La tragedia delle foibe e delle battaglie nel Carso riemergono in tutta la loro atrocità nel romanzo di Nando Vitali, “I morti non serbano rancore” (Gaffi). A raccontarle è Lorenzo, figlio del Capitano Goretti, che ai giorni nostri, prova a ricostruire la storia di suo padre e della sua famiglia. Non è un libro di guerra, ma sulla guerra, non un testo di Storia, ma un romanzo che prova a ricostruire la storia personale di un singolo, sopravvissuto agli orrori del secondo conflitto mondiale e a una delle più controverse e meno appurate vicende degli scontri: le foibe.
È un’umanità straziata quella che emerge dal romanzo di Nando Vitali, devastata dalle atrocità della guerra, che mischia per tempi che sembrano interminabili i vivi e i morti e impedisce ai sopravvissuti di riprendere in mano il corso delle proprie esistenze. Non può non venire in mente Primo Levi e il suo Sommersi e salvati e quel senso di colpa che i reduci si portano incollato addosso, senza poter far nulla per eliminarlo. Tuttavia il racconto di Nando Vitali, non è solo la cronaca di una guerra e di un ritorno, ma anche e soprattutto una riflessione poetico-filosofica sul tempo, sulla vita, sull’amore e sulla morte.
A narrare le vicende è Lorenzo, ormai cinquantenne, che decide di far luce su quegli anni di nebbia vissuti dal padre, un uomo con il quale non è mai riuscito a capirsi del tutto. Ad affiancarlo nella narrazione c’è Marianeve, una sorella morta a soli sei anni, che Lorenzo non ha mai conosciuto, se non in un ritratto.
La bambina prende forma nella sua mente, diventa una sorta di angelo custode e una fedele compagna, pronta ad aiutarlo nella ricerca della verità. Gli svelamenti, però, sono spesso accompagnati da eventi inaspettati e Lorenzo riesce anche a contattare un altro reduce delle foibe, che gli mostrerà uno dei lati più oscuri della moderna Napoli.
I morti non serbano rancore è un libro che vale la pena di leggere, sia per la tematica, ma anche e soprattutto per le riflessioni che accompagnano l’opera e per le innumerevoli citazioni e riferimenti letterari, che svelano un’intensa meditazione per la scrittura del romanzo. Con uno stile chiaro e immediato, Nando Vitali racconta una delle più tristi pagine della storia italiana, attraverso gli occhi del Capitano Goretti, costretto a combattere una guerra sia contro i partigiani di Tito, ma anche e soprattutto contro se stesso e contro i propri conflitti interiori: dall’accettazione delle proprie responsabilità all’istinto di sopravvivenza, tra l’odio, il desiderio di vendetta e quello di ricevere amore.
Nando Vitali è nato a Napoli dove vive e lavora. Ha collaborato alle pagine culturali de Il manifesto e Il Mattino. Si è occupato di Letterature Nordiche con articoli e convegni. Ha fondato e diretto la rivista letteraria «Pragma». Attualmente dirige la casa editrice Compagnia dei Trovatori e conduce da quindici anni il laboratorio di scrittura creativa L’isola delle voci. Ha curato le pubblicazioni di inediti di L. Compagnone, M. Prisco, N. Pugliese. Ha pubblicato il romanzo Chiodi storti. Da Ponticelli a Napoli centrale (Compagnia dei Trovatori, 2008), Premio Speciale Il Molinello 2009. Ha preso parte al romanzo collettivo Effetto domino a cura di P.A. Toma (Treves Editore, 2009).
Autore: Nando Vitali
Titolo: I morti non serbano rancore
Editore: Gaffi
Anno di pubblicazione: 2011
Pagine: 295
Prezzo: 15,50 euro