Due libri di cui non si è troppo parlato e vorremmo farlo ora. Due libri di un editore che ne fa di splendidi, Mattioli1885, legati da un insospettabile filo rosso. Il primo. L’autore si chiamava Harry Goldberg, o forse, secondo altri, David Aaronson, ma si firmava Harry Grey. La malavita l’aveva conosciuta da vicino. Bazzicata in proprio, diciamo. Poi si decise a scriverne.
Fra gli altri, saccheggiando i propri ricordi, in un romanzo intitolato The Hoods. Sergio Leone s’innamorò di quelle storie e ne trasse molto liberamente un film fin troppo famoso, C’era una volta in America.
Mattioli 1885 pubblicò qualche anno fa il romanzo integrale di Grey. Storie autobiografiche di gangsters con le mani in tasca, pronte a estrarne la rivoltella nei quartieri a rischio di New York. Certo, a loro modo romantiche ma – diciamolo una volta per tutte – meno pretenziose di un film sopravvalutato come quello di Leone.
Ritratto di un gangster, terzo romanzo di Grey, pure è stato tradotto in italiano nel 2009 dallo stesso editore, ma se ne sono accorti in pochissimi. Il romanticismo qua è azzerato. Siamo sempre a New York, durante gli anni del proibizionismo, gli anni in cui l’alcool è merce di contrabbando ma non ci si pensa minimamente a farne a meno. Ci si fanno affari, fa stare la gente a proprio agio, aiuta l’approccio con le belle donne, specie se si hanno anche soldi da spendere, va da sé. Se si aspira a un certo lusso senza aver voglia di sbattersi con un lavoro schifoso, per un tipastro che maneggia con disinvoltura la pistola, la strada è obbligata. L’unico problema semmai è quante ne controlli. Peccato che il protagonista ami troppo le donne e faccia troppi passa falsi per gestire il suo potere. Per impedirsi di crollare. Questa è la sua storia.
Ciò che invece mise a repentaglio la vita di Jack London, scrittore fra i maggiori della storia americana, fu l’alcool. Lo raccontò in John Barleycorn – Memorie Alcoliche, opera di non fiction dove il nome proprio sta a rappresentare una sorta di demone interiore sinistro, malvagio, una presenza malevola che s’impossessa della volontà raziocinante dello scrittore e lo fa piombare nel gorgo dell’alcool. Una sua personificazione, in sostanza.
Curato e tradotto da un londoniano appassionato come Davide Sapienza, John Barleycorn – Memorie Alcoliche, fu scritto da London dopo un viaggio a New York (1912), viaggio che gli costò una ricaduta tremenda nel vizio.
Il libro peraltro favorì la propaganda degli avvocati lobbysti decisi a far passare le leggi proibizioniste successive, leggi che segnarono un’epoca, quella il cui clima ritroviamo nel libro di Grey. Eccolo dunque, a ritroso, il filo rosso. Se il proibizionismo fa da sfondo a una stagione della storia novecentesca molto vezzeggiata dal cinema e dalla letteratura, le vicende di Jack London sono interessanti di per sé, trattandosi di uno scrittore formidabile, la cui vita, com’è chiaro anche da queste pagine, conobbe molti tratti maledetti – figlio illegittimo, all’americana certo, compagnie sinistre, lavori pazzeschi, attrazione estrema per il mare e il mito dell’oro, le grandi distanze – spesso al limite, senza soverchio compiacimento, va detto, nemmeno quello di confessare apertamente di essere un alcolizzato, salvo poi negarlo alla fine del libro esorcizzando il male attraverso il ricorso alla ragione. È l’America stessa che entra in gioco in questi temi, la sua anima oscura, quella che nessuna legge poteva nascondere, infranta da un gangster che le preferisce l’avventura di una vita più movimentata (e poi sublimata nella scrittura come nel caso di Grey), e drammaticamente penetrata dall’autore di Martin Eden, che sa quanto il diabolico tormento dell’alcool possa essere distruttivo ma indiziario di una ricerca disperata di una vita più piena, più intensa, rispetto alla versione perbenistica, menzognera del sogno americano.
Il risultato fu ovviamente ben diverso – e anche ciò che London decide di scrivere: il bisogno dell’alcool è tutto mentale, ma non ha a che fare con la chimica, scrive, con la predisposizione biologica di persone malate; nasce piuttosto dal ripetersi delle occasioni sociali (e nel libro ne inanella a decine per dimostralo). A ogni modo, non era nel bere che London poteva esaudire i suoi sogni. Lo imparò a sue spese. Con una brutalità senza sconti. Ma la bellezza dei suoi libri sta ancora lì a dirci quanta verità e grandezza si celasse nelle sue illusioni.
Autore Jack London
Titolo John Barleycorn. Memorie alcoliche
(traduzione e prefazione a cura di D. Sapienza)
Editore Mattioli 1885
Anno 2010
Pagine 240
Prezzo: Euro 15.90
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Autore Harry Grey
Titolo Ritratto di un gangster
Traduzione F.Pratesi
Mattioli 1885
Anno 2009
Pagine 229
Prezzo: 16 euro