Quanto è attuale oggi il pensiero di Amartya Sen, premio Nobel per l’economia nel 1998? Gli italiani hanno potuto apprezzarlo ancora una volta, quest’anno, al Festival dell’Economia di Trento. In quell’occasione, Sen ha rimarcato il concetto della libertà economica e individuale soffermandosi a più riprese sul fatto che non occorre avere il permesso di fare una cosa ma bisogna pure essere nella condizione di poterla fare.
Un leitmotiv che ritorna spesso ne “La libertà individuale come impegno sociale” (Laterza, 2011) e deriva proprio da quella distinzione fondamentale tra libertà positiva e negativa.
La libertà positiva riguarda tutto ciò che una persona può o non può conseguire, quella negativa è focalizzata sull’assenza di una serie di limitazioni che una persona può imporre all’altra.
Quindi “una violazione della libertà negativa implica una violazione della libertà positiva, mentre non è vero il contrario”. Partendo da quest’assunto, Sen parla dell’intervento statale importante per tutelare le libertà positive. È un po’ il discorso della “libertà da” e “libertà di”. Si può considerare “la libertà da” in molti modi ma condurrà sempre alla via per agire, cioè alla “libertà di” realizzandosi con essa in quanto procede letteralmente ad identificarsi con questo assunto.
La politica d’intervento pubblico, spiega Sen, è importante e permette all’individuo di vivere responsabilmente. Qui interviene, però, la libertà di partecipazione, l’opportunità di partecipare al processo sociale attraverso la discussione e il conflitto.
Lo Stato, anche attraverso i mezzi di comunicazione di massa, può non solo assicurare ma anche estendere le libertà individuali di un cittadino e la critica che Sen muove all’utilitarismo ha senso, vista in quest’ottica. Non è ciò che utile a dover essere distribuito all’individuo ma ciò che è indispensabile. Basandosi molto, anche se non viene mai menzionata nel testo, sulla piramide di Maslow, Sen si focalizza sui livelli più bassi della piramide per sviluppare un concetto tanto antico quanto moderno che, in tempi di crisi economica, più che mai andrebbe analizzato.
L’uomo di oggi deve avere obiettivi ad ampio raggio partendo dalle proprie passioni, dal proprio vissuto. Cominciare a vivere nei limiti dei propri mezzi, a partire dallo Stato. Quest’ultimo può agire nel giusto modo mantenendo il livello di inflazione al di sotto di una soglia bassa.
Il discorso sull’utilitarismo di Sen è attuale, non c’è libertà nel calcolo utilitaristico, anzi, condotto all’estremo, può portare a notevoli diseguaglianze sociali. La nostra società, purtroppo, è ancora fortemente improntata su quest’assunto e il saggio di Sen, per quanto astratto, può fornire notevoli spunti di riflessione ai nostri governanti.
Amartya Sen , premio Nobel 1998 per l’Economia e maestro del pensiero contemporaneo, insegna Economia e Filosofia ad Harvard. Le sue opere sono tradotte in tutte le lingue del mondo. Per i tipi di Laterza, Etica ed economia e Identità e violenza.
Autore : Amartya Sen
Titolo: La libertà individuale come impegno sociale
Editore: Laterza
Anno di pubblicazione: 2011
Prezzo: 8 euro
Pagine: 105