Due ragazze stringono una “bella amicizia, quindi incontrano un uomo e la questione si complica”: il libro di esordio di Francesco Pacifico, ristampato da minimum fax dopo la prima edizione del 2003 (nel frattempo Mondadori si è accaparrata l’autore), si potrebbe sintetizzare così. E questa frase ricorrente nel racconto lo farebbe immaginare persino un po’ banale, col tipico triangolo lui-lei-l’altra al centro di un percorso di formazione giovanile.
Invece “Il caso Vittorio” di tipico non ha niente. Soprattutto perché a “complicare la questione”, a minacciare l’amicizia d’infanzia tra la disinibita e sicura Claudia e l’impacciata e grassoccia Marta non è un uomo qualunque, bensì il camaleontico Vittorio, entrato nella vita delle ragazze un lontano giorno del ’94 a Roma, durante una manifestazione di liceali contro la finanziaria del primo governo Berlusconi, e mai più uscitone.
Le protagoniste femminili vengono da ambienti familiari ben definiti che ne fanno una l’antitesi dell’altra: Claudia ha genitori divorziati, padre docente universitario e madre giornalista di sinistra; Marta è incastrata in una famiglia piccolo-borghese protesa verso il cattolicesimo sociale. Ne scaturisce una contaminazione ideologica continua sul filo dell’alternanza tra affetto, gelosia e imitazione, mentre Vittorio prende di tutto un po’, rivelandosi ogni volta quello che ciascuna delle due vorrebbe.
Da secchione “pariolino” a studente militante di sinistra, da non praticante a neocatecumenale, da quasi “zecca” a quasi fighetto, Vittorio è il trasformismo puro, l’uomo poliedrico dalle cui innumerevoli facce le due amiche si lasciano periodicamente e sistematicamente sedurre. Trescando prima con una e poi con l’altra – e nel frattempo con altre ancora – il ragazzo/alieno dalla strana testa a forma di cono attraversa indenne un decennio di storia italiana, tra governi di destra e governi di sinistra che, intermezzi “tecnici” inclusi, si succedono fino allo spartiacque dell’11 settembre, pietra tombale del secolo XX.
Chi sia veramente questo Vittorio nessuna lo sa. Marta lo bacia durante un inter-reil, Claudia se lo porta in crociera sul Nilo, Marta si deprime e gli scrive lettere, Claudia si ingelosisce e lo va a trovare a Milano…
Quando, in un clima complottistico, si apre l’era della dietrologia post-attentato, i tre adolescenti di quel liceo romano del centro sono diventati un uomo in carriera, una giornalista impegnata, un’infermiera scontenta. A Marta, che un’ondata di fervore religioso ha trasformato nell’incarnazione di Candy Candy, viene rivelato il segreto della “Verità Creativa” professata da Vittorio, il quale si comporta come una di quelle società per azioni che accollano i debiti a società satelliti per non screditarsi (tradotto, consolida “vite parallele e secondarie nelle quali sperimentare esiti possibili e diversi”). D’altra parte perché accontentarsi delle prime dieci pagine di un libro, quando se ne possono leggere tanti e per intero?
Nella prosa antiletteraria di Pacifico, a ordinate narrazioni in terza persona si alternano stralci diaristici, appunti, lettere e testi di e-mail stampati e nascosti, imprevedibilmente ritrovati e letti dalle persone sbagliate. Dietro ci sono Carver e Rohmer, Dostoevskij e il Roché di “Jules e Jim”, De Lillo e Foster Wallace. La Roma studentesca dei quartieri Flaminio e Parioli, degli oratori e delle associazioni integraliste cattoliche, è la scenografia. La colonna sonora sono le canzoni dei Pearl Jam e degli Oasis, il grunge e il pop patinato anni ’90, simboli di una generazione “di mezzo”. Il tutto è un coinvolgente guazzabuglio di vite e pagine che lascia nel dubbio: chi (e di chi) è veramente Vittorio?
Francesco Pacifico (1977) è autore del romanzo “Storia della mia purezza” (Mondadori 2010). È redattore di “Nuovi Argomenti” e dirige la rivista letteraria online “Piscine – Notizie per l’élite”.
Autore: Francesco Pacifico
Titolo: Il caso Vittorio
Editore: Minimum fax
Anno di pubblicazione: 2011
Pagine: 375
Prezzo: 10 euro