Il Nilo, il fiume più lungo del mondo, fa da sfondo a “Oltre il paradiso” di Mansoura Ez Eldin (Piemme, 2011) traduzione di Valentina Colombo, l’ultimo romanzo della scrittrice egiziana acuta osservatrice dei mutamenti sociali del suo paese natale. La giornalista trentaduenne Salma Rashid era tornata dal Cairo, dove viveva e lavorava al villaggio che l’aveva vista nascere “a casa della sua famiglia. Quella casa che, dopo la morte di suo padre, era abbandonata. Ci abitavano solo sua madre Thuraya, e la vecchia zia Nazla, e talvolta sua sorella Hiyam, che di solito viveva con lei”.
Era stato un ritorno doloroso quello di Salma costretta a fare i conti con il proprio passato simboleggiato dall’enorme baule pieno di carte bruciato dalla giovane donna “in uno spiazzo vuoto del cortile sul retro della casa”. Questo “misterioso rito pagano” e la fiamma che si sprigionava non erano certamente in grado di cancellare dalla mente di Selma i ricordi belli o brutti contenuti nel baule. Era un’illusione e la ragazza mentre osservava il baule “che si stava consumando come se la sua esistenza fosse appesa a quella distruzione” ne era perfettamente consapevole. Era stato un sogno a far ritornare Selma al villaggio rurale situato nel delta del Nilo, un sogno violento e opprimente nel quale uccideva Gamila Saber la sua amica d’infanzia così diversa da lei e con la quale aveva da sempre condiviso sogni e speranze. Entrambe le ragazze avevano lasciato il luogo di origine per scoprire il mondo con esiti diversi, Gamila era riuscita a liberarsi del mondo antico e carico di superstizione legato all’Egitto, Selma invece era rimasta ancorata al passato. “Gamila era il sole, Selma la luna”.
Beyond Paradise è il veritiero ritratto di una saga familiare che abbraccia tre generazioni al centro della quale si pone Selma che appartiene a quella generazione di persone nate alla fine degli anni Settanta al quale sono mancate molte opportunità considerando che l’Egitto ha subito la trentennale dittatura del regime di Hosni Mubarak. Il libro ha ottenuto il plauso del pubblico e della critica ed è stato finalista del Prize of Arabic Fiction 2010, il premio più importante nel panorama editoriale egiziano. La Primavera Araba, quel vento di rivolta che ha preso il via nel dicembre 2010 in Tunisia con la Rivoluzione dei Gelsomini quando un ambulante si è dato fuoco per protestare contro il sequestro da parte della polizia della sua merce, è arrivata un mese dopo anche in Egitto. Il 25 gennaio 2011 chiamata “la giornata della collera” violenti scontri sono avvenuti al centro del Cairo durante varie manifestazioni convocate dalle opposizioni e dalla società civile, manifestazioni, marce, scioperi che chiedevano la fine delle misure repressive, certezze lavorative, la liberazione dei detenuti politici e la liberalizzazione dei media. A gran voce si è chiesto la fine del regime oligarchico di Mubarak, causa dell’endemica corruzione che ha minato nelle fondamenta qualsiasi tipo di riforma liberale. L’11 febbraio Mubarak è stato costretto alle dimissioni dalla carica di Presidente dell’Egitto. Il Paese ora si trova nelle mani di una giunta militare in attesa che sia emanata una nuova costituzione e che siano indette le elezioni presidenziali. Piazza Tahir al Cairo piena soprattutto di giovani autoconvocatisi grazie a Facebook e Twitter, è stata il simbolo e l’epicentro di questa rivolta popolare. Un paese ancora in bilico tra crisi economica e incertezza politica si è fermato davanti alla televisione per assistere lo scorso agosto al processo del malato e sconfitto Faraone chiuso dentro una gabbia nell’aula dell’Accademia di polizia del Cairo. “Nulla è cambiato nella mia vita, nulla è cambiato nel paese in cui vivo, è come se ci trovassimo davanti a un unico giorno con gli stessi eventi” riflette Selma.
La scrittrice proveniente da una famiglia conservatrice e religiosa è stata la prima ragazza a lasciare il villaggio per vivere da sola al Cairo. Mansoura Ez Eldin editorialista per il New York Times dopo la rivoluzione del 25 gennaio in una recente intervista ha dichiarato che “il romanzo è stato uno scontro con la mia memoria. Ero ossessionata dal potere della mitologia nelle campagne, dove la barriera tra immaginazione e realtà è fragilissima come se vi vivesse dentro le Mille e una notte”. Zia Nazla che recita sottovoce il Corano, che possiede la capacità di astrarsi da tutto e da tutti e che “non aveva mai chiesto nessun appezzamento della proprietà di famiglia” rappresenta alla perfezione questa mentalità. Se nelle campagne molte donne non possiedono ancora un minimo d’istruzione e quindi non sono padrone della propria vita, nelle grandi città le femministe hanno manifestato per ottenere parità di diritti. La strada appare ancora in salita perché “molti uomini, in Egitto, pensano che difendere i diritti delle donne significhi ridurre i propri”.
Se veramente i grandi scrittori possiedono il dono di svelare il cuore di una società, in questo romanzo l’autrice assolve brillantemente questo compito narrando di tutte quelle donne e uomini che cercano di cambiare il volto della società araba, di quella terra che trae la sua linfa vitale dal Nilo sin dai tempi più remoti. “Io mi sento solo… ho dei bei ricordi: l’Egitto, il Cairo… la città che io amo, la vita là… ho lasciato tutto questo… i miei sentimenti sono sospesi tra due paesi, è difficile… tra due luoghi… e io sono solo con i miei ricordi… ”.
Manzoura Ez Eldin è nata in Egitto nel 1976. Lavora come responsabile della sezione letteraria del settimanale culturale più importante del suo paese Akhbar al – Adab. Dopo aver esordito nel 2001 con una raccolta di racconti, ha pubblicato il suo primo romanzo Il labirinto di Maryam.
Autore: Manzoura Ez Eldin
Titolo: Oltre il paradiso
Editore: Piemme
Anno di pubblicazione: 2011
Prezzo: 15 euro
Pagine: 206