Missing Julia, tutto per amore. Intervista a Catherine Dunne

tuttoperamore-guandaJulia Seymour, protagonista di Missing Julia (Tutto per amore)” di Catherine Dunne (Guanda, 2011) traduzione di Ada Arduini, è una donna in fuga dalla famiglia, dalla sua patria, dal suo presente e da se stessa.

In una fredda mattina di ottobre nella Dublino del 2009 Julia è andata via e il motivo della sua fuga forse è da ricercarsi nel suo passato, in “un pomeriggio tetro, grigio acciaio” di dieci anni prima. Dove sei, Julia?”.

Abbiamo intervistato la scrittrice irlandese che ha venduto oltre un milione di copie in Italia e dopo essersi rivelata al grande pubblico con In the beginning (La metà di niente), doloroso diario di una moglie abbandonata all’improvviso dal marito che lotta per ricostruirsi una vita nuova insieme ai figli, ancora una volta mostra una figura femminile forte, onesta, poco incline ai compromessi”, che rispecchia la complessità del mondo attuale. Tutti i temi prediletti dall’autrice sono qui presenti: amore, passione, amicizia e complicità tra donne, ai quali se ne aggiunge uno di stretta attualità capace di scuotere le coscienze di ciascuno, l’eutanasia. Ho fatto una cosa, molti anni fa. Qualcosa in cui credevo. Ma questa cosa ha… avuto delle ripercussioni”.

Signora Dunne ci tratteggia il personaggio di Julia?
“Julia è soprattutto una donna compassionevole. È intelligente, competente e le circostanze della vita l’hanno indotta ad apprezzare soprattutto la propria famiglia, anche se ha un rapporto complicato con la figlia Melissa e, negli anni recenti, l’amore per il proprio partner, William. In tutti i miei romanzi seguo la trama che ha catturato la mia immaginazione. È giusto dire che a oggi nella maggior parte del mio lavoro, le storie che mi hanno per lo più impegnato hanno avuto al centro una donna, ovvio non in modo esclusivo; il mio secondo romanzo era la storia che gravitava attorno ad un personaggio profondamente complesso, chiamato Farrell. In un certo modo, le mie storie scelgono me; non sono io a scegliere loro e allo stesso modo penso che ciò sia quanto sperimentano molti scrittori, che le nostre storie scelgano noi per essere scritte.”

Nei Suoi romanzi spesso gli uomini sono delle figure di secondo piano, invece in Missing Julia, William, il compagno di Julia si mette tenacemente sulle tracce della donna che ama. Ce ne vuole parlare?
“Con questo romanzo il punto di partenza era di nuovo, Julia. Ma molto presto il suo partner, William, mi mise subito in chiaro che anche lui aveva una storia che certamente richiedeva di essere raccontata, Per me, scrivere romanzi è come essere aperti a nuovi sviluppi, a una trama che si presenta strada facendo. E William insistette molto in modo che io raccontassi la sua storia.”

Nel romanzo parla anche dell’amore che può manifestarsi a tutte le età, che cosa ne pensa al riguardo?
“Assolutamente sì. I nostri corpi possono invecchiare, ma non le nostre emozioni. Il nostro bisogno di relazionarci con gli altri non ha nulla a che fare con l’età anagrafica. Se concediamo a noi stessi di restare aperti alla possibilità di impegnarci con gli altri e a correre, di tanto in tanto, i rischi emotivi, allora continuiamo a crescere come persone. Penso che sia molto offensivo ritenere che gli anziani non abbiano una vita interiore più ricca semplicemente per motivi d’età.”

In Italia è in discussione alla Camera dei Deputati il disegno di legge già approvato al Senato sul “testamento biologico”. Che cosa stabilisce la legislazione irlandese sull’eutanasia?
“L’eutanasia e il suicidio assistito sono rigorosamente vietati dalla legge irlandese. Il testamento biologico ha il valore di un’informativa delle volontà del paziente, e non ho alcun dubbio che ci siano molte zone grigie nell’ambito di quest’argomento quando i medici sono chiamati a esercitare compassione e buon senso. Ma a oggi, è un campo dove anche il dibattito pubblico è raro.”

Quando nel 1997 ha pubblicato In the beginning, immaginava il grande exploit del Suo romanzo, tanto da essere citata in querelle pubbliche tra VIP?
“No! Credo che nessuno sia stato più sorpreso di me. È sempre un’enorme trepidazione quando uno scrittore percepisce che qualcosa che ha scritto ha profondamente toccato il lettore. Fui molto gratificata e naturalmente anche compiaciuta di come il dibattito avesse portato il mio lavoro all’attenzione di coloro che potevano non esserne stati a conoscenza.”

Concorda con le recenti dichiarazioni di Erica Jong, tra le quali “il femminismo non è morto, si muove in modo oscillante, a fasi alterne e ora sta solo dormendo” e “il potere è ancora nelle mani degli uomini”?
“Sì, basta solo osservare quanto sia maschile il sodalizio all’interno della maggior parte dei partiti politici, quanto sia difficile per le donne entrare in questo circolo e una volta lì, sembra quasi impossibile rimanere nelle stanze del potere quando gli impegni familiari devono essere conciliati con il lavoro.”

Nel saggio An Unconsidered People ha tracciato un quadro dell’immigrazione irlandese degli anni Cinquanta attraverso la testimonianza di dieci donne e dieci uomini. Qual è la situazione economica ora nel Suo Paese? La tigre celtica tornerà a ruggire?
“Gli anni Cinquanta furono un periodo molto buio in Irlanda, come lo furono gli anni Ottanta, ed entrambi videro un’enorme ondata di emigrazione. Il clima attuale è probabilmente peggiore, perché le tradizionali rotte per gli emigranti non esistono più, dato che il Regno Unito e gli Usa stanno essi stessi attraversando una crisi economica. Siamo un popolo con molte risorse e spero che la crescita economica riprenda a breve, così che la gente possa tornare a lavorare – i giovani e quelli compresi fra i 45 e i 55 anni sembrano essere i più colpiti in termini di disoccupazione. La nostra situazione in Irlanda non è solo il risultato del crollo dell’economia mondiale, siamo stati anche vittime di banchieri senza scrupoli che si sono fatti sopraffare dalla cupidigia. Questo e un inefficiente metodo di regole finanziarie fai da te, hanno permesso che gli uomini della finanza distruggessero il Paese. Le recessioni finiscono sempre con un recupero e spero che il nostro sia accompagnato da un sistema politico che renda impossibile il ripetersi di un simile disastro. Ma ho la terribile sensazione che fra trent’anni potremmo tornare a conversare nuovamente di tutto questo.”

Catherine Dunne è nata nel 1954 a Dublino, dove risiede. Ha studiato Letteratura Inglese e Spagnola al Trinity College di Dublino e ha lavorato come insegnante. Autrice di romanzi molto seguiti dal pubblico, il primo dei quali: La metà di niente (Guanda 1998) ha avuto un grande successo di critica e pubblico. I suoi libri tra i quali citiamo La moglie che dorme (1999), Il viaggio verso casa (2004), L’amore o quasi (2006), Se stasera siamo qui (2008), Donna alla finestra (2011) sono tutti editi da Guanda. Ha scritto un saggio sull’immigrazione irlandese Un mondo ignorato. Gli irlandesi dell’ultima generazione (2007).

Autore: Catherine Dunne
Titolo: Tutto per amore
Editore: Guanda
Anno di pubblicazione: 2011
Prezzo: 18 euro
Pagine: 364