La vita di Vasco Rossi pare essersi fatta meno spericolata, come testimoniato dalle sempre più frequenti incursioni del cantante in settori diversi da quelli del rock. Non limitandosi alla partecipazione finanziaria al free press di recensioni letterarie Satisfiction, curato dall’amico Gian Paolo Serino, Vasco irrompe sul palcoscenico dell’editoria libreria con la pubblicazione di un proprio diario, pubblicato da Chiarelettere, che raccoglie i pensieri e le riflessioni di una vita, comprese quelle dell’ultimo periodo, veicolate sui social network, che hanno suscitato qualche polemica.
E che hanno proiettato l’immagine di un nuovo Vasco sempre meno rocker – tanto da aver deciso di rinunciare alle esibizioni live – e più “pensatore”: del resto, anche gli anni (60 a febbraio) come gli acciacchi fisici cominciano a pesare.
Un mosaico di pensieri, ricordi e riflessioni che incollati insieme vanno a formare tutto il mondo che Vasco ha in testa, disposti graficamente in 182 pagine a mo’ di diario, quelli più importanti e graffianti riportati a caratteri cubitali. Un libro di dichiarazioni che spaziano su infanzia, vita privata e pubblica, esordi, polemiche per i testi ed i “messaggi” dei brani, ispirazione compositiva, depressione e mal di vivere nonostante soldi e notorietà, amore, famiglia, paternità, donne del passato e del presente, droga, eccessi, successo, Dio e religione, politica, passato e futuro, ecc.
In queste pagine, la sua vita e le sue esperienze sono raccontate in pillole: “All’inizio della mia carriera la gente stava distante da Vasco Rossi perché pensava fosse pericoloso. Mi consideravano il colpevole di tutto: se c’era la droga era colpa mia. Era mia la responsabilità anche per quelli che avevano scelto la cocaina. Che poi a pensarci bene sono uno che testi sulla droga non ne ha mai scritti. Ne ho messo giù uno sulla Coca-Cola e tutti stavano lì a dire che avevo fatto delle allusioni. Ma nessuno ha mai accusato la bibita che è in circolazione da più di cent’anni proprio con quel nome lì.”
“Vorrei fondare l’Arci-tossico, in difesa dei tossicodipendenti, i più fragili ed indifesi, che vengono trattai come cani.”
“Una volta Pino Daniele mi ha detto: “In questo mestiere le donne ti possono schiacciare”. Per questo ho scelto una compagna fuori dal giro: temevo la sindrome Yoko Ono.”
“Non ho avuto figlie femmine. Questa è stata la mia punizione divina perché l’avrei voluta veramente una femmina, avrei voluto una donna che mi amasse davvero…”
“Sono un carattere di quelli che hanno il famoso mal di vivere. Io non so cosa sia, però in realtà sono un tipo molto solare quando c’è la gente… Già “Jenny” aveva chiarito che non ero un ragazzo particolarmente felice o allegro, avevo qualche problema di esaurimento nervoso come si chiamava a quei tempi. Oggi si chiama depressione.”
“Io vengo dai cantautori, ho cominciato a scrivere ai tempi di Guccini, Dalla, De Gregori, De André. Cercavo di far canzoni come quelle, naturalmente non riuscivo a farle così belle, perché non avevo quel linguaggio. Poi ho iniziato a scrivere canzoni particolari…La prima è stata “Ogni volta”. L’ho scritta una mattina, ero sul letto, dovevo ancora dormire e secondo me ho cominciato proprio a delirare…quando l’ho finita ero convinto che fosse una canzone che capivo solo io. Poi l’ho fatta sentire e ho avuto la meraviglia che la gente capiva perfettamente. Così ho trovato il mio stile.”
“La vita è come un’onda che ti trascina e ti trasporta…Poi però raggiunge la riva e sembra morta. Invece no: si rinnova!….Così io ho dichiarato conclusa la mia stra-ordinaria attività di rockstar…Ho finito una corsa che mi ha portato alla vittoria…Adesso cambio forma, cambio mira. Mi lancio in una sfida nuova. Alzo la posta. Sta per nascere un Vasco nuovo, inedito, ancora più libero, più vivo e più solo…Ancora più folle, temerario…e scomodo.”
Rivolgendosi, infine, ai fans: “Cari amici, fratelli, compagni di strada, di vita, di illusioni, di passioni e di grandi delusioni. Non vi chiamo fan. Per voi la parola fan è riduttiva, semplicistica e anche un po’ offensiva. Voi siete persone! Con una grande affinità elettiva tra voi e con me! Non siete una massa ottusa e omologata, rimbambita e unita, amante della Coca-Cola o persa e delirante dietro lo stesso cantante, sognando di sposare Simon Le Bon.”
“Tutto sommato sono la dimostrazione vivente che si può vivere anche senza fare troppi compromessi con se stessi.”
Alla fine del libro-diario (disponibile anche come e-book) è ricordata l’articolata discografia del cantante emiliano. Il ricavato delle vendite sarà devoluto interamente al Gruppo Abele di Don Ciotti che Vasco ha visitato in occasione della mega intervista a Torino con La Stampa.
Proprio a Torino, probabilmente, Vasco Rossi darà il concerto d’addio, poiché, per i tanto pubblicizzati problemi fisici, ha dovuto saltare la tappa del capoluogo piemontese nel suo ultimo tour.
Vasco Rossi nasce a Zocca (Modena) nel febbraio del 1952. Vince a soli 9 anni un concorso canoro. A 14 anni forma il suo primo gruppo. Inizia a comporre canzoni, due delle quali, Jenny è pazza e Silvia, compaiono nel suo primo 45 giri. Nel 1978 arriva il primo album, dal titolo Ma cosa vuoi che sia una canzone. Il secondo album, Non siamo mica gli americani, del 1979, contiene, tra le altre, quella che è considerata ancora oggi una delle più belle canzoni di tutti i tempi, Albachiara. Il primo successo arriva con Siamo solo noi del 1981. Nel 1982 partecipa al Festival di Sanremo con il brano Vado al massimo, che si piazza all’ultimo posto della classifica ma diventa un successo. Nel 1983 Vasco torna sul palco dell’Ariston e canta Vita spericolata che lo consacra definitivamente. Il successo è folgorante, il numero dei suoi fan in continua crescita, fino a riempire stadi per più date consecutive. Fino a oggi, sulla soglia dei sessant’anni, ormai un mito, non solo rock.
Autore: Vasco rossi
Titolo: La Versione di Vasco
Editore: Chiarelettere
Anno di pubblicazione: 2011
Pagine: 192
Prezzo: 14 euro
Articolo di Gaetano Farina