“Tutto comincia con una disobbedienza” scrive la studiosa Laura Bazzicalupo nel volumetto denso di exempla (è proprio il caso di dire) “Eroi della libertà (Storie di rivolta contro il potere)” (Il Mulino, 2011). Un percorso lungo secoli che attraversa latitudini lontane, comprese zone extraterritoriali rispetto all’anima geopolitica europea che costituisce i nostri riferimenti immediati. La parola “libertà” segnatamente da noi ha perso qualsiasi verosimiglianza dopo vent’anni di abuso, per usare un eufemismo.
Impastoiata in una menzogna semantica che ha prodotto risultati drammatici (e comici se non fosse che in politica non ci sarebbe nulla da ridere), la parola va recuperata a una nozione probante, se non definitiva essa implicando forse troppe letture filosofiche per esser esaurita qui: ma un punto di partenza intano. La scena di ciò che chiamiamo libertà per Bazzicalupo ha da fare con il coraggio, la responsabilità, la rottura di un paradigma veritativo in realtà tutt’altro che legittimo (in altre parole, il potere).
Si apre insomma con un conflitto. Si veda la serie inclusa in questa asserzione: “Questo libro è un percorso attraverso le icone eroiche della libertà: da quelle che difendono la propria libertà contro chi la minaccia dall’esterno (Antigone, Bruto, Giovanna d’Arco) a quelle, più moderne, che lottano per un sogno, alla ricerca di una libertà mai posseduta (M. Luther King, Che Guevara)”.
In questo scenario non è da poco conto lo scivolare di un sentimento di timore difficilmente distinguibile dall’errata persuasione di un tabù. Il caso di Pinochet è d’aiuto: solo quando è stato arrestato all’estero si fa strada nel popolo cileno l’idea stessa che il pessimo tiranno fosse vulnerabile. Ossia che la sua verità della storia non fosse quella giusta (Bazzicalupo riprende qui un’idea di Žižek, a mio avviso enfatica come non di rado succede al filosofo sloveno). L’opinione dominante è pertanto un freno all’agire libero degli uomini – la loro autonomia passa intanto attraverso lo squarcio che apre il “si dice” e il “si pensa” e li mostra nel loro carattere di menzogna. Il “bene”, ci insegna Antigone, non è quello dato dalla doxa – il bene lo si crea, lo si sceglie consapevolmente. Gesto non privo di rischi (ed è per questo che si parla di eroi): il servo hegeliano che infrange le regole stabilite dal potere sa che se vuole sottrarsi al servaggio deve mettere in conto la possibilità di perdere tutto.
Il coraggio dunque ritorna nelle varie declinazioni in cui si scrive questa storia di eroi. Succede al Che, e un secolo e passa prima di lui al nostro Garibaldi. O su un versante per certi versi antitetico (quello dei mezzi impiegati innanzitutto), a Gandhi. La libertà politica – un paradigma possibile è il tirannicidio di Cesare – non è peraltro l’unico fronte di questa contesa. V’è anche una libertà della rinuncia, dell’abbandono del mondo, della fuga (parecchi nel volume i riferimenti cinematografici, da Kubrick a Senza tetto né legge), dell’astinenza di Francesco e Diogene, e poi eroi all’apparenza più “modesti”, meno spettacolari e romantici – l’eroe borghese Ambrosoli, il “liberatore di pazzi” Basaglia… Esempi ascrivibili a vario titolo in questa storia – in ogni caso, da meditare.
Laura Bazzicalupo insegna Filosofia politica nell’Università di Salerno. Tra i suoi libri “Il governo delle vite. Biopolitica ed economia” (Laterza, 2006), “Biopolitica” (Carocci, 2010) e, con il Mulino, “Superbia” (2008).
Autore: Laura Bazzicalupo
Titolo:Eroi della libertà (Storie di rivolta contro il potere)
Editore: Il Mulino
Anno di pubblicazione: 2011
Pagine: 186
Prezzo: 15 euro