Il libro “Ave Mary” (Einaudi, 2011) di Michela Murgia, come racconta l’autrice nella sua “introduzione-intromissione”, è nato in seguito ad un incontro organizzato dal sindaco di Austis, provocatoriamente intitolato “Donne e Chiesa: un risarcimento possibile?“, tema sul quale oltre alla Murgia furono invitate a dibattere due teologhe, specializzate rispettivamente in patristica e biblistica ed il parroco della cittadina sarda.
Le forti impressioni riportate quella sera, il ricordo dei molti punti di vista emersi, “degli occhi curiosi di quelle donne” e delle loro domande, ha indotto l’autrice a continuare a riflettere su quei temi, leggendo libri, confrontando la propria esperienza personale con esperti e pesone comuni, più o meno colte o dotate del solo buonsenso. Ne è nato, dopo due anni di lavoro, un libro che lei stessa definisce “di esperienza non di sentenza“, che consigliamo di leggere, dal momento che, oltre a fornire molti spunti di riflessione sulla condizione femminile, passata e presente, colpisce ed interessa per le tesi esposte, condivisibili o meno, ma tutte intelligenti e stimolianti.
Traendo spunto da Maria, la madre di Gesù, cui si richiama il titolo del libro, la Murgia si rivolge alle donne, invitandole a discutere e riflettere su quanto sia stato sempre difficile essere donna per quello stato di subordinazione ed inferiorità nel quale la donna si é dovuta misurare. E, pur cattolica militante, non si tira indietro e non risparmia critiche su alcuni atteggiamenti tenuti dalla Chiesa nel tempo ed, in particolare, sul ruolo da essa svolto nella formazione e nella costruzione dell’immagine della donna. E non trova giustificazioni per il fatto che ancora oggi la Chiesa, come d’altronde la maggior parte delle istituzioni anche nei paesi più avanzati, continui a legittimare la gerarchia fra i sessi, anche nell’ ambito, non strettamente religioso, della vita civile.
Il libro si fa apprezzare anche per la sua scrittura sempre intrigante e piacevole: in particolare, si evidenzia la capacità dell’autrice di rendere la narrazione sempre realistica, con quel mescolare il “sacro” con il “profano” in cui si alternano casi concreti a brani evangelici, icone religiose a icone della moda, spot televisivi a titoli ripresi dalla “stampa femminile”.
Michela Murgia, nata nel 1972 a Cabras, é scrittrice di formazione cattolica: ha compiuto studi teologici ed è socia onoraria del Coordinamento teologhe italiane. E’ stata animatrice nell’Azione Cattolica, nell’ambito della quale ha ricoperto il ruolo di Referente regionale del settore giovanile. Prima di diventare scrittrice a tempo pieno, ha avuto varie esperienze lavorative: venditrice di multiproprietà, operatore fiscale, dirigente amministartivo in una Centrale termoelettrica, portiera di notte. Dalla sua personale esperienza all’interno del telemarketing della Kirby, ha tratto materia per il suo primo libro “Il mondo deve sapere” pubblicato nel 2006, che ha ispirato la sceneggiatura del film “Tutta la vita davanti”di Paolo Virzì e dal quale é stata tratta anche una piece teatrale portata in scena da Davide Emmer e Teresa Saponangelo. Questo libro, originariamente concepito come un blog, nel descrivere in tono satirico la realtà degli operatori telemarketing all’interno di un call center di un’importante multinazionale, punta il dito sullo sfruttamento economico e sulla manipolazione psicologica cui sono sottoposti i lavoratori precari di questo settore. Nel 2008 ha scritto per Einaudi “Viaggio in Sardegna” una guida ai luoghi meno esplorati dell’isola. L’anno successivo ha pubblicato “Abracadabra”, storia che intreccia nella Sardegna degli anni cinquanta i temi dell’eutanasia e dell’adozione, con il quale ha conseguito il suo vero primo successo, aggiudicandosi il “Premio letterario Super Mondello” ed il prestigioso “Campiello” l’anno scorso.
Autore: Michela Murgia
Titolo: Ave Mary
Editore: Einaudi
Anno di pubblicazione: 2011
Prezzo: 16 euro
Pagine: 166