Ne “L’isola dei due mondi” di Geraldine Brooks (Neri Pozza 2011) la voce di Bethia Mayfield descrive per il lettore Noepe, l’attuale Martha’s Vineyard, nel Massachusetts “dove viviamo schiacciati fra la selva e il mare”.
The Vineyard famosa per i suoi spettacolari panorami e per il suo carico di storia è lo sfondo dell’ultimo romanzo della scrittrice australiana, Premio Pulitzer nel 2006 con il romanzo L’idealista, fin dal suo esordio apprezzata autrice di romanzi storici. Nell’Anno del Signore 1660 Bethia viveva con la famiglia, appartenente a una piccola comunità di pionieri puritani inglesi, nella colonia di Massachusetts, Bay situata vicino alla costa meridionale di Cape Cod. “Ho fatto mia quest’isola, palmo a palmo”. La convivenza con la tribù indiana wopanaak (orientali nella lingua dei nativi dell’isola) era pacifica grazie anche alla mediazione del padre di Bethia un pastore protestante “interprete della grazia di Dio” dalla mentalità idealista, fermamente convinto nel convertire i nativi al cristianesimo. Durante una delle sue consuete passeggiate solitarie immersa nella contemplazione della “sterminata brughiera, dei boschi fitti e degli specchi d’acqua nascosti dalle dune” Bethia aveva incontrato un ragazzo indiano Cheeshahteaumauck (chi è odiato) ribattezzato in seguito dagli inglesi Caleb. “Mi colpì la ciocca sulla fronte, tirata all’indietro e acconciata come si fa a volte con la criniera dei cavalli”. Tra Caleb e Bethia, il quale chiamava quest’ultima “Occhi di Tempesta”, era nata fin dal primo istante una grande intesa grazie al comune amore per la conoscenza e per il sapere. Solo a Caleb però sarebbe stato consentito di proseguire gli studi classici fino a divenire il primo pellerossa laureatosi a Harvard. Nell’Anno del Signore 1715 a Great Harbor, il villaggio più grande di Martha’s Vineyard, un’anziana donna che aveva vissuto una vita piena e laboriosa incominciò a scrivere perché sentiva la necessità di “completare la storia che avevo iniziato tanti anni fa, quando io e il Nuovo Mondo eravamo giovani e tutto sembrava ancora possibile. Per qualche motivo sento che devo rendere conto della mia vita e della parte che ho avuto nel viaggio, straordinario di Caleb… ”.
Caleb’s Crossing è l’ultimo straordinario romanzo di Geraldine Brooks, affresco di un’epoca lontana e poco conosciuta in questo isolotto nel quale ancora vive una comunità di indiani. Inoltre nel libro è rilevata l’ardua esistenza dei primi pionieri nelle selvagge e incontaminate terre del New England a contatto con la popolazione locale che sembra già intuire il proprio destino. “I bianchi continuano ad arrivare, da cacciatori diverremo loro prede”. Bethia il cui nome significa “Serva di Dio” e Caleb dal “sorriso indifeso” e dall’”espressione per nulla temibile” vivono come sospesi tra due mondi: quello spirituale dei Padri Pellegrini e quello pagano dei selvaggi che adorano le forze primordiali della natura. A Bethia è preclusa l’istruzione essendo donna ma nonostante ciò la ragazza impara il latino origliando le lezioni che il padre impartisce al fratello Makepeace e a Caleb e in seguito lavorando come governante nel college di Cambridge dove Caleb il nipote di uno stregone “pawaaw” studia e s’impegna alacremente. “… raccattavo una nozione qui, un vocabolo là e pian piano la mia conoscenza crebbe, se non come un palazzo, almeno come una casa dignitosa”. Nella premessa l’autrice precisa “questo romanzo è ispirato alla vita di Caleb Cheeshahteaumauck nato intorno al 1646, fu il primo nativo americano a laurearsi ad Harvard”. Una storia vera immersa in un’opera di fantasia con personaggi realmente esistiti com’era accaduto già nella precedente produzione letteraria della scrittrice. In tal modo quello che la storia ufficiale non ha descritto Geraldine Brooks lo racconta in maniera ammirevole con uno stile avvincente e assolutamente coinvolgente. La voce che narra com’era il Nuovo Mondo nell’Eden di Martha’s Vineyard è di Bethia, adolescente dalla curiosità vorace e intuitiva “ma tragicamente consapevole del suo destino di donna di casa. Per immaginarla ho riletto le trascrizioni di processi civili e religiosi dell’epoca” ha dichiarato l’autrice.
Chissà quante volte i membri della famiglia Kennedy dalle loro case di Hyannis Port di fronte a Martha’s Vineyard o il Presidente Barack Obama che ama trascorrere con la sua famiglia le vacanze in quest’isola liberal, come Bethia cinque secoli prima, al tramonto si saranno fermati “a guardare il disco lucente che incendia il mare e poi vi s’immerge”. A The Vineyard dove nel 1999 si è inabissato per sempre insieme al suo aereo il sogno di John Fitzgerald Kennedy jr., Geraldine Brooks regala ai suoi lettori una multiforme raffigurazione della nascente società americana composta d’intimismo, religiosità, puritanesimo, compassione e razzismo. Questa era ed è ancora l’America, terra di multiculturalità e idealismo. “Siccome sono nata qui, sento di essere anch’io una donna della prima luce, abbarbicata sull’estremo margine del Nuovo Mondo, prima testimone di ogni alba del globo terrestre”.
Geraldine Brooks è nata a Sydney in Australia nel 1955. Autrice di due saggi di grande successo: Nine Parts of Desire: The Hidden World of Islamic Women e Foreign Correspondance, corrispondente di guerra per il Wall Street Journal, il New York Times e il Washington Post, vive oggi in Virginia, negli Stati Uniti. Il suo primo romanzo, Annus mirabilis (Neri Pozza 2003) è stato un bestseller internazionale. L’idealista è stato pubblicato da Neri Pozza nel 2005. Sempre presso Neri Pozza, nel 2008, ha pubblicato anche I custodi del libro. L’isola dei due mondi tradotto da Massimo Ortelio è stato presentato dall’autrice con Ada Arduini e Gioia Guerzoni al Festivaletteratura di Mantova 2011 il 10 settembre scorso, presso la Chiesa di Santa Maria della Vittoria.
Autore: Geraldine Brooks
Titolo: L’isola dei due mondi
Editore: Neri Pozza
Anno di pubblicazione: 2011
Prezzo: 17,50 euro
Pagine: 335