“Questa è la storia di una donna che dalla vita non aveva avuto niente, peggio, la sorte le aveva nascosto la luna e distrutto la famiglia come fosse niente.” Questa la prima strofa dell’ultimo libro di Mauro Corona, “La ballata della donna ertana” (Mondadori, 2011) e parlar di strofa non è certo a caso in quanto il libro altro non è che una lunga poesia dedicato al gentil sesso. Cosa assai strana per Corona che delle donne fino ad oggi ci aveva sempre dato una sua visione dura e non certo gratificante per loro.
Le donne di Corona non avevano nulla di femminile, né di dolce, né di attraente. In loro c’è sempre e solo stato l’essere selvagge fino in fondo, quando si occupavano della casa, quando dei figli e persino quando facevano l’amore. Corona sembrava anche non aver alcuna stima di loro per i continui epiteti che le riservava, quasi per lui fossero solo animali da soma o da monta e niente più. Ebbene in quest’ultimo libro l’autore sembra volersi riscattare e ricordare ai suoi lettori ed al mondo intero che donna ad Erto vuol dire sacrificio, dedizione e fierezza e dedica quest’ultima fatica proprio a sua madre e a tutte le donne che come lei sono state zittite, picchiate, umiliate, annichilite.
La protagonista è una povera contadina che da quando sono morti i genitori non ha più nessuno che sia dalla sua parte. Il marito è il suo terrore e lei non gli augura altro che la morte. “maledetta la volta che l’ho sposato, non m’ha fatto una carezza neanche per sbaglio, la sera solo capace di saltarmi sopra, lasciarmi incinta e mettersi a dormire.” L’unica cosa che le dà la forza di andare avanti sono i figli, per cui fatica, ma che crescendo le daranno anche una mano nei campi. Ma la morte arriva spietata sia per il marito che per i figli e lei si ritroverà sola e disperata fino alla speranza di un epoca migliore con l’inizio dei lavori per la diga del Vajon. Arriva qualche lira anche per lei, ma purtroppo un triste destino aspettava tutti con la tragedia che ammazzò più di duemila persone. Allora la speranza va via e rimane solo la rabbia anche per quel Dio che non ha risparmiato nessuno e che dice di amare i bambini ed è proprio a lui che si rivolge la donna oramai vecchia e stanca: “Vieni a prendermi, non ne posso più, portami in Paradiso che voglio dormire.“
Il libro scorre veloce come se fosse stato scritto di getto, il che non è difficile da pensare in quanto è stato redatto sia in lingua italiana che in dialetto ertano, una lingua impastata di sudore e sangue, schioccante come i rami che si spezzano sotto il peso della neve, dolce come la carezza di una madre. Lo si legge tutto di un colpo, avvince ed affascina anche se lascia un po’ di amaro in bocca nel presentare una realtà che è stata ed ahimè in tante parti del mondo ancora è.
Mauro Corona è nato ad Erto nel 1950, autore di Il volo della Martora, Le voci del bosco, Aspro e dolce, L’ombra del bastone, I fantasmi di pietra, Storia di neve, Il canto della manere, La fine del mondo storto, tutti edizioni Mondadori.
Autore: Mauro Corona
Titolo: La ballata della donna ertana
Editore: Mondadori
Anno di pubblicazione: 2011
Prezzo: 12 euro
Pagine: 81