Più di 300.000 persone hanno varcato le soglie del Lingotto di Torino per visitare la 24esima edizione del Salone del Libro tra il 12 e il 16 maggio. Se il numero di presenze non è da record, ma si attesta sulla stessa cifra dell’anno scorso, le vendite hanno registrato un +20%, dimostrando che la crisi, se anche c’è, non ha incrinato il settore. Con oltre 1500 editori, al Salone c’è stato spazio per tutti, dai grandi come Mondadori, Feltrinelli, Einaudi, Rizzoli e Bompiani alle nuove realtà del mercato, racchiuse nell’area Incubatore.
Grande successo di pubblico anche nel nuovo spazio espositivo, l’Oval, dove si trovavano la mostra 1861-2011. L’Italia dei Libri, gli spazi dedicati alle regioni, gli stand istituzionali e lo spazio Libro al Cioccolato.
Anche noi del Recensore siamo stati al Salone del Libro, per curiosare tra gli stand, raccogliere il materiale per le nostre prossime recensioni e sondare un po’ gli umori di pubblico e editori.
«Io vengo tutti gli anni – ci dice Anna, 28 anni – ma questa volta sono particolarmente soddisfatta, ho trovato tanti libri scontati e molti titoli, che spesso non si incontrano tra gli scaffali delle librerie». Stessa opinione è quella di Marco, 43 anni, al Salone con tutta la famiglia: «Abbiamo preso qualcosa per tutti, io ho preso Gran circo Taddei di Camilleri, mentre mia moglie ha scelto l’ultimo di Michela Murgia, Ave Mary e poi abbiamo trovato vari libri per la bambina. Ci siamo divertiti molto. Unica pecca? Il prezzo del biglietto».
Soddisfazione anche da parte degli editori: «Le vendite sono aumentate, abbiamo avuto moltissime visite. La nostra casa editrice, che punta su letteratura tratta dai videogiochi, ancora non ha avuto un riconoscimento dai media nel nostro paese, ma il pubblico apprezza. In tre anni qui al Salone siamo passati da un piccolo spazio a uno molto più grande» ci dicono da Multiplayer.
Positiva anche l’impressione di Alet: «Il lettore forte quando va in fiera sceglie editori più piccoli. Da noi sta andando molto bene Colpiscimi di Olivia Corio».
«È un’esperienza incredibile per un piccolo editore, una realtà bellissima e suggestiva. Anche se il Salone serve più per promuoversi che per vendere. Infatti, per quanto si cerchi di dare spazio a tutti, è impensabile accostare un piccolo editore ai big, i cui stand sono quasi delle librerie» ci raccontano da Edizioni della Sera.
E se è vero che gli stand dei big sono affollatissimi e non propongono grandi sconti, è anche vero e molto positivo trovare una così grande moltitudine di persone intenta a curiosare nei banchi più piccoli, per scoprire uno dei tanti titoli troppo spesso esclusi dalla grande distribuzione, ma non per questo meno validi.
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