Leggere il libro “La bambina di Avetrana” (Edizioni Anordest), e poi doverne scrivere la recensione, mi ha procurato un certo fastidio interiore, un senso di inquietudine che non riuscivo a mettere a fuoco. Ho poi realizzato che si trattava piuttosto del senso del pudore, che mi faceva provare una sottile vergogna, un disagio apparentemente inesplicabile, solo all’idea di avvicinarmi a un argomento tanto… rumoroso.
Istant-book del dicembre 2010. Presentato sul sito della casa editrice e nei comunicati stampa come “il giallo dell’estate”. Certo il riferimento non è al libro in sé, ma alla vicenda che racconta. Definirla “giallo” suonerà forse più avvincente e meno pietistico di “tragedia”. Comunque dà i brividi.
Probabilmente superfluo riassumerne la “trama”. Non esiste in Italia chi non abbia sentito parlare della piccola Sarah Scazzi, scomparsa il 26 agosto dello scorso anno e ritrovata dopo 42 giorni in fondo a un pozzo. Attorno a lei, tutto un brulicare di figure inquietanti o addirittura grottesche. “Sembra una tragedia greca”, sostiene l’autrice. E questo è condivisibile.
Le tragedie greche erano perlopiù incentrate su disastrose relazioni familiari, che culminavano con aberranti omicidi. Ma una delle caratteristiche principali delle tragedie era la presenza del coro. Il coro interpreta una parte, il coro commenta, è opinionista, il coro giudica, a volte si divide in innocentisti e colpevolisti. Ad Avetrana non manca neanche il coro. E, soprattutto, non manca il pubblico. Quindi la tragedia è “perfetta”.
“Dice la sua anche chi non ha mai conosciuto Sarah e chi non sa nemmeno che faccia abbia”. In paese, come in televisione. “È Avetrana. Che scrive questa storia a colpi di diretta tivu”. L’autrice sembra puntare il dito contro quel misterioso amalgama di testimoni, amici, conoscenti, giornalisti e reporter che ronzano attorno alla vicenda.
Ma in un contesto in cui la linea di confine tra informazione e speculazione si è ormai fatta impalpabile, il testo in questione non sembra aggiungere nulla di nuovo alla proliferazione mediatica già in atto. Salvo poco credibili, quanto superflue ricostruzioni di dialoghi che non è dato sapere se e come siano mai avvenuti. Giusto per romanzare un po’ il racconto. Per farlo assomigliare di più a un giallo vero.
Un esempio: “«Aspetta…», lo sguardo di Sabrina balena nella piccola cucina come una lama: «Hai provato a guardare i suoi diari? Sarah scriveva tutto, può essere che si trovi un appiglio, qualcosa di interessante che ci è sfuggito». Concetta la guarda esitante: «Non ci avevo pensato, non mi è mai passato nemmeno per la testa di buttarci l’occhio! Quei diari sono lo spazio privato di Sarah, sono i suoi pensieri, i suoi segreti. Io non entro nemmeno nella sua stanza. So che a lei non farebbe piacere». «Eppure è proprio lì, forse, che si possono trovare degli indizi, delle risposte», insiste Sabrina. «È lì che si può sperare di scoprire qualcosa che aiuti gli investigatori»”.
Silenzio o rumore? Certo nessuno vuole che Sarah venga dimenticata, che non le sia resa giustizia o che accadano altre tragedie come la sua. Ma viene da chiedersi cosa resta di lei in tutto questo caos.
Qui, vista la delicatezza della situazione, non si vuole entrare nel merito dei contenuti del libro. Si parla solo della sua qualità e di quello che rappresenta. Da questa prospettiva, si può forse affermare che l’esistenza di questo libro, come di tutto il resto che lo circonda, che gli è affine e da cui non sembra distinguersi, ci parla in fondo di certi aspetti della natura umana, di una certa sollecitudine nel “prendersi cura” delle tragedie altrui ai limiti dell’accanimento.
Ed è terrificante.
Mariella Boerci, giornalista milanese, firma di punta per lungo tempo della stampa femminile (Annabella, Marie Claire), è stata per quindici anni un inviato speciale del newsmagazine Panorama, con cui tuttora collabora nel settore Attualità e Costume-Società. Collabora inoltre con Class, Donna Moderna e Vanity Fair. Ha pubblicato, per le edizioni Donna Moderna/Mondadori Printing “Vissi d’arte, Vissi d’amore. Rivalità, passioni e gelosie delle signore Pavarotti, donne di cuori e di denari” (2007).
Autore: Mariella Boerci
Titolo: La bambina di Avetrana
Editore: Anordest
Anno di pubblicazione: 2010
Prezzo: 14 euro
Pagine: 189