Luca e Manuela insegnano Storia dell’arte medievale all’università fin dalla laurea, quando ancora non stavano insieme. I primi anni sono trascorsi con l’incertezza che segue il diploma, gli altri nella certezza di aver intrapreso una strada rischiosa. Se all’inizio, infatti sono stati la punta di diamante dei collaboratori della cattedra, tanto da permettere a Luca di superare brillantemente il concorso di ricercatore e di diventare associato a soli trentasette anni, poco a poco, si sono visti isolare, mettere da parte da una melma di raccomandati, apparentati, sponsorizzati, segnalati, mezze calzette che guardavano Luca e Manuela, troppo bravi, troppo preparati, troppo apprezzati all’estero, come corpi estranei.
Estranei sì, ma a un’università italiana che è andata trasformandosi in un’altra scuola superiore, un’area di stazionamento per ragazzi, sempre più lontana dal mondo del lavoro, ma dove le vecchie baronie sono rimaste intatte e dove il corpo docente – la maggior parte intelletualoidi senza alcuna vocazione per l’insegnamento e per la cultura – deve il proprio posto a contatti con il potere.
Non è un caso, perciò, che l’ordinario di Storia dell’arte medievale, magnifico rettore dell’ateneo, il professor Gianandrea Zentilomo, abbia fatto di tutto per tenere entrambi all’oscuro di un importante ed ambizioso progetto: un grande convegno previsto per la primavera successiva, tagliato su misura per la professoressa Maranghi, per darle la cattedra che uno dei veri pilastri dell’ateneo, il professor Sinibaldi, sta per lasciare libera. E’ proprio quest’ultimo a domandare ed ottenere di coinvolgere Luca e Manuela in un progetto che riguarda il ciclo di affreschi di Monte Monaco, in Abruzzo: si tratterebbe di arrivare in cima al monte dove, nell’isolamento più totale, si trova un Oratorio medievale, e scattare moltissime foto, anche dei particolari, di quello che, per superficie ricoperta e per figurazione – la Madonna triste -, appare come un’opera tanto originale quanto indecifrabile.
I due accettano, ma dopo il primo giorno di lavoro vengono rinchiusi per errore nell’Oratorio ed abbandonati dal custode che li crede ormai partiti. Devono trascorrere ben otto giorni prima che i parenti, preoccupati, e un guasto all’impianto elettrico impongano all’uomo un sopralluogo: Luca e Manuela, ritrovati allo stremo delle forze e ormai privi di sensi, vengono salvati per un soffio. Le loro condizioni, compromesse dalla mancanza di cibo e, soprattutto, dalla disidratazione, sono arrivate al confine tra la vita e la morte, un confine che provoca in loro non solo sogni e allucinazioni, ma vere e proprie esperienze extrasensoriali. In entrambi, infatti, una volta ripresa conoscenza, riemergono e continuano le visioni di violenza e di morte cominciate durante la permanenza forzata nel monastero: è così che viene alla luce la drammatica storia degli affreschi e del loro autore, il maestro Teolulfo. E’ come se un messaggio fosse stato in attesa, da lunghissimo tempo, di raggiungere qualcuno capace di recepirlo e di comprenderlo: due studiosi che, avendo dedicato se stessi al passato, lo hanno reso di nuovo presente.
Ma l’influenza che questa straordinaria esperienza ha sulle loro vite va bel oltre qualsiasi previsione: si materializza anche durante il famoso congresso che doveva mettere fine alla loro carriera in ateneo e che segna invece l’inizio di un’inaspettata rivincita.
Come spiegato dallo stesso autore, Giovanni D’Alessandro, “Monte Monaco esiste davvero. E’ in Abruzzo, in provincia dell’Aquila e il suo attuale nome, Bominaco, deriva appunto da Mons Monachus, da cui Mommenàco-Bominaco. Sulla cima di una remota altura, dove un tempo sorgeva un monastero, c’è un Oratorio medievale con un importante ciclo di affreschi, ma quelli di cui si parla nel romanzo sono frutto della fantasia, essendo stati immaginati in funzione della trama”.
Quello di D’Alessandro è dunque un romanzo dall’ambientazione originale, in parte realistica, in parte frutto della sua immaginazione; la trama è estremamente avvincente e ben equilibrata nelle sue parti – la presentazione dei protagonisti e lo scontro in università; l’esperienza di reclusione e le sue conseguenze; il congresso. La scrittura, visionaria e lucida al tempo stesso, ricca di dialoghi vivaci, ma che si concede anche intense pause descrittive, ben si adatta alla diversità delle situazioni e dei registri espressivi.
Il lettore non dovrà far altro che lasciarsi trasportare in questa avventura dell’anima che è, in parte, storia d’amore – fra un uomo e una donna, ma anche per la Storia e per l’Arte -, in parte, gotico moderno, e in parte viaggio nel mondo universitario italiano dove tensioni, lotte interne e ostruzionismo spesso ostacolano chi, invece, è mosso dalla vera passione per la conoscenza e per la ricerca.
Giovanni D’Alessandro, una laurea in legge, è profondo conoscitore della letteratura anglosassone e appassionato d’arte. Nel 1996, il suo esordio letterario, Se un d io pietoso (Donzelli Editore), cui hanno fatto seguito I fuochi di Kelt (Mondadori), La puttana del tedesco (Rizzoli), Il guardiano dei giardini del cielo e Sulle rovine di noi (San Paolo), che gli sono valsi premi e riconoscimenti letterari.
Autore: Giovanni D’Alessandro
Titolo: Soli
Editore:Edizioni San Paolo
Anno di pubblicazione: 2011
Prezzo: 18 euro
Pagine: 328 pagine
Articolo di Lidia Gualdoni