È difficile recensire un libro di un autore di cui si ha molta stima, Antonio Spagnuolo, ed è ancora più difficile recensire un volume, “Misure del timore“ (Kairós Edizioni, 2011), che rappresenta il meglio di venticinque anni di pubblicazioni poetiche.
Oggi più nessuno si definisce “poeta”, quasi ce ne vergogniamo di questa definizione. Eppure moltissimi scrivono “poesia”. Antonio Spagnuolo che poeta lo è davvero oltre ad aver creato, con la sua opera, “un tessuto unico e perfettamente controllato” è uno dei pochi, oggi, che può assurgere un ruolo di guida per i più giovani che si approcciano a questa, troppo spesso bistrattata, forma espressiva.
Per tanti motivi: il primo semplicemente perché è, scusate la banalità, bravissimo; il secondo perché riesce, con i suoi versi, a fare da collante tra la tradizione poetica passata e una certa nuova avanguardia; il terzo è che non ha paura del futuro, come tanti intellettuali, interagendo con il “mondo circostante” anche attraverso le nuove tecnologie che la rete ci mette a disposizione.
Ci si domanda sempre del perché un autore decide di fare una raccolta dei suoi lavori. Succede con best of dei cantanti, ma lì si possono riscontrare motivazioni economiche. Spinta, quella economica, che non si addice alla poesia: sfortunatamente, o fortunatamente chissà, non c’è mercato per i poeti e per i versi.
Forse si vuole fare una pausa che permetta l’analisi del proprio percorso: osservare la propria storia per capire quale strada intraprendere. O forse è soltanto bisogno di ordine, succede quando si è lasciato tanto dietro le spalle.
Potrei chiederlo ad Antonio Spagnuolo il perché di questo libro. E lo farò, prima o poi. Mi piace però credere che ci sia il bisogno, rinnovato, di leggersi e farsi leggere. Ma non per narcisismo artistico: per dare la sua interpretazione di una società che dal 1985 ad oggi è cambiata moltissimo, anche nei senti mementi.
Se c’è un’unità di misura del timore, quell’unità è cambiata. E non è soltanto una questione di età: se allora mancava “il sapore pieno della sera” oggi si vive “sorpresi all’improvviso declino”. Quel che rimane è l’erotismo di sottofondo, quella sensualità epidermica e linguistica che avvolge ogni verso. Ho sempre pensato che ogni libro ha una concezione in sé. Frammentarli e raccoglierli regala però un flusso continuo e atemporale di versi che regala al lettore un climax di emozioni, come una raffica di immagini, suoni e parole che ti colpiscono al petto ripetutamente.
“Il silenzio che precede seduzioni”, gli sguardi, le sinfonie “per consumare il mattino”, la “schiuma dei giorni”, le labbra “che avevano il sapore del crepaccio”: sono solo alcuni elementi di questa danza poietica, che tra squarci di sole e ombre di malinconie e turbamenti ci lascia in bocca, negli occhi e nel cuore il senso del nostro passaggio.
Antonio Spagnuolo è nato a Napoli nel 1931. Numerosi suoi volumi di poesia sono stati premiati e tradotti in inglese. In prosa ha pubblicato: Monica ed altri (racconti), SEN, 1980; Pausa di sghembo (romanzo), Ripostes, 1994; Un sogno nel bagaglio (romanzo), Manni 2006. Per il teatro: Il cofanetto (due atti), L’assedio della poesia, 1995; Vertigini di colore, per Frida Khalo, Napoli, 2007. Con Kairós Edizioni ha pubblicato il romanzo noir L’ultima verità.
Autore: Antonio Spagnuolo
Titolo: Misure del timore
Editore: Kairós Edizioni
Anno di pubblicazione: 2011
Prezzo: 14 euro
Pagine: 168