Massimo Malucelli ci conduce nell’atmosfera de “Il giorno della civetta” di Leonardo Sciascia (Il Narratore Audiolibri 2011). “Nel grigio dell’alba” che non rischiarava la piazza di un piccolo paese della Sicilia un autobus diretto a Palermo, si mise in moto “con un rumore di sfasciume”. Il primo giallo a sfondo sociale del grande autore siciliano testimone instancabile con la sua vasta produzione letteraria dei drammi della sua terra acquista così a quarant’anni dalla sua pubblicazione nuova vita e spessore.
Sciascia scrisse il libro nel 1960 ispirandosi all’assassinio mafioso di un sindacalista comunista, Accursio Miraglia, avvenuto a Sciacca nel gennaio del 1947. Nel romanzo, pubblicato nel 1961 dalla casa editrice Einaudi, per la prima volta un autore siciliano parlava di mafia non facendone l’apologia com’era accaduto fino allora, ma denunciando apertamente le infinite connivenze e collusioni generate dalla piovra dai mille tentacoli.
Alle 6,30 di mattina Salvatore Colasberna presidente di una piccola cooperativa edilizia denominata Santa Fara, si trovava sul predellino dell’autobus fermo in piazza Garibaldi nel paese di S. ma all’improvviso fu colpito alle spalle da due colpi d’arma da fuoco. “Restò per un attimo sospeso, come tirato su per i capelli da una mano invisibile” e poi lentamente si ripiegò su se stesso. Quando il capitano Bellodi “emiliano di Parma” comandante della compagnia Carabinieri di C., un giovane “alto e di colorito chiaro”, fu incaricato delle indagini si trovò di fronte un muro di omertà. “L’hanno ammazzato” aveva detto al momento degli spari il bigliettaio mentre nell’autobus nessuno si era mosso, l’autista “era come impietrito” e i volti dei viaggiatori “sembravano facce di ciechi, senza sguardo”. All’arrivo dei carabinieri sul luogo del delitto che “squillò come allarme nel letargo dei viaggiatori” i passeggeri erano scesi dall’altro sportello dell’autobus in una scena tra il tragico e il comico. “Di quella lenta raggera di fuga il maresciallo e i carabinieri non si accorgevano”. La voce narrante di Malucelli ha letto solo poche righe e l’omertà, il voler negare da parte della società siciliana il fenomeno mafioso è già evidente. “Non mi ricordo, sull’anima di mia madre, non mi ricordo, in questo momento di niente mi ricordo, mi pare che sto sognando”.
Il giorno della civetta il cui titolo deriva da una citazione di un verso dell’Enrico VI di William Shakespeare “… come la civetta quando di giorno compare” è il libro più noto, più venduto e più tradotto all’estero di Leonardo Sciascia, simbolo dell’alto senso di giustizia dello scrittore, del suo impegno civile e morale. Efficace è la figura del capitano Bellodi che “faceva quello che in antico si diceva il mestiere delle armi”, che serviva e faceva rispettare la legge della Repubblica per la quale aveva abbandonato la professione di avvocato, alla quale era destinato. Bellodi è uno straniero, un continentale, però ha capito i meccanismi che regolano i comportamenti delle persone che ha di fronte. “È curioso come da queste parti ci si sfoghi in lettere anonime: nessuno parla ma, per nostra fortuna, dico di noi carabinieri, tutti scrivono”. Il ragionamento dell’ex partigiano Bellodi è di una lucida intelligenza e ricostruisce con pazienza e raziocinio il meccanismo che ha portato all’omicidio del piccolo costruttore edile, ma si deve scontrare con il potere di chi nei palazzi di Roma regge le fila delle marionette. Romanzo anticipatore e moderno, perché nell’Italia del 1960, quella del nascente e fallace miracolo economico, un giovane autore siciliano aveva già compreso tutto. Basta ascoltare la voce di Malucelli quando narra il dialogo tra sua eccellenza e un suo attaché. “E voi che alla mafia non ci credete, cercate di fare qualcosa, mandate qualcuno: che sappia fare, che non pianti una grana con Bellodi ma che… Ima summis mutare: capite il latino? Non quello d’Orazio, il mio voglio dire”. Pagine come queste fanno del libro quasi un trattato sul fenomeno mafioso e l’autore in alcune splendide metafore descrive la sua terra tanto bella, luminosa quanto amara. “La Sicilia è tutta una fantastica dimensione: e come ci si può star dentro senza fantasia?” riflette il capitano Bellodi.
