Cosa accadrebbe se tutto il potere finisse in mano alle donne? Ce lo racconta in maniera ironica, fantasiosa e fantastica Gioconda Belli nel suo ultimo romanzo “Nel paese delle donne” (Feltrinelli 2011), tradotto da Tiziana Gibilisco.
Nel paese immaginario di Faguas nel Centro America sfinito da giochi di potere e corruzione endemica cinque donne “attraenti e piene di vita” Viviana Sansón, Eva Salvatiera, Martina Mélendez, Rebeca de los Rios e Ifigenia Porta con in testa l’utopia di cambiare il mondo, su ispirazione della giornalista Viviana fondano il PIE, Partito della Sinistra Erotica. La missione di queste cinque femmine intraprendenti è quella di “lavare, spazzare e lucidare il paese” da cima a fondo. Inaspettatamente il PIE balza in cima ai sondaggi sfidando i preconcetti di uomini e donne, il giorno delle elezioni inoltre si presenta alle urne in massa tutta la popolazione femminile di Faguas (più del 50% dell’elettorato) determinando la vittoria di questo nuovo e singolare partito. L’improvvisa eruzione del vulcano Mitre “un magnifico esemplare che da secoli sorveglia la città come un alto pachiderma a forma di cono” provoca l’ennesima svolta a Faguas: le esalazioni del vulcano sono la causa del “calo della libido da parte degli uomini” e del testosterone… incredibile ma vero! “Le cinque donne non avrebbero mai immaginato quale dono il vulcano avesse in serbo per loro”. È la rivoluzione nella pacifica Faguas, il programma del PIE ora è realtà: gli uomini a casa e le donne al lavoro per dare a tutte non più solo una speranza di parità ma per realizzare le legittime aspettative di ciascuna donna. “La lava del trionfo” è stata determinante per la vittoria della Presidentessa Sansón, che però a circa due anni dall’inizio della presidenza è vittima di un attentato durante un comizio e giace in un letto d’ospedale, in coma. Cosa accadrà ora? “Non mi pento della follia di aver mandato tutti gli uomini a casa, dimettendoli dagli incarichi statali”.
El Pais de la Mujeres è il romanzo politico, provocatorio e originale della scrittrice nicaraguense di origini italiane, la quale ha partecipato attivamente alla lotta del Fronte sandinista contro la dittatura di Somoza. In questo libro, con il quale ha vinto nel 2010 il Premio La otra orilla, Gioconda Belli unisce le passioni che hanno caratterizzato tutta la sua vita: impegno politico, femminismo e la sua lotta costante in favore dell’emancipazione della donna. Favola, utopia, senso del grottesco, sapiente uso della metafora con una buona dose di surreale, tutto questo è Nel paese delle donne storia di cinque amazzoni sudamericane che operano una rivoluzione copernicana attraverso il PIE il cui simbolo è un piede femminile con le unghie di rosso smaltate a significare “un piede avanti l’altro” con coraggio e determinazione. “L’educazione alla libertà è un’impresa tutta in salita”. Mentre Viviana getta le basi del programma del suo partito insieme alle sue amiche del Club del Libro tra le altre cose dice: “Io immagino un partito che dà al suo paese ciò che una madre dà a un figlio, che se ne prenda cura come una donna si prende cura della sua casa”. Costruire quindi un partito materno che usi tutte quelle doti tipicamente femminili da sempre denigrate dagli uomini, “come doti necessarie per farsi carico di una patria maltrattata” come quella descritta nel romanzo. In una recente intervista Gioconda Belli, i cui antenati provengono dalla provincia della operosa Biella, parlando delle sue eroine ha detto “Sono cinque donne molto diverse tra di loro. Diversi sono i rapporti con gli uomini. Le accomuna la capacità di ricorrere a una forza interiore o alla vulnerabilità, serve. Una risorsa multidimensionale delle donne. Gli uomini no, sono unidimensionali”.
Un libro come Nel paese delle donne rappresenta una bella e importante lezione di stile per la classe politica e per l’opinione pubblica italiana svilite ormai da tempo da una polemica costante che riguarda proprio l’universo femminile, la cui “dignità è stata oltraggiata da un erotismo che, da risorsa dell’esistenza, è diventato barzelletta” in un paese come l’Italia nel quale secondo l’ultimo sondaggio Istat una donna su quattro ha rinunciato a cercare un impiego. Nel 1936 lo scrittore statunitense Richard Aldington con Le donne devono lavorare esortava le americane a prendere in mano la propria vita lavorando e producendo per se stesse e per la propria nazione che stava per affrontare la II Guerra Mondiale, nel 2011 Gioconda Belli ci dimostra che non è fantapolitica consegnare tutto il potere alle donne. “… ci siamo potute concedere il lusso di costruire artificialmente un laboratorio in cui mescolare a piacimento identità e ruoli”.
Gioconda Belli giornalista, poetessa e scrittrice di fama internazionale è nata in Nicaragua nel 1948 da famiglia di origini italiane da parte del bisnonno paterno Antonio, emigrato in Sudamerica per partecipare alla costruzione del Canale di Panama. Diplomatasi giornalista in America, a Filadelfia, dopo aver studiato in Spagna. Politicamente attiva dal 1970 al 1994 nel frattempo riesce a portare avanti la sua passione letteraria, ottenendo i primi successi in ambito internazionale con il suo primo romanzo La donna abitata del 1989 pubblicato dalla e/o nel 2006. Precedentemente pubblicata in Italia dalle Edizioni e/o e da Rizzoli, con L’infinito nel palmo della mano (Feltrinelli 2009) ha vinto il premio Biblioteca Breve 2008.
Autore: Gioconda Belli
Titolo: Nel paese delle donne
Editore: Feltrinelli
Anno di pubblicazione: 2011
Prezzo: 17 euro
Pagine: 264