Venticinque piccole storie notturne e un narratore d’eccezione in “Nessuna telefonata sfugge al cielo” (Aragno, 2011). Quale posizione migliore di quella di Ermes, dio dei traffici e dei passaggi, per origliare discretamente cosa avviene quando ogni luce è spenta e, nel buio, si muovono gli individui più bizzarri, si creano le trame e gli intrecci più sorprendenti.
Figura mitologica tra le più affascinanti e poliedriche, Ermes ha tra gli altri il compito di accompagnare le anime dei morti nell’aldilà. Dalla sua stessa voce apprendiamo che, per rendere più piacevole il viaggio, egli ama raccontare episodi singolari e fornire “qualche esempio di come esseri umani diversi hanno affrontato, ciascuno a suo modo, lo spirito della notte”. Partendo da questo simpatico escamotage, Paolo Lagazzi propone dei brevissimi racconti, a metà tra l’aneddoto e la fiaba.
Killer maldestri, audaci ma sfortunati funamboli, un Robin Hood fasullo e una cenerentola troppo esigente, la donna più pigra del mondo e un Houdini che dimentica i suoi trucchi, insomma tanti piccoli anti-eroi per una rilettura della fiaba classica in chiave moderna e ironica.
Se alcuni personaggi risultano grotteschi, molti altri ispirano una sorta di tenerezza, nel loro candido tentativo di portare a termine una missione, di realizzare un sogno o, almeno, di sentirsi un po’ speciali. Come nel caso dell’uomo invisibile: “Nessuno è più triste, di notte, dell’uomo invisibile. A cosa gli serve essere tale se tutti, quando il buio è profondo, sono invisibili come lui?”.
Nascosta sotto il velo dell’atmosfera surreale, l’umanità di queste figure si rivela nei risvolti tragicomici delle vicende. Il loro continuo confrontarsi con incidenti quotidiani, anche banali, che inceppano il meccanismo fiabesco li rende più vicini a noi, cosicché ridere dei loro mali risulta essere un esercizio catartico.
Racconti nati, a detta dell’autore, “per contagio” l’uno dall’altro, stimolati dallo “spirito politically incorrect del dio Ermes, il protettore dei truffatori, dei lestofanti di strada e degli artisti da strapazzo”. Ma anche, racconti nati dalla sincera esigenza di passare il tempo in compagnia di qualcuno, di farsi ascoltare da un orecchio curioso, due occhi attenti e una bocca pronta allo stupore o al sorriso.
E, di fatto, le piccole storie presentate nel libro in questione sembrano davvero “buone” da leggere ad alta voce, come la fiaba classica, ma con quel pizzico di novità e leggera irriverenza che le rende appetibili a un pubblico ormai smaliziato.
Paolo Lagazzi è nato a Parma nel 1949 e risiede a Milano. Fra i suoi libri di saggistica ricordiamo Rêverie e destino (1993), Per un ritratto dello scrittore da mago (1994; 2006), Dentro il pensiero del mondo (2000), Vertigo. L’ansia moderna del tempo (2002), La casa del poeta (2008), Forme della leggerezza (2010). Ha realizzato inoltre un libro intervista con Attilio Bertolucci, All’improvviso ricordando (1997), tradotto integralmente in giapponese (Tokyo, 2009). È autore di due libri di fiabe, La scatola dei giochi (2000) e La fogliolina (2006). Ha curato per i “Meridiani” Mondadori le opere in versi e in prosa di Attilio Bertolucci (1997) e La civiltà letteraria europea da Omero a Nabokov di Pietro Citati (2005). Nell’ambito della poesia giapponese ha allestito varie antologie, tra cui La saggezza dei maestri zen (1994), Il muschio e la rugiada (1996), Nel cielo alto di Kikuo Takano (2003).
Autore: Paolo Lagazzi
Titolo: Nessuna telefonata sfugge al cielo
Editore: Aragno
Anno di pubblicazione: 2011
Prezzo: 10 euro
Pagine: 136