In una terra nella quale chi ci vive considera la famiglia come “l’unico istituto veramente vivo nella coscienza del siciliano”, Don Mariano Arena galantuomo e capo mafia alter ego di Bellodi divide l’umanità “bella parola piena di vento” in cinque categorie: “gli uomini, i mezz’uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) piglianculo e i quaquaraquà… ”. Questa frase rappresenta l’onore delle armi per Bellodi del quale Don Mariano riconosce il valore e l’onestà. Sicuramente un romanzo da riscoprire ascoltando la bella voce di un attore e regista impegnato come Malucelli che sa rendere al meglio la denuncia morale di un grande italiano che fece scoprire ai suoi connazionali e al mondo la realtà della mafia siciliana, compreso il vulnus di fondo: il ferale legame con la politica. “Ma prima di arrivare a casa sapeva, lucidamente, di amare la Sicilia: e che ci sarebbe tornato. Mi ci romperò la testa, disse a voce alta”.
Massimo Malucelli è laureato cum laude in filosofia. Ha studiato recitazione, teatro corporeo, improvvisazione e canto con i più grandi maestri internazionali, tra cui l’Actors’ Studio di New York, Nichita Michalkov, Roy Hart Theatre, Yves Lebreton, Antonio Fava. È stato attore in pièces teatrali, film, originali radiofonici. Sceneggiatore di diversi film fra i quali Luigi, una vita impossibile con Gérard Depardieu, John Malkovich, Ornella Muti. È autore di più di 50 pièces teatrali, fra testi originali e adattamenti. Come regista, ha allestito opere liriche e di prosa di Cechov, Pirandello, Shakespeare, Petrolini, Campanile, Fedro, Esopo, Ariosto, Collodi, Donizetti e canovacci di Commedia dell’Arte. Ha diretto e interpretato una collana di narrativa di audiolibri. È stato direttore artistico di Teatro Oltre le Nebbie, circuito teatrale riconosciuto dalla Regione Emilia Romagna. È professore a contratto presso l’Università di Ferrara, cattedra di Scena Elettronica e Teatro Digitale.
Leonardo Sciascia nacque a Racalmuto (Agrigento) nel 1921. Fin da giovanissimo affiorò la sua forte passione per la storia, unita all’amore per la scrittura e gli strumenti dello scrivere. Nel 1935 si trasferì a Caltanissetta e s’iscrisse all’Istituto Magistrale, nel quale insegnava Vitaliano Brancati che rappresentò un modello letterario per il giovane scrittore. Nello stesso anno fu assunto all’ammasso del grano di Racalmuto, dove restò fino al 1948; un’esperienza che gli permise di conoscere il mondo contadino siciliano. Dal 1949 insegnò nella scuola elementare del suo paese. Del 1961 è la prima opera di successo Il giorno della civetta dalla quale nel 1968 Damiano Damiani trasse il film omonimo con protagonisti Franco Nero e Claudia Cardinale. Degli anni ’60 sono alcuni dei romanzi più importanti dedicati alla storia e alla cultura siciliana: Il Consiglio d’Egitto (1963), A ciascuno il suo (1966) da cui Elio Petri trasse un film nel 1967 con l’interpretazione di Gian Maria Volonté e Morte dell’Inquisitore (1967). Il 1971 fu l’anno de Il contesto, libro che destò una serie di polemiche per le quali Sciascia si rifiutò di partecipare al premio Campiello. Tuttavia si fece sempre più forte la propensione a includere la denuncia sociale nella narrazione di episodi veri di cronaca nera: L’affaire Moro (1978) ne è un esempio. Nel 1974, nel clima del referendum sul divorzio uscì Todo modo, un libro che parla “di cattolici che fanno politica” e che fu stroncato dalle gerarchie ecclesiastiche. Alle elezioni comunali di Palermo nel giugno ’75 fu candidato come indipendente nella lista del PCI: eletto con un forte numero di preferenze Sciascia, si dimise da consigliere già all’inizio del 1977. La sua contrarietà al compromesso storico e il rifiuto per certe forme di estremismo lo portarono, infatti, a scontri molto duri con la dirigenza del partito. Nel 1979 si candidò con i Radicali sia al Parlamento Europeo sia alla Camera. Eletto in entrambe le istituzioni, optò per Montecitorio, dove rimase fino al 1983, occupandosi quasi esclusivamente nella commissione d’inchiesta sul rapimento Moro. Lo scrittore abbandonò infine l’attività politica ma non rinunciò all’osservazione delle vicende politico-giudiziarie dell’Italia, in particolare per quanto riguardava la mafia. Altri libri dell’autore furono Dalle parte degli infedeli (1979), Porte aperte (1987), Il cavaliere e la morte (1988) e Una storia semplice. Sciascia morì a Palermo il 20 novembre 1989.
Il Narratore Audiolibri ha pubblicato dell’autore anche “A ciascuno il suo” sempre con la voce di Massimo Malucelli.
Autore: Leonardo Sciascia
Titolo: Il giorno della civetta. Audiolibro. Voce narrante Massimo Malucelli
Editore: Il Narratore Audiolibri
Anno di pubblicazione: 2011
Prezzo: CD MP3 22,99 euro, durata 4 h e 24’; Download MP3: 11,99 euro