Un libro che gli appassionati di musica aspettavano da più di vent’anni, “Le forme sonata” di Charles Rosen (Edt – rivista anche la traduzione rispetto alla vecchia edizione Feltrinelli), quello che si vuol dire un classico della storiografia musicale, benché non privo di letture controverse. Il complesso lavoro del grande musicologo (e pianista in proprio), autore di almeno altri due libri fondamentali quali “Lo stile classico” (attualmente fuori catalogo), e “La generazione romantica” (Adelphi) – a suo tempo divise gli studiosi perché presentava un approccio alla materia diverso da quello tradizionale.
Nella prefazione all’edizione del 1988, presente nel volume della casa editrice torinese, Rosen si avvale di un esempio del biologo e paleontologo Stephen Jay Gould, secondo il quale “non ci sono essenze, non esiste ‘lo scimpanzè’ (…), si deve imparare a riconoscere i singoli scimpanzè”.
Ecco, per Rosen “le sonate sono come gli scimpanzè” – tanto per dare ragione del plurale presente nel titolo e dell’effettivo svolgimento del volume. Volume articolato in una lunga serie di esempi che declinano quella che si riteneva una forma standard a partire dalla fase barocca per culminare, nell’analisi dello studioso, nel Settecento tedesco. La convinzione sottesa a quello che fu un vero mutamento di paradigma era che la sonata costituisse una “tecnica per creare un tessuto nuovo e una nuova articolazione” per varie forme “come l’ouverture, l’aria, il concerto, il rondò e il minuetto”. Non solo. L’”oggetto sonata”, inteso come la forma di un solo movimento, esposizione, sviluppo e ripresa (del quale Rosen ricorda la vulgata per così dire normativa – nata in effetti a questo scopo a inizio Ottocento: più un “come fare” che un vero comprendere) non era più da considerare un modello iperuranico astratto, o, peggio, estratto da qualche capolavoro (dalla triade Haydn, Mozart, Beethoven preferibilmente) e pronto per l’uso nella fattispecie delle repliche successive.
Piuttosto, Rosen ha preferito parlare di un “modo di scrivere musica” che rappresenta sì il cuore dello stile classico ma intreccia interdipendenze significative non solo con le esperienze romantiche di Mendelssohn o di Schubert (le cui innovazioni sono per Rosen “più che un’estensione dello stile classico, invenzioni completamente nuove” fino alla realizzazione di “uno stile difficilmente riassumibile in termini classici”) ma anche con le più ampie determinazioni culturali e sociali d’epoca. Le attese del pubblico per esempio, all’”esterno”. Per dirne una: la “chiarezza drammatica” implicita nel dettato strutturale della forma-sonata era riconoscibile più che altrove. L’analisi delle stesse forme binarie e ternarie, dell’aria, del concerto, delle evoluzioni e trasformazioni strutturali delle forme-sonata annette all’indagine anche la ricezione degli ascoltatori. Solo tenendosi strette queste premesse, il lavoro di Rosen può dispiegare l’amplissima serie di letture “sui testi”, sulle partiture che costituiscono il grosso del volume: la dovizia di esempi che concorrono a mostrare temi, esposizioni, sviluppi, riprese e code non dimentica mai la funzione che potevano rappresentare per ogni avventura estetica, per ogni musicista.
Charles Rosen è una delle grandi figure della scena musicale contemporanea. Pianista attivissimo, amico e collaboratore dei massimi compositori del Novecento, da Stravinsky a Elliot Carter e Pierre Boulez (tutti e tre gli hanno dedicato una composizione), musicologo tradotto in un’infinità di lingue, critico, docente universitario e conversatore brillante. Di Rosen EDT ha già pubblicato Piano Notes. Il pianista e il suo mondo (2008).
Autore: Charles Rosen
Ttolo: Le forme-sonata
Editore: EDT
Anno di pubblicazione: 2011
Pagine: 432
Prezzo: 25 euro
Finalmente questo libro fondamentale è stato ripubblicato! per chi vuol capire meglio la musica classica è doverso leggerlo. grazie all’editore e a michele lupo che ne ha parlato!