La Primavera, una delle opere più famose del Rinascimento italiano, capolavoro indiscusso di Sandro Botticelli, è stata oggetto di numerose interpretazioni. Come per altri dipinti dello stesso periodo può essere “letta” in vari modi: oltre alle sue caratteristiche tecniche e strutturali, è possibile tracciare un percorso mitologico, legato ai soggetti rappresentati; filosofico, legato alla filosofia di Ficino ed all’accademia dei neoplatonici fiorentini dell’epoca; storico, legato alle vicende contemporanee del committente, e della sua famiglia, ovvero Lorenzo di Pierfrancesco de’ Medici, cugino di secondo grado di Lorenzo il Magnifico.
Proprio a questa terza ipotesi – ed in particolare ad uno scritto del professor Guidoni dell’Università di Roma – si è ispirata una scrittrice inglese il cui nome, Marina Fiorato, tradisce evidenti origini italiane. La Fiorato – viso dolce, occhi chiari e lunghi capelli color rame, che lo stesso Botticelli non avrebbe disdegnato come modella -, acuta osservatrice della nostra realtà, partendo dalla teoria secondo la quale diverse figure del dipinto personificano altrettante città o stati italiani, riesce a costruire una trama dove convivono amori impossibili e morte, la sete di potere di uomini visionari e l’anelito di libertà, sacro e profano, avventura, intrighi e mistero, dando vita ad un romanzo storico di grande suggestione e dal ritmo incalzante.
Siamo nel 1482, Luciana Vetra, prostituta a tempo pieno e di quando in quando modella, spudorata e dissoluta, ingiuriata dai rispettabili e dai morigerati, intenta a offrire uno o più peccati capitali agli angoli delle strade di Firenze, accetta di posare per Botticelli: indossato un abito di broccato, con un bellissimo manto fiorito su seta coloro crema, una ghirlanda di fiori intorno sulla fronte, intorno al collo e alla vita, sarà Flora, l’ottavo personaggio, l’unico ancora soltanto abbozzato, di un enorme, meraviglioso dipinto: la Primavera.
Luciana è perfetta in quel ruolo ma, dopo aver provocato involontariamente l’irritazione del maestro, si rende conto che non verrà pagata per il suo lavoro. Allora, in preda alla rabbia, sottrae dallo studio una copia esatta, anche se molto più piccola, del dipinto per cui ha posato. Da questo momento, qualcuno si mette sulle tracce della donna, seminando morte sul suo cammino. L’unico che può aiutarla a fuggire è il giovane e affascinante frate che ha in incontrato la mattina stessa e che ha cercato di riportarla sulla retta via, con scarsi risultati. E’ evidente che quella tela rappresenta molto più di ciò che in apparenza è raffigurato: la sfida per la strana coppia è decifrare i messaggi nascosti nelle le figure prima di essere catturati e uccisi per mano di sanguinari sicari. Una ricerca che li porterà ad attraversare l’Italia, da Firenze a Pisa, e poi a Napoli, Roma, Venezia, Bolzano, Milano e infine Genova, dove incontreranno nobili e assassini, cospiratori e traditori e, fra questi, figure storiche di grande rilievo: oltre a Lorenzo il Magnifico, Papa Sisto IV, Ferdinando d’Aragona, re di Napoli, Ludovico il Moro, Cristoforo Colombo ed altri ancora.
In una lotta contro il tempo, Luciana e Guido non solo cercheranno di smascherare un misterioso quanto grandioso complotto messo a punto dagli uomini più potenti della penisola, ma dovranno anche dimostrare un insospettabile coraggio e scoprire chi sono veramente, interrogandosi sul significato della loro esistenza, sui sentimenti che li legano, e sulla possibilità di un futuro insieme.
I due protagonisti, che si respingono e si attraggono nello stesso tempo, tanto diversi da diventare complementari, vengono coinvolti, loro malgrado, in situazioni avventurose al limite dell’incredibile, ma non mancano momenti drammatici o divertenti, dovuti, questi ultimi, soprattutto alla sfrontatezza della donna. Marina Fiorato ci accompagna così in una delle possibili letture di un’opera d’arte che, senza avere la pretesa di essere originale, induce nel lettore una riflessione non solo su uno dei periodi più importanti e fecondi della storia italiana, ma anche su quello che, a livello embrionale può essere considerato il primo tentativo, dopo la caduta dell’Impero Romano, di unificazione della nostra penisola. Un’aspirazione che, nonostante la ricerca di Lorenzo il Magnifico di un accordo tra gli stati italiani, non venne compresa dagli altri prìncipi italiani e si concretizzò solo quattro secoli più tardi.
Marina Fiorato è nata a Manchester da una famiglia di origini veneziane. Dopo essersi laureata in Storia a Oxford, ha proseguito gli studi proprio a Venezia, città che l’ha incantata al punto di celebrarvi il matrimonio col regista inglese Sacha Bennett.
Autore: Marina Fiorato
Titolo: La ladra di primavera
Editore: Editrice Nord
Anno di pubblicazione: 2011
Prezzo: 19,60
Pagine: 496
Articolo di Lidia Gualdoni