La copertina del volume “Mirador. Irène Némirovsky, mia madre” di Elisabeth Gille (Fazi, 2011) ritrae in un’antica foto, color seppia proveniente dal Fonds, Irène Némirovsky una madre con le sue figlie che sorridono serene sulla spiaggia di Hendaye. Sono gli anni che precedono lo scoppio della II Guerra Mondiale ma il vento della storia sta per dividere per sempre una famiglia felice composta dal papà Michel Epstein, dalla mamma Irène e dalle due piccole, Denise di 13 anni ed Elisabeth di 5.
Scrittrice eccelsa del secolo scorso Irène, nata in Ucraina da una ricca famiglia ebraica e trasferitasi a vivere e a lavorare in Francia, morì di tifo il 17 agosto 1942 a soli 39 anni ad Auschwitz. Identico destino toccò al marito, gasato appena giunto nel medesimo campo di sterminio nel novembre dello stesso anno. Denise ed Elisabeth sopravvissero miracolosamente alla shoah aspettando invano il ritorno dei loro genitori. La loro unica eredità fu una pesante valigia lasciata in custodia dal padre, contenente scritti e diari di Irène ma soprattutto il manoscritto di Suite francese, capolavoro letterario dell’autrice che nel 2004 vinse il Prix Renaudot per la prima volta assegnato post mortem. In Mirador la voce di Elisabeth diventa quella di Irène che ricorda il proprio passato. Questa biografia, malinconica ed evocativa, fu redatta da una figlia che non possedeva più ricordi della propria madre e per scriverla si affidò alle memorie della sorella maggiore. “Nella mia adolescenza ce l’avevo con lei… non era scappata, sebbene avesse avuto la possibilità di farlo, e aveva messo mia sorella e me in pericolo”. Dopo aver rimosso per molti anni la figura materna “… il prezzo del mio equilibrio era la rimozione” gettandosi nel lavoro di traduttrice e direttrice editoriale, Elisabeth Gille nel 1992 aveva saputo che esisteva un progetto di scrivere una biografia su Irène Némirovsky e quindi decise di scriverla lei. “Ho tentato di immaginare la vita di una bambina confrontata alla storia del XX Secolo” ha dichiarato l’autrice a René de Ceccatty che l’aveva intervistata per il quotidiano romano Il Messaggero nel gennaio del ‘92 in occasione della pubblicazione di Mirador, intervista che appare alla fine del volume.
Ora la casa editrice Fazi ha pubblicato questa biografia scritta in prima persona per renderla ancora più toccante ed emozionante, divisa in due parti. La prima parte narra della vita della piccola Irène nata a Kiev, i viaggi in Francia e il trasferimento in Russia fino allo scoppio della Rivoluzione, la seconda è dedicata alla vita in Francia fino alla scomparsa dell’autrice. “Non si perdona la propria infanzia”.
Le Mirador. Mémoires revés pubblicato per la prima volta da Presses de la Renaissance acclamato in Francia come una biografia importante e originale è dedicato “a mia sorella, la memoria dolorosa, ai miei figli, la vita, a Natasa, il legame”. Semplice e di grande suggestione l’incipit del libro “Ho sempre trovato violento l’odore dei tigli, che invece è delicato nei libri e dà alla testa nella dolcezza della sera di tarda estate”. Elisabeth Gille riferì a René de Ceccatty che qualcuno le raccontò che a Kiev c’erano molti tigli e “non so perché, un nesso si è stabilito tra i tigli e l’asma di mia madre”. E così è la nata la frase d’inizio della biografia. “Il problema è che, dal 1903 al 1930, non avevo nessun documento su di lei”. L’autrice si è affidata per ricordare la vita di Iroka bambina in Ucraina al libro Kiev di Bulgakov e alle memorie di Konstantin Paustovskij. Per rievocare l’atmosfera familiare di Irène e il mondo ebraico Elisabeth ha saccheggiato alcune opere della madre iniziando da David Golder storia di un banchiere ebraico e dell’universo gretto e avido “testimonianza di un vissuto personale” più che una spietata critica della cultura e della società ebraica come fu considerato allora. Il volume edito nel 1929 dalla casa editrice Bernard Grasset fu il primo successo francese della Némirovsky.
