Mi ci voleva un circolo di lettura per farmi leggere “Masse armate ed esercito regolare“, il “mitico” pamphlet dello stratega Giap, simbolo della lotta impari ed eroica del popolo vietnamita, ripubblicato, con scritti di Luciano Canfora (direttore della collana “Histories”) e Tommaso De Lorenzis, da Sandro Teti Edizioni, coraggiosa e storica casa editrice romana.
Mi ci è voluto un circolo di lettura perché per la mia generazione quella zona di mondo è lontana anni luce da quell’espressione geografia che ha donato utopie a tutto l’occidente. La guerra in Vietnam è una pagina di storia che si ricorda più per la produzione cinematografica che per averla effettivamente studiata.
Lo leggo con attenzione, cercando parallelismi con la Tecnica del colpo di stato di Curzio Malaparte, ma non ne trovo. Cerco conforto negli altri partecipanti al circolo ma il loro giudizio è negativo. Ma non per il valore dell’opera (innegabile per qualità e valore storico) ma perché, dicono: “Siamo stufi di Giap-Giap-Ho-Chi-Minh”.
Non capisco. Mi spiegano. Sono il più giovane del gruppo, tutti gli altri hanno vissuto gli anni sessanta e settanta. Mi parlano degli slogan, dei miti, delle narrazioni di quel periodo. Cosa è stato Giap per loro.
Il modello per tutti i rivoluzionari, persino per Ernesto Che Guevara.
Ammetto l’ignoranza, eppure mi sono riempito la bocca di Cuba e di tutto il resto ai tempi del liceo e dell’università. Giap era un nome sentito o letto da qualche parte, nient’altro. Non ci riesco a chiedere: “è ancora vivo?”. La risposta mi viene dalla quarta copertina. Faccio i conti: il generale ha 100 anni. Cento, lo ripeto più volte. Cento. È sopravvissuto a tutto, persino alla globalizzazione.
Rimango affascinato dall’idea di propaganda armata, la “guerra del popolo”.
Mi assalgono due pensieri, entrambi durissimi, che diventano dubbi, poi domande: quella armata è l’unica rivolta possibile? Cosa rimane di quella battaglia in un paese, sulla via cinese, ridotto a una brutta copia del comunismo e del capitalismo, in una mistura asfissiante?
Quel piccolo uomo che diede corpo all’utopia del Novecento, di cui anche la nascita ha il fascino della leggenda, si ritrova ad essere un eroe centenario prigioniero nel suo letto: colui che sconfisse gli americani si trova ora sorvegliato dai servizi segreti, soltanto perché ha osato criticare il poeta del regime di Hanoi.
Poi scopro, grazie ad un articolo apparso sul “Venerdì” di “la Repubblica” che Giap è anche un poeta: mi viene sorriso di compiacimento. Allora sopravvivrà, penso. Per tutto quello che ha rappresentato. Nonostante tutto il resto.
Võ Nguyên Giáp (An Ka, 25 agosto 1911) è un militare, politico e scrittore vietnamita. Fu il capo militare del Viet Minh di Ho Chi Minh e dell’Esercito Popolare Vietnamita (PAVN) nella Repubblica Democratica del Vietnam.
Brillante tattico e stratega militare, Vo comandò le forze Viet Minh che liberarono il Vietnam dal dominio coloniale francese, e come comandante del PAVN del Vietnam del Nord combatté le forze statunitensi e sudvietnamite nella Guerra del Vietnam. Dopo la riunificazione, prestò servizio come Ministro della Difesa vietnamita e in seguito come Vice Primo Ministro
Autore: Vo Nguyen Giap
Titolo: Masse armate ed esercito regolare
Editore: Sandro Teti Editore
Anno di pubblicazione: 2011
Pagine: 206
Prezzo: 16 euro