C’è un prima e un dopo nella vita di Hans Kuperus il protagonista del volume “L’assassino” di Georges Simenon (Adelphi, 2011), traduzione di Raffaella Fontana.
“Qualcuno che la stima La informa, che la signora Kuperus La tradisce ogni volta che Lei si assenta. Si incontra con uno dei Suoi amici, il signor de Schutter, nel bungalow ai Laghi di proprietà di quest’ultimo, e capita che vi passi la notte”.
Una lettera anonima spedita un anno prima all’irreprensibile Dottore in Medicina Kuperus, stimato membro della piccola cittadina di Sneek nella Frisia olandese fa scatenare l’impulso omicida nell’uomo. Mentre in una fredda mattina di un anonimo giorno di gennaio Kuperus “alto e ben piazzato” si trova ad Amsterdam “come tutti i primi martedì del mese” invece di recarsi, come fa di solito, alla riunione dell’Associazione di Biologia e poi dormire a casa della cognata, entra in una “piccola bottega” per acquistare una pistola automatica. L’uomo che percepisce “l’intreccio fra la vita di tutti i giorni, i fatti e i gesti abituali, e l’avventura più incredibile” che sta per vivere, sale sul treno che sta per ricondurlo a casa. Meccanicamente Kuperus si imbarca sul traghetto e poi sale ancora su di un altro treno e mentre il vagone rallenta, agendo d’impulso, scende e si precipita giù dalla scarpata direzione il bungalow di legno accanto al lago, dove la coppia di amanti clandestina si incontra. Alea iacta est. Kuperus li uccide a sangue freddo e all’ultimo istante decide di non rivolgere l’arma contro se stesso e con questo gesto fa partire il meccanismo che dà inizio alla seconda parte della propria esistenza. “I due corpi giacevano a circa un metro dai canneti. La luna era appena spuntata, chiara come solo nelle gelide notti d’inverno”.
L’assassin fu scritto da Simenon nel dicembre del 1935 a Combloux nell’Alta Savoia e appartiene alla serie della produzione giovanile dell’autore belga, nonostante ciò il romanzo breve contiene già il tema più caro allo scrittore: individui borghesi dalla vita vuota e banale che si trovano coinvolti in situazioni estreme che spesso hanno creato loro stessi proprio per sfuggire al grigiore dell’esistenza quotidiana. A tutto ciò viene aggiunta una sensualità prima nascosta e ora manifesta che si rivela in questo caso con la relazione sessuale che Kuperus instaura, immediatamente dopo aver compiuto il doppio delitto, con la domestica Neel dagli “zigomi larghi da contadina” e dalla “carne florida e soda” e per questo guardata sempre da lui con bramosia. Perché Kuperus ha ucciso gli amanti? Forse per vendicare l’onore perduto o forse perché una volta eliminato il conte de Schutter avvocato e gran seduttore, Hans può aspirare alla carica di presidente dell’Accademia del Biliardo che de Schutter il più ricco esponente di Sneek gli ha scippato dopo essere stato eletto all’unanimità? Sì, ma non è solo questo, perché il flaccido Kuperus si rende conto che ha ucciso Alice “grassottella, un po’ traccagnotta ma rosea, tenera… ” e il suo amante essenzialmente perché… si annoiava a morte! Fino a questo punto la vita era diventata monotona per Hans, per lui che aveva sempre camminato su di un binario prestabilito, ordinato e quindi morto, spento mentre Schutter “invece aveva fatto ciò che gli piaceva… ”. Mentre la rigida e classista comunità frisona inizia a sospettare il dottore del doppio delitto “da queste parti la gente non ama gli scandali” Kuperus che “per tutta la prima parte della sua vita, quella antecedente l’accaduto – si era comportato come l’uomo più banale al mondo”, si illude con il suo gesto, rimasto impunito, di aver risolto il dramma della sua esistenza. ”Ma allora perché non lo arrestavano? Perché non dicevano ad alta voce quello che pensavano?”.
L’osservazione analitica della psicologia di Hans Kuperus, analizzata con la lente d’ingrandimento da uno dei più grandi romanzieri di tutti i tempi, coglie la discesa all’inferno e la tragedia di un uomo comune. Il giovane Georges non indica la soluzione al lettore forse perché non esiste. È tutto racchiuso nel ricordo di un undicenne Hans il quale per comprare il suo agognato temperino aveva venduto di nascosto due libri scolastici. Ufficialmente però non lo possedeva “perché non poteva mostrarlo in pubblico senza destare sospetti”. Un assassino per noia è fuggito dalla sua vita per iniziarne una simile e questa è la condanna più difficile da scontare. “Intorno a lui c’era una città, un paese, un mondo. E in mezzo a tutto ciò c’era solo un posto per lui: una casa buia, un cerchio di luce rosata sopra la tavola da pranzo, una stufa in rame e maiolica, una domestica indifferente… “.
Georges Simenon nacque a Liegi il 13 febbraio 1903 e morì a Losanna il 4 settembre 1989. Scrittore belga di lingua francese è stato uno dei narratori più prolifici del XX Secolo. Scrisse centinaia di romanzi e racconti, molti pubblicati sotto diversi pseudonimi, tradotti in cinquanta lingue e pubblicati in più di quaranta Paesi. Oltre che per i romanzi noir, psicologici e di guerra Simenon è noto soprattutto per essere l’ideatore del Commissario Maigret, che ha contribuito in maniera decisiva alla fama e al successo dello scrittore. Molti romanzi sono divenuti film e sceneggiati televisivi. I libri di Georges Simenon sono in corso di pubblicazione presso Adelphi dal 1985.
Autore: Georges Simenon
Titolo: L’assassino
Editore: Adelphi
Anno di pubblicazione: 2011
Prezzo: 16 euro
Pagine: 153