Elisabeth ammirava lo stile di Irène “molto parsimonioso, molto francese, ma nello stesso tempo sognatore, slavo”. I tanti lettori che hanno amato i libri della Némirovsky non potranno non essere ammaliati dalle pagine di questa biografia dove l’autrice riporta in vita l’esistenza della madre: l’infanzia a Kiev “è una città costruita su un dirupo”, l’arrivo nel 1913 a San Pietroburgo per sfuggire ai pogrom “l’immensità della Prospettiva Nevsky mi raggelò il cuore”, l’addio a Mademoiselle Rose, l’adorata istitutrice di Irène “non ho mai più rivisto M.lle Rose... ”. Lo scoppio della Rivoluzione Russa “il sipario stava calando sul vecchio mondo”, la fuga e l’esilio a Parigi attraverso la Finlandia “sono diventata adulta sotto lo sguardo geloso di mia madre”, “l’ottimismo” degli esiliati russi a Parigi, la passione per la scrittura coltivata dapprima in segreto, le folli notti parigine, il matrimonio e infine il successo come autrice presto stroncato “dall’odio razziale, al culmine della sua gloria”. È per questo motivo che Elisabeth Gille scomparsa 4 anni dopo aver pubblicato il libro scrisse la biografia su sua madre, una grande scrittrice scomparsa tragicamente, una biografia di “memorie sognate” che equivale “a una presa di coscienza” per tutti noi. “La stella gialla che porta sul petto mostra invece che la Francia, ha una maniera tutta particolare di adottare quelli che l’amano”.
Cinzia Bigliosi nel saggio La madre dentro. Distanza, visione e svelamento che appare alla fine di questa bellissima biografia impreziosita di dotte citazioni, sottolinea un tratto fondamentale della produzione letteraria della Némirovsky: David Golder fu “il primo di una carrellata di (auto)ritratti di famiglia dalle fattezze spesso mostruose con cui la scrittrice disseminò la propria ordita di quelli che i suoi biografi definiscono debiti familiari”. Infatti “Irène non poté mai perdonare la propria madre, Anna Margulis” che decise di trasformare il proprio nome in Fanny “patetica civetta divorata dalla brama di sedurre e conquistare”. Questa orribile figura di madre egoista e capricciosa ricorrerà in tre successivi romanzi di Irène Il ballo (1939), Il vino della solitudine (1935) e Jezabel (1936) tutti scritti con l’inchiostro preferito di Irène dal colore dei mari del Sud. Cinzia Bigliosi considera Mirador “un testo che chiude i conti con il destino di Irène Némirovsky, ritornata alla luce dalla giusta gloria grazie all’infaticabile pervicacia di due figlie che non si sono date per vinte… ” riportando al centro dell’attenzione un’autrice che secondo la figlia Elisabeth “ha sempre vissuto l’identità ebraica come un peso”. Ricordiamo inoltre che la Francia rifiutò sempre la nazionalità francese alla scrittrice. “Giurai a me stessa di non scegliere mai più l’esilio”. Può sembrare incredibile ma a guerra conclusa la nonna di Elisabeth e Denise “si rifiutò di riconoscere le nipoti sopravvissute allorché la donna che le aveva salvate gliele riportò”.
Elisabeth Gille nata nel 1937 a Parigi dove morì nel 1996 era la figlia minore di Irène Némirovsky. Ha votato la propria vita alla letteratura ed è stata traduttrice, direttrice editoriale e scrittrice. Dopo Mirador (1992) ha pubblicato La Crabe sur la banquette arrière (1994) e Un paysage de cendres (1996). Il volume Mirador: Irène Némirovsky, mia madre a cura di Cinzia Bigliosi, prefazione e intervista di René de Ceccatty e tradotto da Maurizio Ferrara e Gennaro Lauro sarà presentato sabato 17 settembre alla XII Edizione di Pordenonelegge la Festa del Libro con gli Autori (14 -18 settembre 2011) al Convento di San Francesco. Sarà presente la sorella di Elisabeth Gille, Denise Epstein.
Cinzia Bigliosi francesista e studiosa delle opere di Baudelaire, Colette e Irène Némirovsky, per Fazi ha curato la selezione di lettere di Charles Baudelaire, Il vulcano malato, Lettere 1832 – 1866 (Premio come migliore traduzione dal francese Lionello Fiumi 2007).
Autore: Elisabeth Gille
Titolo: Mirador: Irène Némirovsky, mia madre
Editore: Fazi
Anno di pubblicazione: 2011
Prezzo: 18 euro