Il diario dell’undicenne Giacomo fa da trait d’union tra le diverse storie parallele contenute ne “Il silenzio dell’onda” di Gianrico Carofiglio (Rizzoli, 2011) l’ultimo volume del magistrato e senatore pugliese autore di chiara e meritata fama.
“Questa notte ho visto mio padre. Detta così non sembra una cosa troppo strana, che uno veda suo padre, anche se di notte. Il fatto è che lui è morto”.
Un romanzo certamente complesso, psicologico che attraverso la narrazione di tre personaggi indaga sul rapporto padri – figli, sull’assenza di un genitore e su quanto ciò possa incidere nella personalità di un figlio, sull’assunzione della propria responsabilità, sul passato che condiziona il presente, sulla necessaria e doverosa risalita che ciascuno di noi deve compiere dopo avere vissuto un dramma senza sprecare un attimo di tempo.
Roma anni 2000 Roberto Marias, ex agente sotto copertura in America Latina, due volte a settimana si recava presso lo studio di uno psichiatra cercando di superare il suo momento di stallo causato non solo da antichi traumi mai superati ma anche dal fatto di aver dovuto vivere una doppia vita per troppo tempo. “Come al solito percorsero in silenzio il corridoio, fra gli scaffali pieni di libri, arrivarono nello studio e presero posto”. I ricordi riaffioravano alla memoria dell’uomo anche se “ricordare e pensare a volte non sono attività benefiche”. Le sensazioni legate al ricordo del tempo passato riportavano Roberto a quando da ragazzino in California cavalcava le onde insieme al padre detective. “I pensieri restano con noi solo se li tratteniamo”. Quello dell’ex carabiniere dei ROS è un rimembrare e inseguire “onde remote e silenziose, pensando al profumo aspro dell’oceano ma senza riuscire a rievocarlo”. Padre e figlio surfando tra le onde dell’Oceano Pacifico che bagna San Juan Capistrano “una cittadina fra Los Angeles e San Diego” erano felici e sembravano invincibili. Durante la sue solitarie passeggiate intorno a Piazza Alessandria andando verso lo studio dello psichiatra, Roberto incontrava spesso Emma un’ex attrice la cui vita “era andata in pezzi”. Poi c’era Giacomo, la sua vita di piccolo uomo sospesa tra realtà e sogno, che riusciva a realizzare i suoi desideri (parlare con il padre scomparso, con il cane Scott e con Ginevra la ragazzina della quale era segretamente innamorato) solo durante la sua attività onirica. “Pare che sogniamo tutte le notti, solo che per varie ragioni, a volte ce lo ricordiamo e altre volte no”. Le vite di Roberto che si vergogna di non aver mai letto un romanzo, di Emma e di Giacomo s’intrecceranno tra loro in un perfetto incastro letterario con una venatura di noir che avvince, fa riflettere il lettore fino all’ultima pagina.
Come sottofondo di un libro elegante e toccante pervaso da silenzi e passeggiate solitarie “interminabili e ipnotiche” lungo una Roma diurna e notturna da scoprire e ritrovare, incontriamo tanta buona musica spaziando da Stairway to Heaven dei Led Zeppelin, passando per With or Without you degli U2 per arrivare a Nevermind dei Nirvana. C’è anche spazio per un rapido excursus nel mondo di celluloide citando nelle parole di un taxista romano alcuni celebri film quali Vacanze romane. Nuovo Cinema Paradiso, C’eravamo tanto amati, La dolce vita e L’uccello dalle piume di cristallo di Dario Argento.
Come si è sviluppata la storia del romanzo e qual è il significato del titolo?
“Il romanzo nasce diversi anni fa attorno alla storia del ragazzino Giacomo che scrive nel suo diario, il diario dei suoi sogni e delle sue inquietudini del giorno. Era una storia che avevo voglia di raccontare da molto tempo, certamente ci pensavo da molto tempo. Quando ho cominciato ad avvicinarmi più concretamente a questa storia, ho sentito la necessità di combinarla con una storia di adulti, di altri personaggi. Anche se dal punto di vista quantitativo il racconto di Giacomo occupa uno spazio circoscritto, dal punto di vista della struttura narrativa è fondamentale, è una delle travi portanti del romanzo e del suo significato. L’onda del titolo è un’onda vera quella che Roberto il carabiniere in congedo nato in California incontrava quando faceva surf da ragazzo con suo padre. Quell’onda che ora Roberto ricorda è il simbolo della sua adolescenza. Poi vi è l’onda metaforica alla quale a un certo punto si riferisce lo psichiatra per spiegare che a volte quando stiamo male, ma molto male, è come se fossimo finiti sotto un’onda. In quei momenti bisogna avere la consapevolezza, la capacità di capire che poi l’onda passa e noi torniamo a galla.”
Roberto Marias incontra suo padre durante le sedute psicoanalitiche. Per quale motivo ha deciso di far parlare i suoi personaggi attraverso la situazione psicoterapeutica?
“Non saprei dire il motivo preciso, certo che da un po’ di tempo desideravo raccontare attraverso il discorso diretto, cioè attraverso il racconto di quella storia fatto dai protagonisti ad altri protagonisti del romanzo. Mi è parso che il setting psicoterapeutico fosse l’ideale per il racconto e per l’esplorazione dei significati.”
“Questa notte sono tornato nel parco”. Che cosa rappresentano i sogni di Giacomo descritti nel romanzo?
