A volte capita di leggere un libro di un amico su un treno che corre verso Torino, a volte capita che quell’amico è Paolo Di Paolo, una delle grandi promesse della narrativa italiana, a volte queste promesse si mantengono e si inizia a pensare “beh, è diventato davvero bravo”.
Poi succede che la domanda che sta a titolo del libro, Dove eravate tutti (Feltrinelli, 2011), non è una domanda ma una affermazione che si solidifica al cospetto del nostro tempo. E allora di domande me ne vengono molte altre. Le formuli a te stesso, ai tuoi genitori, ai tuoi amici. Dov’ero? Dove eravamo? Dove siamo stati?
Capita poi di passare in via del Corso, attraversare con lo sguardo i palazzi della politica, cercare volti di personaggi più o meno noti della scena italiana e sentire l’odore grigio e malinconico della fine di un’epoca.
Da diciassette anni mi chiedevo come sarebbe stata l’ultima stagione di Berlusconi. Immaginavo la festa, l’ebbrezza, il carnevale. Del carnevale rimangono però solo le maschere. E la quaresima.
Dove sono ora? In che paese vivrò i miei trent’anni? In che paese vivranno, se mai li avrò, i miei figli?
Paolo Di Paolo ha un anno in meno di me ma ha vissuto le stesse stagioni. La generazione che ha visto tutte le riforme scolastiche e lo smembramento dello statuto dei lavoratori.
Berlusconi c’era al mio esame di licenza media, alla mia maturità, alla mia laurea triennale, alla mia magistrale. Assisteva come un’ombra, nascosto dal governo fantoccio dell’Ulivo, al mio primo bacio, alla mia prima volta, alle prime storie importanti.
No, non mi aspettavo quest’aria spessa di un autunno che è stato fin troppo caldo. Non me lo aspettavo quando da ragazzo mi illudevo alle belle parole di una sinistra che non so neanche dove possa essere finita. Non me lo aspettavo quando sommersi dalle luci al neon delle feste di Arcore, non ci accorgevamo che stavamo sprofondando tutti insieme, i buoni e i cattivi, i giusti e gli sbagliati, in un luogo di cui non conosciamo ancora il nome.
L’autore ha ricoperto il cielo di parole, tutte quelle cha abbiamo sentito in questi anni, che abbiamo iniziato ad accettare nonostante una vocina dentro di noi ci dicesse di non afferrarle.
Dove eravamo quando siamo diventati razzisti e abbiamo permesso che si dicesse “zingaro” come una pugnalata, come un’offesa. Quando abbiamo permesso che fascismo e resistenza si sovrapponessero. Quando abbiamo infangato il nostro paese in quella parte dove il sole batte più forte e in maniera più splendente. Quando abbiamo accettato il vocabolario da osteria, la mercificazione del corpo femminile.
Dove eravamo quando la scuola, luogo simbolo della nostra infanzia, e delle infanzie dei nostri genitori e dei nostri nonni e dei nostri avi, è stata lasciata morire in una lenta agonia che non ha percosso le nostre coscienze?
Il professore in pensione che investe volontariamente un suo ex alunno non è un deus ex machina, è un passaggio di consegne atrocemente attuale. Non è neanche il “vecchio” buono che tenta l’ultimo attacco al “nuovo” cattivo: è uno scontro tra due anime esautorate dalla grande illusione di questi anni zero che non si possono storicizzare.
Ho sentito commenti contrastanti su questo libro. Troppo presto, troppo facilmente, catalogato come un libro su Berlusconi. Io l’ho inteso come un quaderno di appunti di una persona che ha paura che la gente possa dimenticare, un diario certamente pensato per poter dire a tutti cosa è stato per noi questo tempo.
Per raccontare cosa abbia significato per la nostra generazione vedere i propri genitori dimenticarsi dei valori insegnatoci, cosa abbia voluto dire pretendere costantemente un “futuro” senza accorgersi che stavamo perdendo sotto i piedi il presente.
Paolo Di Paolo è nato nel 1983 a Roma. Nel 2003 entra in finale al Premio Italo Calvino per l’inedito, con i racconti Nuovi cieli, nuove carte. Ha pubblicato libri-intervista con scrittori italiani come Antonio Debenedetti, Raffaele La Capria e Dacia Maraini. È autore di Ogni viaggio è un romanzo. Libri, partenze, arrivi (2007) e di Raccontami la notte in cui sono nato (2008). Ha lavorato anche per la televisione e per il teatro: Il respiro leggero dell’Abruzzo (2001), scritto per Franca Valeri; L’innocenza dei postini, messo in scena al Napoli Teatro Festival Italia 2010.
Autore: Paolo Di Paolo
Titolo: Dove eravate tutti
Editore: Feltrinelli
Anno di pubblicazione: 2011
Pagine: 224
Prezzo: 15 euro