promozione Distribuzione Editoriale) la Feltrinelli oltre ad avere il mercato editoriale ha acquistato un potere incredibile di distribuzione con annessi anche i diritti di esclusiva. I piccoli editori andranno piano piano a morire. Sarà difficile invertire la rotta negativa, secondo me non c’è scampo anche perché il mercato si sta dirigendo sempre più verso i file digitali, l’eBook. Tra dieci anni saremmo in pochi a pubblicare libri su carta… sono pessimista anche perché i fondi sono esauriti, non solo quelli per l’editoria elargiti dagli enti pubblici, ma anche i fondi di ricerca per l’università che sono scomparsi. La pubblicazione delle Tesi di laurea delle quali mi sono occupato per anni è praticamente scomparsa.
“Non riusciamo a rassegnarci” è l’accorato appello degli amici, estimatori, curatori e autori di Davide Ghaleb che lo scrittore Antonello Ricci intervistato da Tuscia Web definisce come un “pezzo d’Italia. Un minuscolo, esemplare pezzo di un’Italia che ci ostiniamo a ricordare e a desiderare migliore. Un’Italia refrattaria a qualunque conformismo, capace di resistere alle sirene del compromesso. Un’Italia ricca di ardore, di genuino inestinguibile amore per la verità della cultura”. Se ciascuno di noi quindi entro il 31 gennaio acquistasse un libro appartenente all’opera culturale della Davide Ghaleb on line o presso la sede potrebbe ridare ossigeno e speranza a una casa editrice che fin dalla sua nascita si è spesa per focalizzare l’attenzione sulla conoscenza e la valorizzazione del patrimonio storico, artistico, architettonico, ambientale della Tuscia e della provincia. È da segnalare che il consigliere regionale Giuseppe Parroncini lo scorso 6 gennaio ha incontrato a Palazzo Paolocci Davide Ghaleb. “Quando si rischia di perdere un pezzo di cultura nel territorio, la solidarietà non può essere solo a parole, ma concreta” ha sintetizzato Parroncini acquistando uno stock di libri rispondendo così in maniera effettiva all’appello invitando tutti “istituzioni e cittadini a fare altrettanto”. “Sono estremamente convinto della bontà del lavoro portato avanti da Ghaleb in questi anni” – ha proseguito Parroncini – “che ha prodotto oltre cento pubblicazioni sulla storia e le bellezze della Tuscia viterbese. Un lavoro che, anche attraverso il legame con il Museo della città e del territorio, permette di tenere vivo un patrimonio di conoscenze che altrimenti potrebbe andare perduto”. La tabula gradulatoria (“l’ideale sarebbe arrivare a mille entro il 31 gennaio ma in verità molti hanno acquistato più di un libro quindi la cifra è superiore”) inserita nel sito da Ghaleb registra il costante incremento delle vendite dimostrando che la passione, l’impegno di un editore vengono premiati. “Mi aspettavo questa grande mobilitazione generale in favore della mia casa editrice perché ho fatto un lavoro enorme di visibilità nella Tuscia. Quindi sì tanta solidarietà ma anche consensi economici. Si è mossa in mio favore anche una piccola fetta delle politica locale. Sul sito troverete tutti i nomi di chi ha contribuito”.
Dopo aver parlato con Davide Ghaleb, non possiamo non concordare con la riflessione di Antonello Ricci “Al tempo stesso Davide Ghaleb ci sembra che rappresenti anche l’Italia più onesta, quella sempre china sul proprio lavoro, con cura paziente, con perizia artigianale, con fedeltà e tenerezza per tutte le cose belle. Belle perché fatte a regola d’arte. Un’Italia generosa, piena di fiducia, di amicizia, di vero coraggio. In fondo credo che non servano troppi discorsi”. È dunque vero che “per capire Davide Ghaleb editore basta sfogliarne il catalogo”.
Davide Ghaleb Editore
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