“Ah questo lo devono dire i lettori… non certo l’autore…”
Sia il maresciallo Roberto con la sua attività d’infiltrato, sia Emma con la sua professione hanno imparato a indossare una maschera. È questo ciò che attrae uno verso l’altra?
“Questa potrebbe essere una interpretazione possibile. Ero attratto dall’idea di raccontare l’incontro di due personaggi i quali in maniera diversissima avevano fatto gli attori, interpretando nella loro vita qualcun altro e a un certo punto per ragioni diverse avevano smesso. È il fascino del rapporto tra la maschera e quello che c’è dietro.”
Immaginava il successo di critica e di pubblico nei confronti dei romanzi incentrati sul personaggio di Guido Guerrieri, un avvocato che si pone molti dubbi?
“Non me lo immaginavo proprio e direi che nemmeno me lo sognavo. Ho una fantasia abbastanza sbrigliata però non immaginavo tutto questo. Non posso dire quando ma sicuramente Guido Guerrieri tornerà…”
Durante il recente congresso del Movimento di responsabilità nazionale di Mimmo Scilipoti il Premier Silvio Berlusconi nel suo intervento ha puntato il dito contro lo strapotere (a suo modo di vedere) di Magistratura Democratica sottolineando che “bisogna approvare la riforma della giustizia” e “cambiare la struttura dell’attuale CSM”. Cosa ne pensa al riguardo?
“Non commento quello che dice Berlusconi il quale è arrivato al capolinea politico. È un personaggio che copre di ridicolo il nostro Paese. Ricordiamo la recente e imbarazzante scena Merkel Sarkozy al recente vertice dei Capi di Stato e di Governo dell’UE a Bruxelles quando ai due leader è stata rivolta una domanda sull’affidabilità di Berlusconi. Merkel e Sarkozy platealmente e anche volgarmente devo dire hanno sorriso con tono di derisione. Siamo un Paese che non può scatenare un incidente diplomatico su una cosa vergognosa come questa perché abbiamo purtroppo un presidente del consiglio impresentabile. Si potrà ricominciare solo quando il Premier se ne sarà andato.”
Ritiene che, in questi ultimi diciotto anni ci siano stati errori e, se si quali, nei rapporti (spesso molto conflittuali) fra Magistratura e Potere Politico?
“Non parlerei di errori nei rapporti che ci sono stati ma di qualche errore nell’attività giudiziaria, come è del tutto fisiologico che accada. Il processo come tutte le cose umane è qualche cosa di fallibile, naturalmente quando fallisce le conseguenze sono più gravi che in altre parti. Bisogna accettare l’idea che questo accada. C’è stata però da parte della politica una difesa feroce di certe prerogative o di pseudo prerogative che sono state un fattore di freno al cambiamento. Io credo che quando entreremo finalmente in una fase nuova cioè quando Berlusconi sarà uscito di scena potremo avere una ridefinizione civile nell’ambito democratico e in buona fede dei confini fra l’ambito del potere giudiziario e l’ambito del potere politico.”
Gianrico Carofiglio è nato a Bari il 30 maggio 1961 magistrato, scrittore e senatore della Repubblica del Partito Democratico dal 2008. Dopo numerose pubblicazioni giuridiche e di settore esordisce nel 2002 nella narrativa con Testimone inconsapevole (Sellerio) che introduce il personaggio dell’avvocato Guido Guerrieri (Premio del Giovedì Marisa Rusconi, Premio Rhegium Iulii, Premio Città di Cuneo e Premio Città di Chiavari). Sempre con protagonista Guerrieri, da Sellerio seguono nel 2003 Ad occhi chiusi, (Premio Lido di Camaiore, Premio delle Biblioteche di Roma e miglior noir internazionale dell’anno 2007 in Germania secondo una giuria di librai e giornalisti), e nel 2006 Ragionevoli dubbi, (Premio Fregene e Premio Viadana nel 2007, Premio Tropea nel 2008). Nel 2004 Rizzoli pubblica Il passato è una terra straniera, Premio Bancarella 2005, da cui è tratto l’omonimo film Nel 2007 pubblica per Rizzoli con il fratello Francesco il graphic novel Cacciatori nelle tenebre, Premio Martoglio. Nello stesso anno escono da Sellerio il saggio L’arte del dubbio e da Emons la versione in audiolibro di Testimone inconsapevole, con la voce dello stesso autore. Nel 2008 gli viene conferito il Bremen Prize dalla radiotelevisione della città stato di Brema e il premio Grinzane Cavour Noir. Laterza pubblica Né qui né altrove, primo romanzo nella storia della casa editrice ed Emons propone l’audiolibro di Ad occhi chiusi, sempre con la lettura dell’autore. Nel 2010 Nottetempo pubblica il dialogo Il paradosso del poliziotto che ottiene il premio Selezione Campiello e Rizzoli pubblica Non esiste saggezza, Premio Chiara, una raccolta di racconti e La manomissione delle parole. Nel 2010 per Sellerio esce la quarta indagine di Guerrieri Le perfezioni provvisorie Premio Selezione Campiello. I libri di Gianrico Carofiglio, che superano in Italia i quattro milioni di copie vendute, sono tradotti o in via di traduzione in ventiquattro lingue e pubblicati o in via di pubblicazione in oltre 130 paesi.
Autore: Gianrico Carofiglio
Titolo: Il silenzio dell’onda
Editore: Rizzoli
Anno di pubblicazione: 2011
Prezzo: 19 euro
Pagine: 299